di MARIA PIA ROSSIGNAUD –

“La sfida da vincere è far crescere i ricavi del comparto digitale più in fretta di quanto decresce l’altro comparto”.  E’ Carlo Perrone, vicepresidente Fieg editore del secolo XIX a porsi un obiettivo coerente con i tempi: “Sebbene la diffusione è in calo nel totale –  continua  –  ciò è da addebitare  alla diminuzione delle vendite a blocco. Il costo della carta  ne ha imposto un taglio considerevole, sono convinto che i dati relativi alle vendite solo delle edicole siano meno negativi.  La gente si fida dei giornali, le vendite aumentano quando bisogna approfondire argomenti , affrontare cambiamenti importanti  relativi e nuove normative. I quotidiani italiani rispondono, dunque, alle esigenze dei lettori.”
Le ristrutturazioni dolorose che avevano riportato il margine operativo lordo in positivo  sono state vanificate dalla crisi  che con il calo dei consumi ha portato un netto calo della pubblicità  e dunque il margine operativo lordo è crollato. Il dato positivo per un comparto che è solo di colore rosso  è relativo al consumo di informazione giornalistico che cresce,  purtroppo le preoccupazioni per il 2012 sono legate al mercato pubblicitario.
La mancanza di best practise da seguire è un evidente handicap per il settore in crisi, da oltre oceano i segnali sono contraddittori: New York Times  per incrementare i ricavi  ha deciso di far pagare la versione digitale, il Washington Post è ancora gratis. Il modello produttivo è ancora tutto da inventare. Intanto per stare al passo con i tempi gli strumenti di rilevazione dati quali ADS e Audipress cambieranno radicalmente.
In conclusione Anselmi, presidente FIEG, in poche parole riassume il quadro dell’oggi dove l’editoria è un cantiere aperto in tutto l’occidente,  in cui le aziende devono saper stare con prodotti di qualità ed in continuo ammodernamento sapendo affrontare quadri normativi non chiari. Un esempio per tutti è il diritto d’autore.  Aiuti pubblici, tema delicato ma necessario da affrontare per dire no agli aiuti a pioggia e richiedere un sostegno che promuova l’innovazione  e tuteli il pluralismo dell’informazione.  L’intervento deve essere a termine perché nessuno  desidera un accanimento terapeutico e tutti vogliono  trasparenza per dovere verso i cittadini e per porre fine a equivoche similitudini che politici di destra e sinistra hanno stabilito fra finanziamenti ai partiti e quelli all’editoria.

Maria Pia Rossignaud

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