Ruolo delle agenzie ieri e oggi, informazione primaria nell’era digitale. All’Agi ne ha discusso Sergio Lepri, storico direttore dell’Ansa, giornalista con carriera unica per la durata “72 anni” precisa, un anno passato alla direzione di una testata clandestina ed anche il professionista più anziano oggi in Italia, classe 1919. “Due caratteristiche difficili da trovare nella stessa persona” sorride ironicamente sedendosi al tavolo con Iadicicco, direttore Agi e molti dei giornalisti dell’agenzia.
Lucido, esordisce che ogni giorno continua a dirigere la sua agenzia virtuale, si diverte. Al passo con i tempi ha un suo sito “www.lepri.it”. In più di mezzo secolo di attività ha seguito passo dopo passo la mutazione del mondo dell’informazione. Le generazioni di lettori cresciute anche con le notizie da lui scelte sono tante. La sua visione delle tecnologie quali protesi delle nostre facoltà cognitive è la stessa del nostro Derrick de Kerckhove, presente con Franco Siddi a rappresentare l’Osservatorio TuttiMedia che con Alessandro Pica, ad dell’Agi ha promosso l’incontro.
“Garantire informazione imparziale è lo scopo di ogni agenzia, il pluralismo è ieri come oggi garanzia di democrazia – afferma – . Probabilmente non vale più la regola delle duecento parole quale lunghezza ideale per un lancio di agenzia. Il mondo dell’editoria trasformato dall’avvento di Internet ha bisogno di mediatori di qualità. Prima le agenzie erano indispensabili come fonte primaria dell’informazione, oggi la loro sopravvivenza dipende dall’essere mediatori di qualità. Viviamo oggi in una realtà virtuale dove il rischio è che l’informazione interattiva e personalizzata diventi un’informazione limitata. Le agenzie di stampa sono l’antidoto perché offrono un’informazione completa e sono in grado di dare un’interpretazione dei fatti. Non dobbiamo avere paura di arrivare tardi, meglio arrivare secondi ma con una notizia corretta. Nel mondo affollato di notizie non ha senso essere primi ad ogni costo”.
Di rinnovamento e modello di business mai cambiato sin dall’origine delle agenzie di stampa parla Alessandro Pica, convinto che oggi sono ancora più strategiche che in passato a patto che si adeguino al mondo attuale: “Il modello editoriale deve cambiare – spiega – oggi la breaking news è disponibile sempre e dovunque, anche se Internet non è sempre la fonte più attendibile. Il ruolo dell’agenzia è quello della validazione e certificazione delle notizie, i giornalisti professionisti in questo ambiente possono far emergere la specificità del loro lavoro e le loro competenze, attraverso gli approfondimenti e l’oggettività. La paura del buco non ha più senso, come ha sottolineato Lepri, quello che conta nella nostra era è il contento originale”.
La metafora della pepita, quale informazione peziosa che si distingue e non cade nell’oblio della massificazione è l’immagine che ben si associa a queste due ore di approfondimento fra quanto ci siamo lasciati alle spalle e quanto dobbiamo affrontare.
Di futuro presente parla Franco Siddi, presente in qualità di presidente dell’Osseratorio TuttiMedia: “Le agenzie sono ieri come oggi l’informazione di base quella che noi amiamo definire primaria – dice – e che è determinante. Probabilmente è il momento di cambiare e semplificare anche per quanto riguarda l’intervento pubblico senza però dimenticare che le voci delle agenzie sono fondamentali. Il titolo lanciato dall’agenzie segna l’agenda del giorno, ancora oggi e nonostante Internet. E’ evidente che nell’era della comunicazione grazie alle tecnologie alla portata di tutti, chiunque può arrivare prima di un giornalista professionista per fortuna e soprattutto per caso. I primi organi professoniali a connettere il mondo con l’evento sono le agenzie perchè un loro titolo può rappresentare la chiave di lettura, aiuta ad interpretare i fatti. Noi dell’Osservatorio TuttiMedia cerchiamo di proporre soluzioni attraverso il contatto fra il passato ed il presente, questo incontro con Lepri ci ha dato una nuova possibilità di interazione”.
Le agenzie sono, dunque, il primo anello della catena del valore. Circa 700 i giornalisti occupati e 2000 collaboratori, più o meno. “Oggi l’agenzia è importante anche per la costruzione del giornale – conclude Pica – e l’Agi vuole essere palestra di innovazione”.