Questa settimana segnaliamo il volume: “I (social) media che vorrei” di Ruben Razzante (FrancoAngeli Editore).

Leggere l’evoluzione del sistema mediatico attraverso le lenti delle aziende editoriali, delle piattaforme web e social, delle Authority, degli studiosi, dei giornalisti, dei comunicatori e delle nuove figure professionali impegnate nel settore è quanto si è cercato di fare in questo volume. Dar vita a un “coro polifonico” rappresentativo di tutte le anime e identità che popolano l’ecosistema mediale significa offrire ai decisori istituzionali un’analisi non superficiale per valutare possibili interventi legislativi e nuove linee guida finalizzate a governare al meglio gli urti dei cambiamenti indotti dalla digitalizzazione.
La multidisciplinarità che anima questa pubblicazione può diventare un sistematico approccio istituzionale alla delimitazione dei confini del terreno di gioco. Scrivere le regole tutti insieme, con una visione prospettica che guarda al futuro senza cedere alla schiavitù del presentismo, vuol dire applicare alla democrazia della Rete il metodo socratico della maieutica. Agevolare, con umiltà e sensibilità al benessere collettivo, la graduale emersione di stimoli costruttivi può orientare l’evoluzione della dimensione digitale verso radiosi approdi, nel segno dell’equità, dell’inclusività e dell’ottimizzazione delle potenzialità di ciascuno.

La tecnologia corre come una lepre e il diritto è in vistoso affanno nel raggiungerla, anche se riesce comunque a rimanere nella sua traiettoria.
Le suggestioni che il rapporto tra innovazione e regole pone all’attenzione degli addetti ai lavori sono disseminate nell’ecosistema digitale come piume di un cuscino strappato. L’integrazione tra media tradizionali e nuovi media accelera i processi di trasformazione delle economie e delle società, rende ancora più breve il ciclo delle informazioni e incide sugli equilibri di mercato e sulla geografia dei poteri.
È lo stesso concetto di sovranità statale a essere andato in crisi perché nella dimensione virtuale la dialettica tra libertà e responsabilità si declina in forme nuove e, a volte, sembra che la qualità dei contenuti rivesta un ruolo secondario rispetto alle logiche di business delle piattaforme. Ma non è e non sarà così perché per rafforzare la democrazia della Rete diventeranno decisive trasparenza, competenza, cultura digitale e centralità della persona.
Lungimiranza dei legislatori e autodisciplina degli operatori contribuiranno a realizzare la catarsi dell’infosfera.



Ruben Razzante
 è Docente di Diritto dell’informazione, Diritto europeo dell’informazione e Regole della comunicazione d’impresa all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove si è laureato in giurisprudenza e in scienze politiche. È Docente, inoltre, di Diritto dell’informazione al Master in giornalismo dell’Università Lumsa di Roma. Insegna ai corsi di formazione promossi dall’Ordine dei giornalisti. Nel 2020 è stato nominato esperto dell'”Unità di monitoraggio per il contrasto della diffusione di fake news relative al Covid-19 sul web e sui social network”, istituita dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega all’Informazione e all’Editoria. È membro dell’Advisory Board Assolombarda per il sociale. Ha fondato il portale www.dirittodellinformazione.it, che pubblica quotidianamente contenuti relativi alle nuove tecnologie, alla qualità dell’informazione e alla tutela dei diritti in Rete. Ha pubblicato: Giornalismo e comunicazione pubblica (FrancoAngeli 2000); Informazione: istruzioni per l’uso. Notizie, Rete e tutela della persona (Cedam 2014) e Manuale di diritto dell’informazione e della comunicazione (Cedam 2022). Ha curato per i nostri tipi: L’informazione che vorrei. La Rete, le sfide attuali, le priorità future (2018) e La Rete che vorrei. Per un web al servizio di cittadini e imprese dopo il Covid-19 (2020).

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