AICA e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca promuovono la partecipazione degli studenti italiani delle scuole secondarie superiori alle Olimpiadi Italiane di Informatica (OII) e alle Olimpiadi Internazionali di Informatica (IOI). Giovanni Mascellani è stato nel 2007 medaglia d’argento in Croazia, nel 2008 bronzo in Egitto alle Olimpiadi Internazionali di Informatica. Attualmente studia matematica alla Scuola Normale di Pisa.

 

Come nasce la passione per questa disciplina?

A casa avevo un vecchio computer sul quale si potevano fare solo due cose: giocare a Tetris e programmare in Pascal. Però giocare soltanto a Tetris è noioso, quindi ho anche iniziato a programmare. Per fortuna i libri in casa non mancavano.

 

Quante ore al giorno passi davanti al Pc?

Difficile dirlo, dipende molto da giorno a giorno. Certamente utilizzo il computer per fare tantissime cose, non da ultimo studiare.

 

Perché l’informatica è una disciplina carente nelle nostre scuole? Eppure il Pc sembra piacere ai “nati digitali”, o pensi che telefonini e iPhone hanno ormai preso il sopravvento?

Telefonini e iPhone sono computer non meno di quanto lo sono quelli che stanno sulle nostre scrivanie. Piuttosto, direi che il problema è un altro: lo scopo della scuola non è soltanto quello di insegnare un mestiere oppure inculcare nozioni che da sole sono sterili; la scuola dovrebbe suscitare domande, spingere gli studenti a porsi problemi e a cercare responsabilmente risposte, su qualsiasi cosa. Anche relativamente all’informatica: un computer è un oggetto complesso, fonte di tantissimi interessanti problemi. Programmare significa mettersi a lavorare su uno di questi problemi ed esprimere la soluzione in un modo sufficientemente semplice da poter essere “compresa” anche da un oggetto stupido come un computer.

Forse quello che manca nell’insegnamento dell’informatica a scuola è proprio capire la potenzialità del computer come strumento per porre e risolvere problemi.

 

Diffondere la cultura informatica nel nostro sistema scolastico è uno degli obiettivi principali delle Olimpiadi di Informatica. Non pensi che un grosso freno sia costituito dai docenti, spesso impreparati sull’utilizzo delle nuove tecnologie in classe?

Non credo che il problema siano i docenti. Nel mio ex liceo scientifico ogni anno alcuni docenti organizzano dei laboratori su diversi temi scientifici, a cui molti studenti partecipano con entusiasmo. In molti di questi il computer diventa spesso lo strumento per esporre, studiare e risolvere problemi. Però iniziative di questo tipo devono essere incentivate e finanziate, mentre oggi gli insegnanti sono pagati poco e costretti a lavorare con classi sempre più numerose. Come si può pensare che facciano qualcosa in più del minimo indispensabile in queste condizioni?

 

Secondo te ci sarà un giorno un Mark Zuckerberg anche in Italia?

Onestamente non vedo in Zuckerberg un modello particolarmente invidiabile: ha avuto un’idea commercialmente azzeccata ed è riuscito a venderla bene.

Di pionieri dell’informatica italiani ne abbiamo tantissimi già oggi: il grosso problema è che scappano via appena possono, in un posto dove possano trovare il lavoro gratificante e ben pagato che pochi qui in Italia sembrano offrire.

 

intervista di Erminio Cipriano

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