#disinformazione #democrazia #elezioni, il seminario organizzato da TuttiMedia, in collaborazione con la Rappresentanza della Commissione Europea in Italia ha raccolto  molte opinioni che vale la pena ascoltare. In questa pagina Giulia Pozzi, senior analista NewsGuard. Alcuni interventi sono pubblicati oggi, gli altri la prossima settimana.

NewsGuard su disinformazione e elezioni

Due parole su chi siamo e cosa facciamo. NewsGuard è un’organizzazione fondata nel 2018 negli Stati Uniti e composta da giornalisti, che ha come obiettivo contrastare la misinformazione e la disinformazione online con il giornalismo, fornendo agli utenti più informazioni sui siti su cui leggono le notizie. Agiamo quindi non a livello della singola notizia falsa, semplicemente con un classico fact-checking, ma a livello della fonte, analizzando cioè le pratiche giornalistiche dei siti di informazione consultati dagli utenti. Per questi siti, prepariamo una scheda informativa verificando il rispetto di nove criteri giornalistici ampiamente riconosciuti e apolitici di credibilità e trasparenza. Ad esempio, verifichiamo se il sito ha ripetutamente pubblicato notizie false o palesemente fuorvianti, se corregge in modo regolare e trasparente gli errori, se distingue le notizie dai contenuti d’opinione, se rivela la proprietà e i finanziamenti, e così via. Offriamo quindi un contesto aggiuntivo alle notizie, che spieghi al lettore chi gli sta dando quella notizia e se la fonte che sta consultando rispetta o meno le principali pratiche giornalistiche di credibilità e trasparenza.

Approccio al contrasto della disinformazione “prebunking”

Chiamiamo il nostro approccio al contrasto della disinformazione “prebunking. A differenza del “debunking”, che significa verificare e smentire una notizia falsa o fuorviante dopo che è circolata, il prebunking è un approccio preventivo, che consiste nel fornire agli utenti competenze di media literacy per valutare l’affidabilità delle fonti e per saper verificare l’accuratezza di una notizia. A NewsGuard crediamo che non sia il blocco dei contenuti, ma l’accesso a più informazioni di contesto che consentano di sviluppare il pensiero critico, a poter fare la differenza nella lotta alla disinformazione.

Questo lavoro di costante monitoraggio delle fonti ci permette di identificare tempestivamente i principali trend della disinformazione e le narrative false che si diffondono online, un’attività che non facciamo soltanto per i siti ma anche per le principali piattaforme di social network.

Centro di monitoraggio sulle elezioni del 2024

A inizio anno, abbiamo lanciato un Centro di monitoraggio sulle elezioni del 2024, per tracciare la disinformazione sui tanti appuntamenti elettorali di quest’anno, comprese le elezioni europee di giugno, e identificare le fonti che la diffondono. A livello di elezioni europee, ad oggi stiamo osservando l’intensificarsi di trend di disinformazione già esistenti, da interpretarsi come un tentativo di delegittimare le istituzioni europee rispetto a tutta una serie di questioni di attualità potenzialmente controverse. Ad esempio:

  • stiamo osservando un nuovo aumento della disinformazione sul COVID-19, e in particolar modo sui vaccini, che va a inquinare il dibattito sulle misure di contenimento della pandemia adottate a livello europeo, comprese le campagne vaccinali.
  • Hanno ripreso a circolare bufale più vecchie, già smentite, che riguardano le istituzioni europee o alcuni loro rappresentanti, in particolare la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen, che, ad esempio, è stata falsamente accusata di essere imparentata con ufficiali nazisti.
  • Stiamo monitorando con attenzione la disinformazione sul conflitto in Ucraina, un altro tema che gli elettori terranno ben presente nel recarsi alle urne, che sappiamo essere obiettivo della propaganda russa. A questo proposito, recentemente hanno ripreso a circolare narrative false o prive di fondamento che accusano i Paesi occidentali – la Francia nelle ultime settimane – di aver segretamente inviato truppe a combattere nel Paese. Un’altra narrativa che abbiamo visto diffondersi è quella secondo cui la compagna dell’attentatore del premier slovacco Robert Fico sarebbe una rifugiata ucraina. Qui vediamo intersecarsi il tema del conflitto in Ucraina con quello dell’immigrazione, altro argomento che diventa facilmente oggetto di disinformazione, in particolare in riferimento all’integrazione dei rifugiati ucraini, un filone che è stato piuttosto popolare sin dai primi mesi di conflitto.
  • Infine, la logistica dei processi elettorali può diventare bersaglio di mis – e disinformazione. Ad esempio, in Germania è circolata la narrazione falsa secondo cui la presenza di buchi o pieghe sulle schede, che in realtà servono da supporto per gli elettori con problemi di vista, possa invalidare il voto. In Italia, qualche utente sui social network ha affermato che per votare serva avere il green pass. Narrative come queste possono finire per seminare sfiducia nell’elettorato e incoraggiare l’astensionismo.

Sulle elezioni presidenziali americane, abbiamo un precedente importante: le elezioni del 2020 che sono state caratterizzate da accuse infondate di diffusi brogli elettorali, e ci aspettiamo che narrative simili possano caratterizzare anche questa tornata. E lo stiamo già iniziando a vedere: ad esempio, sono circolate narrazioni false secondo cui gli immigrati privi di permesso verrebbero fatti entrare segretamente negli Stati Uniti per farli votare per Biden. Anche qui, vediamo come il tema dell’immigrazione sia preso di mira per generare narrative di disinformazione elettorale.

 Ecco i generatori iperefficienti di contenuti di disinformazioni

Questi sono i primi appuntamenti elettorali nei quali sono ampiamente disponibili strumenti basati sull’intelligenza artificiale generativa, che, come abbiamo visto in questi mesi, possano diventare generatori iperefficienti di contenuti di disinformazione, tra cui deepfake e testi pieni di bufale, apparentemente autorevoli e prodotti in pochi secondi. C’è però un secondo scenario, se possibile ancora più inquietante: che l’IA venga utilizzata per produrre siti di notizie automatizzati, di bassa qualità, che sfornano centinaia o migliaia di articoli al giorno con poca o nessuna supervisione umana. A NewsGuard abbiamo lanciato un altro Centro di monitoraggio per tenere traccia di questi siti, e in pochi mesi ne abbiamo individuati più di 840 in 16 lingue. Si tratta di fabbriche di contenuti che possono funzionare con minimo intervento umano, che non sono trasparenti sull’uso che fanno dell’IA, e che all’occorrenza possono trasformarsi in vere e proprie fabbriche di fake news.

Creare queste content farm è facile ed economico

Il mio collega Jack Brewster di NewsGuard ha pubblicato un’inchiesta sul Wall Street Journal proprio su questo argomento. Gli è bastato commissionare la produzione del sito a un servizio online apposito e pagare 105 dollari in tutto per ricevere in cambio un sito completamente automatizzato, con un chatbot integrato in grado di riscrivere contenuti trovati online. L’unica cosa che Jack ha fatto è stato modificare le istruzioni fornite al chatbot. Ad esempio, gli ha chiesto di pubblicare articoli che favorissero il candidato repubblicano dell’Ohio nella corsa al Senato. Il sito ha ubbidito, e ha iniziato a pubblicare articoli riscritti da varie fonti sul web, che includevano però tutta una serie di informazioni false e fuorvianti volte a fare propaganda a favore di quel candidato. Quindi, in poche mosse e investendo una cifra relativamente bassa, chiunque può creare un sito completamente automatizzato, che diffonde disinformazione o informazioni politicamente tendenziose, e che potenzialmente genera introiti dalla pubblicità. Possiamo intuire la pericolosità di operazioni di questo tipo in un anno di elezioni: sono rischi di cui bisogna essere consapevoli, per poter mettere a punto attività di prevenzione e contrasto adeguate.

 

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Giulia Pozzi
Giulia Pozzi è un’analista senior di NewsGuard. Nata in Italia, ha conseguito una laurea magistrale in Filologia Moderna all’Università Cattolica di Milano. Ha poi studiato Giornalismo presso la Scuola della Fondazione Lelio Basso a Roma. Pozzi ha lavorato come giornalista in Italia per quattro anni occupandosi di politica e affari esteri per la pubblicazione DiariodelWeb.it, ed è stata per due anni corrispondente dalle Nazioni Unite a New York per la testata online La Voce di New York. Ha scritto anche per L’Espresso, Sette, and Linkiesta.it. Nel 2021, si è laureata alla Columbia University Graduate School of Journalism, dove ha frequentato il Master of Arts in Politica.