La cultura digitale non ha interesse a negoziare, si occupa di fare ordine e di organizzare la società senza passare attraverso il linguaggio. Dal momento che comincia ad usare il linguaggio è per prenderne possesso.
Il capitale cognitivo di ognuno di noi a partire dall’umanesimo e dalla cultura alfabetica è rappresentato dall’inserimento di esperienza di conoscenza che arriva dalla lettura, dal dialogo fondato sulle parole.
Tutto quanto apprendiamo nel corso della nostra vita, la memoria solida, crescente, accumulata ci permette di arrivare a una situazione che si può definire capitale cognitivo. Gli uomini le donne davano giudizi su cose che conoscevano. La pubblicità, per esempio, non ti parla più, decide per te, ti influenza nelle scelte. Siamo vittime di un sistema digitale che non ha un rapporto family con l’umanesimo. Viviamo in una situazione in cui il nostro capitale cognitivo è buttato fuori sul nostro telefonino: esternalizzazione della memoria, del giudizio e dell’orientamento spaziale. Tutte le nostre grandi funzioni cognitive che abbiamo imparato e acquisito dalla cultura alfabetica sono fuori dal nostro corpo.
Adesso buttiamo fuori la memoria e il giudizio. Questo vuol dire che dobbiamo essere pronti a gestire l’economia, il governo, l’educazione, tutte le forme di scienza a partire dalla nuova relazione che abbiamo con l’intelligenza artificiale. A partire dal momento che i ragazzi nella scuola possono fare meglio con il telefonino dobbiamo ripensare come gestire l’insegnamento. La macchina manipola la parola, noi abbiamo ancora la creatività .
Non condanno l’IA, ma voglio sapere dove va l’uomo quando le decisioni sono prese dalla macchina. E questa è la prima grande domanda relativamente all’umanesimo ecco perché sono certo che i giornalisti sono l’ultima frontiera di difesa dello scambio di opinioni fra umani, sono i difensori del valore e del ruolo del linguaggio nei rapporti fra umani. Il dialogo del giornalismo con il mondo costruisce le menti.