Si parla di scuola sul Corriere delle Comunicazioni con un amico Occhini. Il direttore generale Aica sostiene che nelle scuole primarie non c’è insegnamento di informatica ed è lì che si crea il primo digital divide. Mi sembra un evidente anacronismo. I nostri bambini arrivano alle elementari che già usano l’IPad e possono tranquillamente insegnare ai maestri come si usa e cosa ci si può fare. La cultura dell’innovazione non significa insegnare informatica, ma come sostiene Angelo Raffaele Meo, nel numero di Media Duemila che è in distribuzione: “L’innovazione pedagogica è l’idea di collaborare per apprendere. Collaborazione fra docenti e discenti. E’ necessario sviluppare forme personalizzate di apprendimento, la creazione attiva da parte del soggetto del proprio sapere in una relazione di collaborazione con gli altri (coetanei e docenti) e con i contesti di apprendimento, implica un forte rilancio del cosiddetto approccio costruzionista e sociale alla formazione”. L’Europa si propone di migliorare l’efficienza dei sistemi di insegnamento e intende promuovere la diffusione e lo sviluppo di idee innovative per stimolare la crescita e l’occupazione. Tutto ciò può diventare realtà se la scuola, come sosteniamo noi tutti di Media Duemila, insegna a pensare, trasmettere capacità che aiutano a sviluppare un pensiero critico.