di GABRIELE ELIA –

Il tema della remunerazione delle opere d’ingegno, dei loro autori ma anche delle persone e delle aziende che lavorano a “supporto tecnico commerciale” per la diffusione delle stesse, evidentemente esiste ed è da valutare con tutta l’attenzione del caso.

Si deve considerare come l’evoluzione tecnica portata dalle reti telematiche come Internet ma anche dagli strumenti informatici di produzione, quindi dal fatto che ormai lavoriamo sui “bit” e non sugli atomi ha accelerato 100 o 1000 volte della possibilità di creazione e diffusione,  come avviene oggi con il digitale per testi, musica, foto o film rispetto all’epoca della macchina da scrivere, la linotype, il piombo, il sistema postale, la celluloide e via dicendo.  Di pari passo, anche le sensibilità e aspettative dei cittadini , della società civile, sono cambiate: la possibilità e desiderio di accedere a contenuti in maniera sempre più rapida, indipendente dal terminale (che sia la radio o la tv o il pc o lo smartphone), di condividere e commentare sembrano essere diventati scontati. Sembra indispensabile quindi un adeguamento della legislazione relativa al copyright, ispirandosi ai principi originari ancora validi ma tenendo conto sia dei cambiamenti tecnologici che di quelli “antropologici”.

Credo quindi che cercare di gestire con legislazioni “alla SOPA” un tema come la riforma delle leggi sul copyright, che come detto nacquero quando si aveva l’esigenza di proteggere il valore del lavoro intellettuale in un’epoca in cui sia i mezzi tecnici di produzione che quelli di riproduzione erano costosi e poco “scalabili”, sia tecnicamente poco rinforzabile e complessivamente una occasione persa per la crescita sia economica che “intellettuale” del mondo.  Ci vogliono soluzioni più “sistemiche” per regolare produzione, circolazione e monetizzazione nel mondo nuovo, fatto da un ibrido di uomini e calcolatori, e non tentativi di applicare nel mondo digitale di pratiche adatte al mondo dei beni fisici. Se infatti circolazione e produzione possono aumentare e accelerare di 1000 occorre cambiare paradigma.

Pensiamo alla musica radiofonica: alla nascita della radio ci furono dibattici accesi sulla “pirateria” delle radio che tramettevano dischi. Ci vollero molti anni di discussione e tentativi ma il fatto che il costo di diffusione di una canzone via radio sia molto minore del costo di stampa di un disco di vinile portò a definire la prassi del diritto di distribuzione “ex ante” con il pagamento di compensi ad autori ed editori in base al “borderò” delle trasmissioni effettuate.  La prassi di ristampa di un libro è ben diversa e solo l’editore originario tipicamente ha diritto di eseguire le ristampe! A titolo di esempio – mi si consenta la metafora :  tutti abbiamo costruito un aereo di carta da bambini … per costruire un 747 possiamo piegare stile origami un grandissimo foglio di cellulosa o dobbiamo pensare ad altri paradigmi e strumenti?

Gabriele Elia

Telecom Italia

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