Ginevra Cerrina Feroni (Vice presidente del Garante per la Protezione dei dati personali) è intervenuta al dibattito “La Cyber security un tema centrale tra sviluppo tecnologico e sovranità digitale” organizzato da CDTI (Club Dirigenti Tecnologie dell’informazione), presidente Maria Pia Giovannini.
La vice presidente Cerrina Feroni ha sottolineato che la trasformazione digitale, che stiamo vivendo ha un’enorme lacuna: manca la cornice di riferimento costituzionale. “L’IA non è una sfida tecnologica, è un nuovo mondo nel quale siamo entrati che ha delle coordinate molto diverse rispetto a quelle a cui siamo abituati – ha detto – perché sta toccando il concetto di forma di Stato che significa il rapporto tra governante e governati. E cioè tra potere pubblico e cittadini. Tocca, dunque, il cuore del costituzionalismo, quindi diritti e libertà”.
Ha poi invitato a riflettere sul tipo di società che stiamo costruendo sottolineando che parliamo della nostra vita in quanto persone. “La protezione dei dati personali viene concepita come un ostacolo all’innovazione – ha precisato – e invece non fa che difendere i diritti delle persone. Non accetto che si continui a dire che innovazione e regolazione sono in conflitto. Bisogna puntare alla complementarietà. Che il GDPR sia considerato un ostacolo all’innovazione mi sembra una lettura banalizzante”.
Poi è passata all’innovazione quale tema complesso perché dipende da vari fattori: ricerca, investimenti, formazione, partenariati pubblici e privati. E ha ribadito che il problema dell’Europa non è il GDPR: “Siamo di fronte a una iper regolamentazione. L’Europa sta sfornando di continuo regolamenti e direttive complicatissimi. Tutte queste normative devono essere interpretate. L’IA ha tantissimi profili e problemi, ci sono tantissime deroghe che devono essere comprese. Noi continuamente conciliamo vari aspetti collegati alla protezione dei dati sanitari, dei trasporti, delle politiche sociali, delle scuole, del lavoro e della disabilità. Nonostante siamo un’entità sotto dimensionata per il carico di lavoro”.
La conclusione l’ha dedicata alla parola sovranità: “Per anni abbiamo fatto del concetto di sovranità un campo di battaglia. Per anni questa parola è stata un tabù nel dibattito pubblico mentre i soggetti che controllano le infrastrutture su cui viaggiano i nostri dati, ne hanno accumulato una enorme quantità su cui hanno creato il loro business”.