Pubblichiamo l’intervento diCarlo Fornaro, direttore relazioni esterne Telecom Italia,su“Diritti d’autore nell’era di Internet”

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Per capire il cambiamento nel quale siamo immersi, occorre fare una considerazione sul tempo. Il tempo è sempre la variabile che nelle grandi trasformazioni si difetta sempre nel controllare.

Una decina di anni fa, nel 2000, Tiscali valeva, come capitalizzazione di borsa, più della Fiat, dato che si è ristabilito dopo l’esplosione della bolla, con la fine cioè di quel periodo in cui tutto ciò che era “.com“, “.it” si quotava in borsa, faceva un sacco di soldi e preannunciava quell’economia digitale di cui parliamo ancora oggi.

Alcuni esempi imprenditoriali importanti sono sopravvissuti e sono diventate storie di successo, alcune note, altre meno e non si trattava di una spinta partita dall’Italia, ma di un fenomeno internazionale proveniente dagli Stati Uniti.

Cosa era sbagliato? Che le tecnologie erano pronte ma non completamente. Mancava qualcosa, ovvero l’Adsl, che sarebbe arrivata due o tre anni dopo e che ha consentito alle reti di telecomunicazione di trasmettere quella che poi è diventata la killer application della grande evoluzione di Internet, cioè i video e YouTube che ne è stato il vero artefice. Altro esempio riguarda la telemedicina, se ne parla da almeno venti anni, è matura dal punto di vista tecnologico ma non sappiano se sarà effettivamente un aiuto per i pazienti e per i medici. Alcuni esempi ci lasciano ben sperare. Lo scorso dicembre all’ospedale Molinette di Torino si è data l’opportunità ad alcuni pazienti di non restare in ospedale per malattie gestibili anche a casa con monitoraggi medici giornalieri.

Per capire l’oggi, soprattutto rispetto al mondo dell’editoria, provo a dare qualche numero: in Italia ci sono 17 milioni di persone che hanno un account su Facebook. La sorpresa è che tale numero è più o meno uguale a quello relativo agli accessi ad Internet, poco sopra i 20. Ciò dimostra che non solo i giovani hanno un account su Facebook ma che tutti usano la rete Internet per avere relazioni, scambiare opinioni, video o altro.

In Italia oggi 10 milioni di persone si informano unicamente on line. Pur essendo una cifra discutibile (il dato proviene dagli editori che sanno quanti sono i clienti on line che non si sovrappongono alla carta), e anche se fossero 8 o 12 milioni, questo dato deve dirci qualcosa.

Un ultima informazione: sono circa 400 mila i blog attivi nel mondo e ne nascono ogni giorno 1500. Sono luoghi di discussione e nell’ottica editoriale sono i più vicini all’ambiente dei giornali. Questi fenomeni si appoggiano su dei devices che stanno anch’essi esplodendo. L’iPad con il milione di pezzi venduti in due settimane è l’oggetto più venduto. A questo aggiungiamo un altro elemento su cui riflettere: Wired, la rivista cult della Internet Generation, ha scritto, non come qualcuno da noi ha riportato in copertina, sbagliando, “Internet è morto” ma “Il Web è morto“. Perché la scelta di questo termine? Perché Internet è la piattaforma tecnologica mentre il Web è il protocollo con il quale abbiamo imparato a vedere i siti e a cercare le informazioni in Rete.

Per capire che cosa stia superando il Web dobbiamo riferirci al mondo delle cosiddette ups, delle applicazioni. Sul Financial Timessi legge che le applicazioni hanno fatturato quest’anno poco meno di 7 miliardi. Ciò vuol dire che se guardiamo i trend, il tempo, che è anche la variabile in questi casi difficile da valutare, allora possiamo affermare che ci siamo: c’è un mondo disposto a usare il Web come piattaforma di trasmissione delle informazioni e dei contenuti editoriali; ci sono i devices, cioè gli strumenti a sostituzione della carta. Allora ci sono i presupposti per dire che viviamo in un mondo nuovo.

Due ultime considerazioni. Una relativa alla classica domanda del mondo dei giornalisti e degli editori: dato il numero così elevato di siti che diffondono opinioni, dati ed informazioni in Rete, come essere certi dell’attendibilità di ciò che si legge? La condivisione in Rete fa si che se qualcuno si azzarda a scrivere sciocchezze viene immediatamente “tarato” e a volte anche espulso. È la cosiddetta capacità di autoregolamentazione della Rete, una sorta di democrazia di controllo sulle notizie.

Il diritto d’autore è ovviamente un problema perché la trasmissibilità senza oneri dell’opera dell’ingegno pone interrogativi e anche necessità rispetto alle industrie che su questi diritti vivono.

Un esempio: iTunes ha dimostrato che i diritti musicali possono essere regolati e cioè ha proposto alla pirateria devastante che c’era sulla Rete, in relazione allo scambio non legale di musica, un modello che ha consentito di preservare il diritto d’autore per le case discografiche e per i musicisti. I creative commons sono un piccolo esempio e anche se non completano la casistica delle tutele necessarie, certamente sono fatti nello spirito della Rete, cioè permettono all’autore che mette a disposizione una propria opera di ingegno, di dichiarare lui stesso se l’uso è libero, parziale, o consentito solo citandone il vero autore e la Rete questo lo ha inglobato e accettato.

Ci saranno delle evoluzioni o almeno ci dovranno essere ma vediamo che i segni di una libertà di espressione tutelata dalla Rete ci sono ed esistono.

Per quanto riguarda Telecom Italia noi abbiamo lanciato in Italia una piattaforma per la lettura digitale dei libri, abbiamo fatto un accordo con Mondadori e ne stanno arrivando altri con importanti editori, necessari affinché questa operazione funzioni bene.

L’esempio internazionale più forte è Amazon che ha obbligato gli editori ad andare in una direzione in cui avrebbero perso il contatto con gli autori, lasciando all’editore, con la scusa che non aveva spese di stampa, distribuzione, magazzino, carta ecc., quasi tutto il prezzo che il cliente pagava.

È bastato invertire questa percentuale per dare agli editori la totale libertà di rapporto con l’autore e soprattutto il lavoro di scelta degli autori. Questi ultimi non verranno mai da Telecom, ad esempio, perché noi non potremmo offrire adeguata assistenza, cosa che invece potrà fare Amazon.

Credo che bisogna adeguarsi ai tempi rispettando tutti gli attori in campo, capendo bene quali sono i fenomeni e le tendenze tecnologiche. Certo è che non è ancora tutto scritto e definito.

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Carlo Fornaro

Direttore relazioni esterne Telecom Italia

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