Lettera aperta di Paolo Lutteri – 30 maggio 2024
Caro Alfredo,
oggi sono in vena di omelia politica. Beccati un po’ di predica. Non si può parlare bene o male della politica. Semmai possiamo farlo di come vengono gestite le istituzioni politiche: partiti, movimenti, parlamenti, governi. Quindi meriti e demeriti sono dei leader e degli amministratori pubblici che quagliano solo con i propri followers, ma non con la platea dei cittadini. I cittadini, compresi i campagnoli che non stanno nelle grandi città, se non hanno pregiudizi si fanno le loro idee, alla faccia delle campagne mediatiche. Al momento richiesto o votano per convinzione o per costrizione, o votano per compassione col naso turato, o votano con impeto, privilegiando convenienza e opportunità, o non votano per castigare i leader antipatici, o non votano per ignoranza o indifferenza. Le percentuali le leggi sui giornali.
Quindi sulla reale partecipazione politica nel terzo millennio sembra che abbiamo ben poca democrazia da vantare. Non si tratta di fare l’elogio o il necrologio di qualcuno, ma sarebbe utile stanare idee e volontà anche da parte di chi se ne sta in disparte, deluso o confuso o ignorante. E partecipa male o non partecipa.
Non dirmi che anche tu ai giornali preferisci il gossip delle chat, che in tv preferisci l’intrattenimento trash di bulli e pupe o i documentari da sogno. Un po’ di informazione, controinformazione e dibattito politico ti servirebbe a capire che succede e che cosa succederà. Tra le promesse iperboliche e le critiche radicali, serve a penetrare gli slogan e smascherare tante bugie. Serve a capire di chi diffidare e di chi si potrebbe avere fiducia.
Nel piccolo scenario italiano le diffidenze sono evidenti. Se il panorama si allarga all’Europa si tratta di prefigurare non il domani ma il dopodomani. Poiché il prossimo appuntamento di partecipazione sono le elezioni europee, più che dar retta ai bellimbusti nazionali, dovresti pensare a quali partiti europei andranno a finire i voti. Non si può trascurare di rafforzare l’istituzione europea, vorrebbe dire abbandonarla alle volontà egemoniche di potenze dispotiche o ridurla a staterelli medioevali di corta autonomia e indipendenza.
Insomma è il futuro, teleologicamente, che ci deve ispirare. Oggi l’Unione Europea funziona appena appena, il Parlamento è debole, comandano i capi di governo dei Paesi. Leggi che cosa dicono Mattarella e Draghi su solidarietà, sicurezza e necessità di cambiamenti. In avanti, non all’indietro. Quale economia sostenibile, che tipo di inclusione, quale crescita culturale, che tipo di competitività e innovazione tecnologica siano prioritarie. C’è da pensare e lavorarci, in un contesto di lealtà e trasparenza, nonostante i percorsi burocratici che la democrazia impone.
Tu dovresti farlo al posto di brontolare inutilmente. Puoi partecipare a sostenere scelte, programmi, ideali etici di una comunità internazionale. Nella nostra civiltà multietnica, multiculturale, multivolitiva, le componenti verticali (governanti e governati) devono discutere obiettivi, diritti e doveri, trovare punti di accordo, limare i privilegi orizzontali (caste, corporazioni, specializzazioni). Escogitare rimedi sostenibili per evitare caos più grandi di quello attuale. Costruire il futuro. Ecco perché è meglio discutere, con intelligenza. L’indifferenza è come la contrazione nel guscio della lumaca. Una comunità di gusci non è una comunità. Il guscio è fragile. Alfredo, non tirarti il lenzuolo sulla testa perché ti si scoprono i piedi.
Io il solletico te l’ho fatto. Ciao!
Paolo