Lettera aperta di Paolo Lutteri –25 maggio 2023
Caro nipote Renato,
mi chiedi un parere conciso sulla situazione. Quando si cerca di fare sintesi, ci scappa sempre qualche generalizzazione. Gli argomenti marginali vengono trascurati, come nelle curve stocastiche, anche se sono rilevanti per qualche minoranza. La visione democratica non riesce mai ad essere globale né tantomeno ha soluzioni per tutti. Qualcuno rimane escluso, come capita agli studenti, ai poveri (mai ai ricchi) o ai pensionati. Di questi ultimi c’è chi dice che comunque non sono indispensabili perché non partecipano alla vita produttiva, anzi succhiano soldi all’Inps. Come dire: eliminiamoli. Ovviamente chi lo dice è criminale.
Torniamo all’argomento democrazia. Le democrazie occidentali considerano come obiettivo il benessere dei cittadini, da raggiungere attraverso una migliore produzione di beni (alimentari o militari, non importa) e un aumento dei consumi (speculazioni finanziarie, giochi e sprechi inclusi). Il PIL misura la qualità di vita. I servizi per la popolazione (scuola, ricerca, salute, giustizia, infrastrutture …) dipendono dai quattrini a disposizione dello Stato. Per l’Italia sembra evidente che lo Stato non è capace di controllare l’introito fiscale (100 miliardi di euro di evasione/anno e un’economia sommersa di oltre 200 miliardi di euro) né di gestire i fondi ordinari o straordinari (vedi i miliardi del PNRR). Il ricorso al debito pubblico è inarrestabile. Più … terra terra: mancano i medici, le tubature d’acqua son rotte, non si riesce a smaltire i rifiuti e si allunga la lista di criticità istituzionali e geolocali, come il triste caso dell’Emilia-Romagna. La colpa non è solo dei burocrati, inefficienti o incapaci, ma è anche dei governanti, in Parlamento e nelle Assise locali.
La sintesi, spero provvisoria, è che non siamo capaci di gestire la democrazia e che i rappresentanti che abbiamo ‘democraticamente’ eletto, sono diventati, perlopiù, quella esecrabile ‘casta’ di lobbisti del potere economico, commerciale e culturale. In questa democrazia comanda il mercato, non il popolo. I mass media e i social conniventi sperperano parole per le loro sceneggiature, ingaggiano anfitrioni, tronisti, saltimbanchi da spettacolo o semplici passacarte che cullano una maggioranza silenziosa, vuoi per ignoranza, vuoi perché non ha più fiducia. E il popolo partecipa sempre meno alle elezioni. Così cresce anche la destabilizzazione intellettuale, tra presunzione di complotti e intrighi, primatisti ‘patrioti’ e affaristi pro domo propria.
Non è solo italiano il problema, beninteso. La gestione politica in altri Stati importanti dell’area liberista-democratica è altrettanto fragile se non scabrosa o scandalosa.
E intanto il mondo ci crolla intorno: bombe, conflitti sociali, povertà, inquinamenti. E non si dica che le catastrofi dipendono dai terremoti, dalla siccità o dalle alluvioni, perché l’antropizzazione a rischio l’abbiamo fatta proprio noi, senza previsioni, senza prevenzioni, senza controlli. Abusi contro natura e contro la nostra stessa società.
Ce la faremo a sostenere il futuro? Vorrei essere ottimista, ma avrei bisogno di conforto da chi abbia vocazione di fare manutenzione e trovare soluzioni a questa serie di bulloni svitati o mai avvitati, che dovrebbero tenere insieme la civiltà.
Intanto, nonostante i recenti governi emergenziali abbiano agito senza troppe consultazioni parlamentari, penso che i valori della democrazia non siano obsoleti e che valga la pena provarci ancora.
Dai Renato! Tu che sei coraggioso mi capisci.
Paolo