Italiani su Internet oltre quota 50%, palinsesti e fonti di informazione sempre più “fai da te”, diminuiscono i lettori di giornali (-7% in due anni) e l’88% dei giovani sta su Facebook e utilizza smartphone per connettersi.
Sono alcune cifre, significative, del 9° Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione “I media personali nell’era digitale”.
“Certamente l’articolazione dei media è un sistema complesso e fortemente connesso con la digitalizzazione – ha dichiarato a Media Duemila il direttore generale del Censis Giuseppe Roma – e avere una maggioranza di italiani che sono on line non è solo un fatto di superamento del digital divide o di adeguamento ai Paesi più avanzati, ma vuol dire che nel digitale si stanno manifestando tutte le novità della comunicazione. Pensiamo ai quotidiani su tablet – ha proseguito Roma – cioè al fatto che si possono leggere la mattina presto e scaricare a costi molto bassi, e vediamo che il digitale anche per un giornale può avere un impatto benefico”.
Il 37,9% degli italiani si affida al Web per trovare strade e località grazie anche a smartphone e tablet (il 60,5% nelle grandi città), il 26,5% ama ascoltare musica on line. Anche l’home banking ha preso piede nel nostro Paese e il 22,5% svolge operazioni bancarie via Internet, il 19% acquista on line, il 18% preferisce prenotare un viaggio utilizzando i tanti siti dedicati, il 41% dei disoccupati si affida alla Rete per cercare lavoro.
Interessanti anche i dati sui vizi è virtù di Internet secondo gli italiani (l’83,8% riconosce alla Rete il merito di permettere a chiunque di esprimersi liberamente, ma l’83,3% lamenta il fatto che nel Web circola troppa “spazzatura” riferendosi a blog e video amatoriali) e sulla qualità dell’informazione sul Web (l’accesso a tutti i contenuti su Internet deve essere gratuito secondo il 78,8% del campione, il 25,2% invece ritiene giusto pagare per i contenuti di qualità).
Il rapporto Censis fotografa una realtà massmediatica sempre più personalizzata e autogestita: l’utente si costruisce una nicchia di consumi mediatici e palinsesti “fatti su misura”. Il 12,3% della popolazione attinge ai siti Internet delle emittenti tv per seguire i programmi prescelti, il 22,7% utilizza YouTube, il 17,5% segue programmi tv scaricati tramite il Web da altre persone.
“La possibilità di seguire un proprio palinsesto scaricando dalla Rete il podcast o un video – ha aggiunto Giuseppe Roma – dimostra che questa dimensione di accesso a Internet, che vuol dire per le giovani generazioni essere completamente uguali a quelle più avanzate, è un enorme passo in avanti che deve stimolare chi fa offerta di comunicazione ad adeguarsi a questa logica”.
Se una metà del Paese ha compiuto il salto oltre la soglia del digital divide, che va attenuandosi, il press divide invece aumenta. È il nuovo divario tra quanti contemplano nelle proprie diete i media a stampa e quanti non li hanno ancora o non li hanno più. Ancora una volta è la fotografia di una società divisa in due. Da una parte, il 54,4% di italiani che si accostano ai mezzi a stampa, accompagnati o meno da altri media, diminuiti rispetto al 60,7% del 2009. Dall’altra, il 45,6% estraneo a questi media, percentuale aumentata rispetto al 39,3% di due anni fa. I giovani vivono abitualmente in Rete (l’84,6%) e sono proprio loro, con una quota del 53,3%, ad abbandonare maggiormente la lettura di testi a stampa (nel 2009 quest’ultima percentuale si fermava al 35,8% della popolazione giovanile).
“Il problema – ha detto a Media Duemila Alberto Marinelli professore della “Sapienza” Università di Roma – non è tanto la rinuncia ad essere informati, ma è la rinuncia semmai da parte delle giovani generazioni ad utilizzare i sistemi cartacei, soprattutto l’accesso alle fonti di notizia tradizionali. La realtà è che la maggior parte delle persone è soddisfatta con altri canali. Io mi preoccuperei più dei monomediali, cioè i dipendenti dalla sola televisione”.
Erminio Cipriano