La transizione digitale nel mondo dell’informazione ci porta una novità degna di interesse: l’accordo fra OpenAI e il Financial Times che significa una formazione professionale per ChatGPT che potrà usare come fonte le notizie finanziarie ed economiche della prestigiosa testata con sede a Londra.
OpenAI ha, già, precedentemente stretto accordi con Associated Press, Axel Springer a Berlino e Le Monde in Francia, quindi come riporta NewsGuard c’è speranza che le società di intelligenza artificiale generativa prendano sul serio l’affidabilità delle notizie.
I rapporti di NewsGuard mostrano costantemente che i modelli di intelligenza artificiale hanno una grande propensione a creare e diffondere false affermazioni, le cosiddette “allucinazioni” su argomenti di attualità, e sottolineano la necessità che i modelli siano addestrati con fonti di notizie affidabili e che possano apprendere a capire la differenza fra verità e finzione.
“Il comunicato stampa che annuncia l’accordo con il FT è degno di nota per il franco riconoscimento della necessità che i modelli di intelligenza artificiale abbiano accesso al giornalismo di qualità per i loro dati di formazione – si legge nel testo diffuso da NewGuard”.
Brad Lightcap, direttore operativo di OpenAI, ha affermato che l’accordo “arricchirebbe l’esperienza di ChatGPT grazie al giornalismo di livello mondiale in tempo reale per milioni di persone in tutto il mondo”.
Per il CEO del FT John Ridding “è giusto, ovviamente, che le piattaforme di intelligenza artificiale paghino gli editori per l’utilizzo del loro materiale” e attribuisce a OpenAI il merito di aver compreso “l’importanza della trasparenza, dell’attribuzione e della compensazione, tutti elementi essenziali per i giornali e allo stesso tempo sottolinea che” è chiaramente nell’interesse degli utenti che questi prodotti contengano fonti affidabili”.
Il progetto NewsMedia4Good che TuttiMedia ha lanciato punta proprio sulla necessità di un ecosistema mediatico sostenibile per tutti e mi sembra che questo accordo vada in questa direzione così come la linea di pensiero che sta aggregando sempre più menti che definisce “l’informazione come un bene pubblico”.