“Garanzie” per Julian Assange: è quanto chiedono i giudici inglesi in vista della nuova udienza del 20 maggio prossimo in merito all’estradizione negli Stati Uniti del giornalista australiano. In sostanza l’Alta Corte britannica ha ammesso l’appello dei legali di Assange chiedendo che non venga condannato a morte e che possa godere del Primo emendamento della Costituzione degli Usa, che tutela la libertà di espressione. Gli Stati Uniti hanno tempo fino al 16 aprile per fornire garanzie.
Se estradato negli Stati Uniti, Assange rischia comunque fino a 175 anni di carcere per 18 capi d’imputazione legati alla pubblicazione da parte di WikiLeaks nel 2010 di oltre 250mila documenti militari e diplomatici classificati riguardanti presunti crimini di guerra da parte degli Usa in Afghanistan e Iraq. A trasferire i documenti ad Assange è stata l’ex analista dell’intelligence Chelsea Manning, che ha scontato quasi 7 anni di prigione prima che l’allora presidente Barack Obama commutasse la sua pena.
I giudici hanno respinto le altre argomentazioni degli avvocati di Assange riguardanti la persecuzione a causa delle sue posizioni politiche, il diritto a un processo equo, le prove di complotti statunitensi per rapirlo. Assange potrebbe essere il primo editore estradato ai sensi dell’Espionage Act, creando un pericoloso precedente che potrebbe essere applicato a qualsiasi giornalista o organizzazione mediatica in qualsiasi parte del mondo. Si tratta di una legge Usa emanata nel 1917 che afferma che è illegale la divulgazione non autorizzata di documenti classificati che potrebbero mettere a rischio la sicurezza degli Usa.
“Dopo quattro anni di procedimenti giudiziari – ha commentato Rebecca Vincent, direttrice delle campagne di Rsf – la decisione odierna dell’Alta Corte di consentire ad Assange di ricorrere in appello rappresenta un’ultima speranza di giustizia nel Regno Unito. È preoccupante, tuttavia, che per la seconda volta in questi procedimenti di estradizione i Tribunali britannici dipendano dalle rassicurazioni statunitensi piuttosto che da argomenti legali, sottolineando ancora una volta la natura politica del caso.
Nel frattempo, Assange rimane detenuto nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, dove la sua salute mentale e fisica resta a grave rischio. Non solo il suo destino, ma il futuro del giornalismo è in bilico con il pericoloso precedente che verrebbe creato dalla sua estradizione. Nessuno dovrebbe rischiare l’ergastolo per aver pubblicato informazioni di pubblico interesse. Il Regno Unito deve agire per proteggere la libertà di stampa impedendo l’estradizione di Assange e consentendo il suo rilascio immediato dal carcere”.