“L’e-book è uno strumento che consente di fare cose che il libro non consente, come la possibilità di aggiornamento simultaneo e la multimedialità. Ma io credo che anche di e-book il mercato prima o poi si sazierà”. Lo ha detto ieri a Cortina d’Ampezzo Cesare De Michelis, presidente di Marsilio, aprendo il dibattito sul destino del libro organizzato all’interno della rassegna “Una Montagna di Libri“, i nuovi incontri con l’autore al Palazzo delle Poste di Cortina.

Una tavola rotonda di eccezione, che ha portato a dibattere nella Conca ampezzana quattro grandi figure dell’editoria: oltre a De Michelis, Nino Aragno, presidente di Aragno, Carmine Donzelli,presidente di Donzelli, e Giuseppe Ferrauto, direttore generale di Cairo Editore, interpellati da Alberto Sinigaglia, cofondatore del “TuttoLibri” del quotidiano La Stampa e Presidente onorario della rassegna, con Vera Slepoj.

“Esiste ancora l’identità dell’editore?”, si chiede De Michelis. “Dalla montagna cortinese viene da pensare che viviamo culturalmente sempre più in una sorta di Pianura Padana. Cessano le identità editoriali, la riconoscibilità di una casa rispetto all’altra, e il profilo della montagna diventa sempre meno distinguibile”. Quanto al tentativo di alcuni agenti letterari, anche italiani, di sostituirsi alle case editrici vendendo direttamente i titoli su internet, De Michelis è netto: “è una furbata con cui si cerca di guadagnare molto. Il gioco non è così trasparente”.

Più possibilista riguardo all’avvento delle nuove tecnologie Giuseppe Ferrauto, che sceglie il dibattito di Cortina per annunciare: “come Cairo siamo interessati al mercato degli e-book, dove saremo presenti già da settembre, con almeno una ventina di titoli. Certo – avverte – per i prossimi anni non si tratterà di un mercato sostitutivo, semmai alternativo. Ma perché non pensare, un domani, di lanciare qualche autore direttamente sugli e-book?”.

Carmine Donzelli: “la diatriba tra favorevoli e contrari all’e-book non mi entusiasma. Semmai il problema è far quadrare i conti senza rinunciare alla certificazione di qualità che

solo un editore può dare. Noi ci siamo riusciti, e bene, tanto è vero che la Donzelli ha da diversi anni un fatturato sempre in crescita. La crisi economica non ha determinato una contrazione dei consumi dei libri, che anzi, sono un settore merceologico di forte tenuta. Il vero problema è legato alla commercializzazione del libro e alla rete dei librai”.

“Mi sento un pesce fuor d’acqua”, confessa infine Nino Aragno. “Sono un feticista del libro: lo annuso, lo tocco. Il libro è come una droga, e come nell’assunzione di sostanze, quando sei al massimo del tunnel finisce che ti metti a spacciare. E’ così che sono diventato editore. Credo che il libro nasca da una complicità con il lettore, non sono convertibile all’e-book”. E chiude con una metafora enologica per spiegare la personale avversione alle nuove tecnologie: “vengo dalle Langhe, dove si faceva il Barolo da ben prima che nascesse la Coca-Cola. E penso che quando la Coca-Cola sparirà, resterà il Barolo”. Ribatte pronto Ferrauto: “la Coca Cola andrà sempre bene per uno spuntino. Il Barolo per un piatto di tagliolini con il tartufo”.

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