di GIAMPIERO GRAMAGLIA –
Nell’Unione della crisi, dove proliferano le tentazioni di ‘leggi bavaglio’, la Commissione europea s’erge a cavaliere bianco della libertà e del pluralismo della stampa. Tre le iniziative già prese o annunciate: la prima, la costituzione, in ottobre, per iniziativa della vice-presidente Neelie Kroes, d’un gruppo ad alto livello, guidato da Vaira Vike-Freiberga, ex presidente della Lettonia;
la seconda, la creazione, in seno al Centro di studi avanzati Robert Schumann dell’Istituto universitario europeo di Firenze, di un Centro per il pluralismo e la libertà dei media, inizialmente dotato di 600mila euro; la terza, il varo di un gruppo sull’avvenire dei media, che dovrebbe presto divenire operativo.
L’insieme delle iniziative testimonia l’impegno dell’Esecutivo a tutela del rispetto del pluralismo e della libertà dei media in Europa e per valutare se è necessario prendere ulteriori misure a livello europeo o nazionale o regionale. Il gruppo presieduto dalla Vike-Freiberga deve formulare raccomandazioni per il rispetto, la protezione, il sostegno e la promozione del pluralismo e della libertà dei media in Europa.
Le attività del Centro di Firenze, posto sotto la direzione del professor PierLuigi Parcu e già operativo, mirano a sviluppare idee per garantire la pluralità e la libertà dei media e per migliorare la qualità della riflessione sul tema in Europa. L’azione del Centro si articola in quattro direzioni specifiche: ricerca teorica e applicata; dibattiti, attività pedagogiche e di formazione; disseminazione dei risultati.
Dal lavoro del gruppo Vike-Freiberga e dalle attività del Centro, la Commissione si attende indicazioni, in particolare, sulle restrizioni alla libertà dei media che derivano da interferenze politiche (interventi degli Stati o legislazioni nazionali) e su quelle che derivano da interferenze private e commerciali; e sull’incidenza della concentrazione della proprietà dei media sulla libertà e il pluralismo degli stessi e sull’indipendenza dei giornalisti. Altri temi esaminati: le minacce giuridiche esistenti o potenziali che pesano sulla protezione dei diritti dei giornalisti e sulla loro professione negli Stati Ue; il ruolo e l’indipendenza delle autorità di controllo; le misure che potrebbero essere prese a vario livello per un giornalismo di qualità, per il rispetto delle regole deontologiche e per la responsabilità dei media.
Giampiero Gramaglia
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