di FORTUNATO PINTO –

Oggi non è possibile parlare di Internet senza tener conto delle tante modalità secondo le quali gli utenti interagiscono online. Se ne è parlato su Media Duemila e in libri, saggi e articoli online e offline. La Rete è cambiata, non è più la Rete di una volta. Non stiamo parlando dei primi anni Novanta quando Tim Berners Lee creò il WWW – quello, parafrasando Eco, è il paleolitico del Web –  stiamo parlando della Rete che fin ora ci hanno detto si chiamasse web 2.0, l’era dell’interattività e dell’agire comune. L’era di eBay, di Amazon, di Google, di MySpace e del primo Facebook, senza Twitter, perché Twitter è l’inizio del nuovo mondo.

Cosa è cambiato? Dove è andato a finire il 2.0? C’è ancora, è la base di questa nuova trasformazione, proprio come lo è stato l’HTML (Hyper Text Markup Language) per i primi motori di ricerca e blog. Anche l’HTML c’è, è l’HTML5: evoluto, veloce e multi-piattaforma oggi sempre più sinonimo di convergenza.

La Rete però non si analizza sulle idee ma sui dati, sugli atteggiamenti degli utenti, su chi veramente popola e crea i miliardi di bit che ogni secondo viaggiano nel globo e oltre il globo (comunicazioni satellitari n.d.r). Per farlo ci affidiamo ai dati del Global Web Index, il più grande progetto di ricerca in corso sull’uso di Internet degli utenti tramite tutte le piattaforme.

Nel 2011 nel progetto sono rientrati 27 mercati in giro per il mondo, nel 2012 si prevede che i mercati intervistati saranno 36, sarà dunque superata la soglia dei 130 mila utenti sottoposti a questionari e schede degli atteggiamenti arrivando ad oltre 200 mila.

La prima affermazione che introduce la ricerca (qui consultabile) è un chiaro avvertimento sul futuro di Internet, in ogni sua forma: “Nel 2012 il social networking supererà l’e-commerce a livello globale, dimostrando le potenzialità dei social network per le aziende e i marchi in tutto il mondo”. Nel periodo d’analisi, dal giugno 2009 al novembre 2011, le attività sui social network e di micro-blogging hanno avuto un incremento di circa il 50% . In testa alle attività online ci sono ancora la visualizzazione di video, le web mail e il banking in Rete. E’ la modalità di utilizzo dei social network ad essere cambiata, piuttosto che il tempo speso su di essi: si sono trasformate l’interazione tra gli utenti e tra essi e le marche.

Sette i punti principali elencati dal Global Web Index che dimostrano la trasformazione di Internet: Think Local, la frammentazione dei mercati; La Cina contro tutti; La parità tra mobile e PC; La morte del digitale; Il Google-polio; Facebook e la domanda da 100 miliardi di dollari; il Social Branding.

  • Think Local: ogni mercato si differenzia dall’altro. Nei mercati sviluppati (USA, UE) l’uso attivo e passivo del Web è abbastanza statico con poche variazioni nei periodi in cui sono stati analizzati i dati. Cambia invece il discorso per i paesi in crescita: in Cina, Brasile, India e Messico i social media stanno avendo uno sviluppo incredibile e soprattuto differenziato. L’ago della bilancia si allontana sempre di più dagli Stati Uniti. Parlando del nostro mercato: l’Italia in UE è leader nella crescita delle attività social.
  • La Cina contro tutti: l’utilizzo della Rete è per circa il 50% cinese, Sina Weibo sito di micro-blogging ha il doppio degli utenti di Twitter e la crescita non è in previsione di arresto, bisogna però considerare che questo è un mercato chiuso in cui i rivali sono pochi. Nell’eventuale apertura all’internazionalizzazione la situazione potrebbe facilmente cambiare favorendo il modello cinese oppure quello occidentale.
  • La parità tra mobile e PC sta a significare che in cinque anni si prevede che l’uso dei dispositivi portatili (smartphone, tablet, e-book) sarà il 50% dell’uso della Rete. Ci sono due considerazioni da fare: la prima è che ciò porterà allo sviluppo di nuovi mercati e nuove opportunità, basti pensare alle applicazioni per questi dispositivi e alle pubblicità associate a queste app. La seconda considerazione è che non bisogna poi dare per morto il PC, questo da solo detiene ancora il 50% dell’attività online. L’aumento dell’utilizzo del mobile è una tendenza globale ma in particolare negli USA ha avuto una lieve discesa mentre nei paesi BRIC ( Brasile, Russia, India, Cina) è in forte aumento. Anche in Italia c’è crescita anche se abbastanza assestata, l’utilizzo del mobile inoltre avviene in casa come sostituzione del fisso, diversamente da come accade negli altri mercati analizzati, in cui il mobile è utilizzato in prevalenza all’aperto o a lavoro.
  • La morte del digitale: non esiste più Internet. Internet oggi è ovunque, non è più un medium a sé stante. Grazie ad Internet i media convergono,  si crea cultura convergente come è stata definita da Jenkins. Il Global Web Index prende in considerazione la televisione ma tale discorso potrebbe essere fatto per ogni altro medium: con Internet convergono in ogni media tutti i tipi di contenuti, dalla programmazione della TV via cavo ai contenuti generati dagli utenti ( User Generated Content), passando per tv-on-demand e downloads (legali e illegali).
  • Il Google-polio: è davvero cosi potente Google? Nato come motore di ricerca a Mountain View (California), è oggi inserito in molteplici campi: ricerca, browsering, localizzazione, social networking e mobile. Chrome, Google Maps/Google Earth, Google+, Android considerati singolarmente sono ottimi prodotti ma considerati in un quadro più generale convergono tutti verso la grande G  che detiene il controllo e la distribuzione dell’informazione.
  • Facebook e la domanda da 100 miliardi di dollari: quanto vale in realtà Facebook? I mercati in cui sta davvero crescendo sono quelli di cui si è parlato sopra, i mercati come l’India dove la domanda è sempre in aumento ma nei mercati principali come gli Stati Uniti le iscrizioni non sono più ai livelli di prima e anche le attività online sono stagnanti. Inoltre è sempre più minacciato dai competitors: Google+ nel giro di un anno è già il secondo social network per numero di iscritti; diverso invece il discorso dell’attività degli utenti: anche qui i dati indicano una lieve discesa. L’uso dei dispositivi mobili è un altro dei problemi di Facebook: quasi il 50% degli utenti si collega tramite smartphone o tablet e in questo modo, come  abbiamo discusso su Media Duemila, l’azienda fondata da Zuckerberg non riesce a ricavare nulla dalla pubblicità, prima fonte di guadagno per il social network nella versione desktop.
  • Social Branding: le relazioni che gli utenti della Rete instaurano con le aziende sono sempre motivate dalla possibilità di ricevere qualcosa in cambio, l’engagement avviene principalmente per sconti e promozioni seguiti dal customer service e dall’acquisto personalizzato. Il sito web di un’azienda è ancora oggi il luogo in cui l’utente è più attivo, infatti solo il 30% degli utenti online è interessato a seguire sui social media un brand, tra questi poi in maggioranza ci sono gli utenti dei paesi emergenti.

Internet è dunque cambiato per questi sette punti elencati, siano essi presi singolarmente che intrecciati. I vantaggi del mobile e i mercati emergenti sono i principali fautori di questa trasformazione: essi hanno reso indispensabile un aggiornamento delle logiche di aggregazione. Facebook e Google stessi sono cambiati, sono ancora al potere ma già si intravede un futuro possibile in cui la grande G e “Il Social Network” per antonomasia non la faranno più da padroni. Twitter, per esempio, è già riuscito a inserire la pubblicità nel mobile mentre Facebook ci pensa ancora e Google+ ne è addirittura privo.

Fortunato Pinto

media2000@tin.it

Articolo precedenteTwitter: 500 milioni di voci senza sosta
Articolo successivoVideointervista al Direttore Generale di ASSOCARTA, Massimo Medugno