Cara Mariagrazia,
‘democrazia’ è un concetto astratto, etimologicamente vuol dire ‘potere del popolo’, ma nella realtà il potere è scomposto, come del resto il popolo. Nel popolo ci sono le voglie dei ricchi e dei poveri, degli anziani e dei giovani. Ci sono desideri sociali razionali e morali, ci sono desideri emotivi, meno sociali, più di parte, meno trasparenti. Ma guai a parlar male del popolo! Il popolo ha sempre ragione!
Sì, ma quale popolo? Il popolo non è compatto, né le sue correnti sono fedeli a princìpi stabili. Il popolo che insorge o protesta o inneggia può essere rappresentativo di tutti secondo l’interpretazione dei media o di certi poteri, ma è quasi sempre solo uno dei possibili punti di vista della popolazione. Così anche nelle elezioni, nei referendum, nelle esternazioni di piazza, nelle maggioranze silenziose e nelle astensioni. Sotto e sopra ci sono gli imbonitori e gli affaristi.
Vorrei chiamare ‘popolaccio’ quella parte di popolazione che scende in piazza premeditatamente forcaiola, quella che sosteneva la ghigliottina, che duemila anni fa scelse di liberare Barabba, che vuole la guerra come espressione del proprio sovranismo, che devasta il patrimonio comune e l’ambiente ecologico, che non ha rispetto delle minoranze, che non ha visione sociale larga, che preferisce l’uovo oggi e intanto ammazza la gallina. E non è certo quella che scende in piazza per combattere i tiranni o per difendere i diritti umani.
C’è un popolaccio infingardo, oltre alle comparse prepagate per applaudire (pubblico mercenario nelle tribune o sugli spalti televisivi), che si batte per non pagare le tasse o ottenere i condoni, per insultare gli avversari e denigrare certi diritti, che vuole la giustizia fai-da-te, insofferente del politicamente corretto, ovvero della morale. E’ il popolaccio razzista o quasi. Incompetente, non credo, furbastro sì. Non pochi leader e aspiranti ne approfittano per darsi consenso. A contorno, i cappellini e i distintivi e i selfie che, come sa ogni operatore di marketing, sono il gadget unificante che costa meno. Le pecore accorrono. I campioni della morale al popolaccio non piacciono, perché il popolaccio detesta le regole e confonde doveri con diritti, libertà con indipendenza, autonomia con protezione dell’ego individuale. Gli avversari sociali e i giudici possono essere criminalizzati. Il popolaccio predilige le figure forti, ambiziose, spavalde e spaccone, bulli e bellimbusti. In tv direbbero: quelle che bucano il video e fanno ascolti, anche se sono malandrine.
Non è il popolaccio il testimone della democrazia, il suo comportamento è fattuale. Non si può non tenerne conto, ma non gli si può attribuire onestà e autorevolezza. Vince chi fa vedere i muscoli più forti o chi vuole dimostrare ragionevolmente una visione sociale della comunità? Nei muscoli puoi trovare le parole, le parolacce e le battute (anche i vaffa), le minacce, le ingiurie, i ricatti e ogni altro comportamento scorretto effervescente, che fa presa emozionale. I frizzi e lazzi di chi fa opinione o vuol guidare la politica con arroganza, alla testa di questo popolo difettoso, non ne fanno persone né decenti né degne. Eppure i comportamenti in certi Paesi, sedicenti democratici, sono veramente scorretti e sconcertanti. Certe campagne elettorali ne sono esempi recenti eclatanti e deprimenti. Deprimenti anche perché i risultati manifestano che la tracotanza è stata apprezzata in larga maggioranza. Forse non è una novità: le elezioni apparentemente democratiche che hanno avviato le dittature, hanno avuto la benedizione popolare.
Eccoci al populismo e al sovranismo nazionale. Dunque la democrazia è in fase critica. Viva il popolo, abbasso il popolaccio, ma distinguerli è difficile perché non ci sono più gli ideali di riferimento, confusi con il denaro, le proprietà finanziarie, le innovazioni tecnologiche e la corsa ai consumi. Media, social e influencers hanno reso fluido il ‘distinguo’. Educazione e formazione sono deboli, gli algoritmi suprematisti stanno crescendo attraverso la comunicazione digitale globale e personalizzata.
Cara Mariagrazia, sono in imbarazzo. Infatti se da un lato la mia formazione democratica mi suggerisce che il popolo ha sempre ragione, da un altro mi vengono dubbi sulla competenza e sui canti delle sirene che adescano i naviganti. La discussione è molto aperta sui valori sociali e per conseguenza sui diritti e doveri di ciascuno. Comunque una migliore educazione civica non ci starebbe male, urbi et orbi. Eh, professoressa! All’occhio Mariagrazia, anzi attenta non solo ai sensi, ma soprattutto alla ragione. Ciao!
Paolo