di SARA ALESI –
Dopo molti dibattiti e convegni, la drammatica scomparsa di uno straordinario giornalista, come era Gilles Jacquier, ucciso a gennaio di quest’anno, a Homs in Siria, ci restituisce dimensione umana e capacità di evoluzione di un mestiere, quello del giornalista, e di una funzione, l’informazione, che rischiano di scolorire nelle polemiche domestiche. Jacquier muore proprio per la sua capacità di arrivare per primo sul posto, dove qualche secondo prima era esploso un ordigno, e dove una granata lo colpisce in pieno, mentre con la sua telecamera documentava la ferocia della repressione. Un giornalista multitasking, che ci parla di un mestiere proteso a forme di composizione e integrazioni con le soluzioni tecnologiche sempre più avanzate. Vederlo con la sua telecamera in spalla, e con la sua stazione satellitare al piede era vedere il mestiere che insegue il futuro. Le news, la fabbrica delle notizie, gli inesauribili nastri di informazioni che si susseguono 24 ore su 24 per tutto l’anno, oggi sono la colonna sonora della nostra quotidianità. Ma sono anche uno degli indicatori della superiorità industriale e tecnologica di un sistema nazione. In un’epoca di straripante pervasività della tecnologia, la competitività dell’informazione è data, paradossalmente, dalla sensibilità umana nel modellare gli algoritmi. Su questo strategico scacchiere del sistema della comunicazione globale si sta giocando una partita decisiva per capire come si comporranno i futuri equilibri editoriali. Proprio il tema di questo numero di Media Duemila ci fa intendere quali possano essere tendenze e prospettive del settore: la riorganizzazione della competenza professionale di giornalisti ed editori attorno alla potenza tecnologica. Due sono i fattori abilitanti di questo processo: il primo è la capacità di selezionare e di organizzare i contenuti in Rete, quello che si definisce il browsing on line; il secondo è la capacità di connettere componenti della comunità editoriale fra di loro e loro con i singoli utenti.
Storage e uplink, potremmo dire, sono i due elementi che vengono oggi implementati nelle nuove fabbriche della notizia per dare più velocità e selettività alla redazione. Proprio le forme di questa implementazione costituiscono il valore aggiunto di una proposta, il vero tesoro aziendale in virtù del quale un marchio editoriale prevale sull’altro. Slow News, No news. Questo era lo slogan nel 1980 che accompagnò il lancio della CNN.
La velocità divenne, progressivamente, il contenuto stesso dell’informazione. Il messaggio è la velocità del media, ci spiegò Paul Viriliò. La Rete con il suo avvento sostituì il concetto di velocità con quello di simultaneità: il real time divenne il fuso orario dell’informazione. Le 5 W del giornalismo, come scrive proprio Michele Mezza, uno dei curatori di questo numero, nel suo volume Sono le news, bellezza! (Donzelli editore, Roma, 2011), si arricchiscono di una sesta W, quella di While, a confermare che oggi la pretesa sociale è proprio quella di essere informati mentre l’evento è in corso. In questo contesto il satellite diventa non più un ponte, che collega sponde lontane, ma una lente d’ingrandimento, che rende visibile il formicolio degli eventi, ovunque si realizzino.
Grazie a questa lente si stanno configurando nuove modalità di collegamento, anche grazie ad un’offerta di uplink satellitari di grande abbondanza e varietà. Uno dei principali global player satellitare è il gruppo Eutelsat. Ad oggi, Eutelsat trasmette 4.000 canali televisivi. Più di 1.100 canali sono trasmessi dalla posizione video chiave HOT BIRD™ nei 13 gradi est che serve oltre 120 milioni di case collegate via cavo e satellite in Europa, Medio Oriente e Nord Africa. Il Gruppo fornisce inoltre servizi di contribuzione televisiva, reti dati professionali, servizi mobili di localizzazione e di comunicazione, connettività alla dorsale Internet e servizi di telecomunicazione via mare e via aerea.
Un grande impresario del cielo, che orchestra le flottiglie satellitari per assicurare, così come router di Internet, ad ogni singolo individuo la potenza di connettività che un tempo era di esclusiva pertinenza dei grandi colossi editoriali. Proprio questa transizione, dai giganti ai nani, è oggi il processo industriale che anima il nuovo scenario delle news: protagonismo dei nani nei contenuti, con il citizens journalism, nell’editing, con il crowdsourcing, nello storage, con il cloud computing, e ora nella distribuzione, con le nuove forme di connettività diretta, quale quella proposta dai nuovi servizi di Eutelsat in banda Ka. “Ormai anche noi carrier satellitari – spiega Renato Farina, Amministratore delegato di Eutelsat Italia – siamo protesi a diventare uno dei principali driver del nuovo mercato delle news partecipate. Infatti – aggiunge – con le nuove proposte in banda Ka, estendiamo la gamma dei soggetti che possono entrare nel mercato come produttori e ratifichiamo che la cosiddetta legge di Moore, che ha rappresentato il motore della digitalizzazione, non investe solo il segmento produttivo, come è stato fino ad ora, ma riconfigura anche la componente distributiva, rendendo il satellite uno strumento privilegiato per la customizzazione dell’offerta”. Un tornante epocale per un sistema utente, come appunto il decoder satellitare, che era confinato nelle soluzioni top down. “Invece – incalza ancora Farina – ci candidiamo a diventare protagonisti proprio del processo di democratizzazione della produzione televisiva che vedrà una nuova stagione con le nuove forme di connect Tv, e pensiamo di poter accompagnare la crescita professionale e imprenditoriale sia dei global player, come facciamo da sempre, che dei nuovi prosumer dell’informazione a rete”. In questa chiave va visto lo sforzo di ripensare, culturalmente, prima che editorialmente, l’idea di ciclo delle news, che è al centro della riflessione globale. Uno spunto ci viene proprio da Eutelsat che da semplice carrier, risalendo la corrente del mercato, si trova a misurarsi, proprio dal punto di vista culturale, con le nuove proposte industriali che si affacciano sulla scena internazionale dell’informazione. La finestra da cui guardare cogliere l’evoluzione del mercato sono gli Hot Bird Tv Awards, che da 14 anni rappresentano la principale piazza che riunisce i grandi operatori delle piattaforme televisive satellitari. Un’occasione che l’anno scorso ha visto in primo piano proprio le news. Qui ci interessa cogliere proprio il dato di come l’informazione, il prodotto industriale delle news, siano oggi il driver del nuovo mercato della televisione globale e come, questo è il nodo, i grandi tycoon televisivi oggi devono elaborare strategie per una transizione delle rispettive piattaforme sui moduli satellitari. Questo significa una distribuzione sempre più globale, una competizione che scavalca confini e barriere linguistiche, un pluralismo che apre ogni recinto. Ma segnala anche una trasformazione delle dinamiche del mercato. L’evoluzione della risorsa satellitare, combinata con l’abbondanza dei contenuti della Rete, e le nuove forme di editing digitale abilitano nuovi soggetti ad entrare nell’arena dei produttori di notizie: le comunità locali, i territori, le aziende, le Università. Siamo entrati in un tornante da cui emergerà un mercato radicalmente nuovo, diverso nelle identità produttive, nei profili professionali e nei sistemi distributivi. Il tablet e il satellite sono i due elementi che simboleggiano una riorganizzazione del sistema informativo attorno al concetto di ubiquità: ovunque posso trasmettere, ovunque posso ricevere, ovunque posso controllare. While ed Everywhere sono oggi i due paradigmi della nuova informazione globale, di cui la Rete e il satellite sono i linguaggi espressivi.
Sara Alesi
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