Lettera aperta di Paolo Lutteri –10 ottobre 2024
Caro Fabio,
mi chiedi cose difficili: mi piacerebbe conoscere meglio l’evoluzione biologica e la storia della genetica umana, ma al momento sono piuttosto ignorante, per cui le mie osservazioni sono più vicine a una percezione soggettiva che a una ricerca seria. Comunque è prevalente la constatazione che la specie umana sia una sola e non ci siano razze diverse ma solo differenze fenotipiche, antropometriche e etniche.
Il progresso è un risultato culturale, cresciuto con le diversificazioni locali, dovute al clima, ai costumi, alle risorse disponibili. Per la morale: i diritti dell’uomo, abbastanza ben sanciti dalle Nazioni Unite da 75 anni, dopo la serie di zelanti filosofi che se ne sono occupati nella storia, sono un patrimonio comune dei cittadini della Terra. Le interpretazioni e i linguaggi: no.
La pratica dei diritti elementari non è proprio condivisa fino in fondo. Ci sono altre condivisioni di meriti fondamentali tra i popoli: l’equipaggiamento tecnologico e i beni di consumo, ovvero digitalizzazione e carburanti, pane e spettacolo (per semplificare) che travalicano ogni frontiera. Inutile opporsi a questi argomenti di appeal e di uso globale, finalizzati al concetto di proprietà, che sembra essere la dote basilare.
Ne segue una logica di processi e di valori che potrebbero essere anche abbastanza convergenti, se discussi in un contesto che garantisse crescita e rispetto reciproco. Eppure resta un sottofondo, non insignificante, di violenza, razzista. Qualche popolo (o clan o aggregazione sociale) pensa di essere l’unico ‘nel giusto’ (ma chi lo stabilisce?) e intende colonizzare o prevaricare etnie e idee diverse. Persecuzioni diffuse e intrecciate da vittimismo e vendette.
Se mi consenti una generalizzazione, fatte salve le eccezioni: gli europei (cristiani) hanno violentemente colonizzato o segregato gli indios, gli africani, gli aborigeni, i lapponi, i nomadi, gli immigrati e … i colorati. L’impero cinese ha fatto altrettanto nel suo continente, l’India ha le caste, l’Islam ha le sue idee di supremazia. Ognuno col suo concetto di democrazia, maggioranza e progresso. Non sto a raccontarti le sfumature e i particolari che tutti conoscono.
E’ cultura, pratica sociale, ma coltivata animalescamente. La responsabilità sarà forse dei condottieri e delle loro capacità carismatiche o mediatiche, ma temo che l’adesione a questa volontà aggressiva sia spalmata anche fra le masse popolari, soprattutto se incoraggiate dalla predicazione di fedi soprannaturali. Sì, anche al giorno d’oggi!
Con questo, non è che ci limitiamo a compiacerci dei documentari di etnologia sulle tribù dell’Amazzonia, sui sogni degli indigeni australiani, sui joik dei pastori sami. E i palestinesi, i curdi, i cosacchi del Donbass?
Forse la cultura razionale nel genere umano non è ancora maturata del tutto. Si discute sui pregiudizi del passato anziché occuparsi del futuro. Il progresso è così-così, non riusciamo ad esserne completamente fieri.
Governances, mass media e social network, se coscienziosi, avrebbero molti contenuti di ragione da sviluppare.
Speriamo, caro Fabio, che nuove generazioni assennate riescano ad andare d’accordo.
Un abbraccio
Paolo