Mentre qualcuno si sta pavoneggiando in una casa bianca, spandendo decreti protezionisti e aggrottando le sopracciglia per esigenze di ruolo, nelle stanze dei bottoni del mondo esplode la cibernetica applicata. Computer velocissimi sono carichi di dati che possono dimostrare il pro e il contro di ogni attività o creare realtà virtuali, secondo gli algoritmi di chi li guida. Questi formidabili strumenti sono fonte dell’innovazione per un miglior benessere globale, ma potrebbero essere anche la moderna benzina di guerra alla libertà e al pluralismo. La disinvolta ricchezza economica di pochi oligarchi tecnologici è più agile delle burocrazie democratiche. La datacrazia, ovviamente manipolabile se non controllata, potrebbe decidere chi ha diritti e chi no, chi ha lavoro e chi no, chi sopravvive e chi no. I bersagli di guerra sembrano già etichettati.
Se i mass media, i social network e le grandi piattaforme, senza confini né morali né fiscali, guideranno l’opinione dei popoli, intesi come sudditi, ossequienti ai nuovi poteri, allora crescerà un nuovo medioevo sovranista, con qualche imperatore e molti vassalli a spartirsi le risorse. Gli altri? Servi della gleba? Regole nuove o vecchie come la legge del taglione o il droit du seigneur? Bastoni duri e carote dolci, secondo gli umori. Speriamo non succeda, ma non possiamo stare a guardare come gli asini.
Paolo Lutteri