Alla recente presentazione alla Treccani a Roma, del saggio del professor Massimo Crosti “Nitti interprete del Novecento – Analisi del pensiero politico” (Editoriale Scientifica), a cura della “Fondazione Nitti”, presieduta da Stefano Rolando, il professor Francesco Barbagallo, biografo di Nitti e ordinario emerito di storia contemporanea, ha affermato che Francesco Saverio Nitti e Camillo Benso conte di Cavour sono stati gli unici statisti di rango internazionale che abbia avuto l’Italia.
Il libro di Crosti contiene tutti gli indizi per sostenere questa tesi: valorizza la rete di contatti in Europa, ma anche negli Stati Uniti, che ebbe l’uomo politico lucano, interloquendo all’estero con politici e pensatori; ne esplora l’attività editoriale con scritti quasi presaghi; ne focalizza le collaborazioni con giornali di Paesi stranieri, che offrirono a lui e alla sua famiglia il sostentamento durante i vent’anni di ‘esilio’ fuori dall’Italia; ne scandaglia i rapporti con illustri personalità, testimoniando quale autorevolezza godesse Nitti negli ambienti dell’intellighenzia internazionale.
Il libro di Crosti riesce a dimostrare come il Novecento, nella sua prima metà, ma con proiezioni presaghe ulteriori, abbia avuto in Francesco Saverio Nitti un perspicace decriptatore, attraverso lo studio di tomi e tomi che il politico poliglotta e poli-sapiente in molte materie (fu docente universitario a Napoli e autore di un libro di Scienze delle Finanze studiato in tutto l’Occidente) scrisse con lena inesauribile.
L’autore del saggio ha voluto intrecciare l’itinerario intellettuale e politico nittian, con le contemporanee dimensioni scientifica e politica. Ne emerge, così, un personaggio unico nell’Italia del ventesimo secolo. “Tornare su di lui – rimarca Crosti nel corso della presentazione – significa tornare sulle grandi questioni che ha dovuto affrontare l’Italia, quelle risolte e soprattutto quelle irrisolte, di cui ci indica il nucleo, aiutandoci a comprendere il nostro tempo”.
Nitti fu anche presidente del Consiglio in due Governi (durati in tutto un anno più qualche settimana) che emisero un numero enorme di provvedimenti: fra i tanti, si arrivò anche all’approvazione alla Camera del voto alle donne; la caduta dell’esecutivo impedì il completamento dell’iter parlamentare.
Secondo il saggista, che ha dedicato dieci anni all’approfondimento della figura di Nitti, egli seppe coniugare armonicamente ricerca scientifica e dimensione politica, entrambe di ampio respiro. Ciò fece sì che Nitti sviluppasse una capacità rara nel comprendere e profetizzare come si sarebbe sviluppato il Novecento. Ad esempio, intuì che, dopo la prima guerra mondiale, ce n’era in prospettiva un’altra, ben più distruttiva; e, alla fine degli Anni 30, indirizzò una lettera a Mussolini, che lo considerava un nemico, ove lo scongiurò di non entrare in guerra, giacché la Germania non aveva speranze di vincerla.
Crosti ci offre così un prezioso documento per ridare a Nitti il posto dovutogli nel Pantheon degli statisti internazionali.