di LIVIA SERLUPI CRESCENZI –
Nell’era di Internet e della globalizzazione la privacy ha assunto una importanza fondamentale per l’Unione Europea tanto da indurla a riformare interamente la normativa UE risalente al 1995. I mutamenti radicali avvenuti nel giro di pochi anni e il frammentario recepimento da parte dei 27 Stati membri della vecchia normativa ha portato alla proposta di un corpus unico di norme valide per tutta la UE.
Secondo i dati Eurobaromentro del giugno 2011, il 60% degli europei che utilizzano Internet, vale a dire il 40% di tutti i cittadini dell’Unione, compra e vende online e frequenta le reti sociali. Questa popolazione rivela i propri dati personali sui siti cui accede. Di questi quasi il 90% rilascia informazioni biografiche, il 50% informazioni sociali e il 10% informazioni sensibili, ma il 70% dichiara di essere preoccupato di come le imprese usano questi dati e ritiene di avere solo un controllo parziale, se non nullo, su queste informazioni. Ben il 74% di questa popolazione vuole poter dare il proprio consenso specifico prima che i dati siano raccolti e trattati su Internet.
Con l’obiettivo di rafforzare il diritto alla privacy online e di stimolare la crescita dell’economia digitale europea questa nuova direttiva contribuirà al rilancio dell’innovazione in Europa e alla conseguente creazione di nuovi posti di lavoro. La sua applicazione accrescerà la fiducia dei consumatori nei servizi in rete e, realizzando una sburocratizzazione degli adempimenti amministrativi, porterà un risparmio per le imprese di circa 2,3 miliardi di euro l’anno.
Secondo le dichiarazioni ufficiali dell’Unione Europea, rientrano nel pacchetto di riforma la comunicazione strategica in cui la Commissione fissa gli obiettivi e due proposte legislative. Un regolamento che istituisce un quadro generale dell’Unione per la protezione dei dati e una direttiva sulla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati ai fini della prevenzione, indagine, accertamento o perseguimento dei reati e nell’ambito delle connesse attività giudiziarie.
“Diciassette anni fa meno dell’1% degli europei usava Internet. Oggi, grandi quantità di dati sono trasferiti e scambiati attraverso i continenti in tutto il mondo in poche frazioni di secondo – dichiara Viviane Reding, Commissario per la Giustizia e Vice presidente della Commissione Europea – La protezione dei dati personali è un diritto fondamentale per tutti gli europei, ma i cittadini non sempre si sentono di avere pieno controllo su questo tipo di informazioni. La mia proposta contribuirà a costruire la fiducia nei servizi online perché le persone saranno meglio informate sui loro diritti e avranno un maggior controllo delle informazioni che le riguardano. La riforma otterrà questo risultato rendendo la vita più facile e meno costosa per le imprese. Un quadro giuridico di riferimento, al livello europeo, forte, chiaro e uniforme contribuirà a liberare il potenziale del mercato unico del digitale e a favorire la crescita economica, l’innovazione e il lavoro”.
La riforma, accorpata in un unico insieme di norme valido per tutta l’Unione europea, si articolerà su alcuni principali nodi
– Il diritto all’oblio. I dati saranno eliminati nel caso in cui un individuo non volesse più consentire il trattamento delle informazioni riguardanti la propria persona.
– Il consenso al trattamento dei dati dovrà essere esplicito e non potrà più essere presupposto il tacito consenso.
– Si potrà accedere più facilmente ai propri dati e sarà possibile trasferirli da un fornitore di servizi ad un altro, il diritto alla portabilità.
– Vi sarà l’obbligo per ogni impresa o organizzazione di comunicare, nel più breve tempo possibile (anche entro le 24 ore), le violazioni gravi dei dati personali.
– Le imprese faranno riferimento ad un’unica autorità nazionale preposta per la protezione dei dati nel paese dell’UE dove hanno la sede principale.
– Si avrà il diritto di rivolgersi all’autorità nazionale di protezione dei dati del proprio stato anche quando i dati personali sono trattati in un altro paese.
– Anche se l’impresa opera al di fuori dell’Unione, ma offre prodotti o servizi nell’UE o ne monitora il comportamento dei cittadini dovrà attenersi al regolamento europeo. Chi tratta dati personali avrà più responsabilità e doveri.
– Saranno eliminati gli oneri amministrativi superflui, come l’obbligo di notifica per le imprese che trattano i dati personali
– Non ultimo sarà rafforzato il ruolo delle autorità nazionali di protezione dei dati così da migliorare l’applicazione delle norme.
La proposta della Commissione del 25 gennaio scorso sarà trasmessa, per la discussione, al Parlamento europeo e agli Stati membri dell’UE nella riunione dei Consiglio dei Ministri. Il regolamento sarà applicato in tutti gli Stati membri due anni dopo l’adozione. Vi saranno due anni di tempo per il recepimento delle disposizioni della direttiva nell’ordinamento nazionale dei singoli paesi.
Livia Serlupi Crescenzi