Solo pochi mesi fa parlare di IA era per pochi eletti, adesso che è diventata generativa (sappiamo tutti  cosa significa veramente?) e alla portata di tutti l’argomento è esploso. Due blocchi divisi si fronteggiano: pericolosa, sterminerà l’essere umano! No, sarà al nostro servizio. Ma tutti d’accordo sulla necessità di regole alle quali lavora l’Europa.  Ne discuto con Filiberto E. Brozzetti (Assistant Professor of AI, Law and Ethics Department of Law Luiss) quando la proposta di legge europea sull’intelligenza artificiale è stata approvata dalla Commissione EU per capire  se  questa volta la regolamentazione è in linea con i tempi dell’innovazione.

Filiberto Brozzetti condivide i punti problematici più evidenti di questa proposta di Regolamento, sia nel metodo che nella sostanza. (L’intervista è divisa in due parti). MPR

 L’Europa si è mossa e secondo l’Economist vuole puntare a diventare il super regolatore del mondo IA…

“La disciplina fotografa lo stato attuale delle applicazioni e della ricerca in ambito di IA e costruisce limitazioni e tutele a partire da esso. Stante l’estrema liquidità di questa tecnologia e l’espansione esponenziale dei suoi settori applicativi, la normativa, abbozzata nel 2021, incubata già per due anni (è uno dei pochi casi in cui tutti, ma proprio tutti gli eurodeputati in commissione prima ed in aula poi abbiano voluto depositare emendamenti, alcuni anche a decine) e la cui piena applicazione è previsto sia posticipata di due anni dalla sua entrata in vigore (per consentire un grace period per la compliance), nascerà indefettibilmente già vecchia. Il fatto stesso che l’elencazione delle singole tipologie di sistemi di IA sia demandata ad allegati del Regolamento che la Commissione dovrà periodicamente aggiornare, lascia intendere lo sforzo tantalico di disciplinare un fenomeno in costante movimento e di rara multiformità. 

La regolazione, dunque, è in ritardo ancora una volta sull’innovazione?

“L’ambito applicativo è troppo ampio. La definizione originaria, già omnibus, è stata sostituita nell’ultimo testo con quella proposta dall’OECD che ricomprende sostanzialmente tutti i processi di machine learning, indipendentemente dal loro grado di autonomia, in grado di assumere decisioni anche in base ad algoritmi predittivi. Tale è la vaghezza dell’assunto di base, che all’interno della platea di riferimento può rientrare una varietà immensa di algoritmi e sistemi, così da rendere sostanzialmente inapplicabile la normativa”.

Entriamo nel merito della disciplina: Europa versus mondo (Cina/USA)?

“La disciplina è costruita in base ad una categorizzazione delle finalità applicative di un qualsiasi sistema di IA, fondata su livelli di rischio (minimo, limitato, alto inaccettabile). Il rischio è valutato su base puramente etica (o retorica?) e quasi mai fattuale/razionale. Mi pare che mai come in questo caso si assecondi la giustificata accusa americana alle istituzioni europee (v. Cass Sunstein) di legiferare sulla base della paura. Tralascio in questa sede considerazioni di tipo economico e politico in merito alle auto-limitazioni che l’UE s’impone, in questo settore grandemente strategico, circa applicazioni certamente dirompenti, ma considerate accettabili, quantomeno a livello sperimentale in altri mercati (Cina e USA). Nuovamente mi chiedo: quanto ancora resisterà il Brussels Effect nell’imposizione di un golden standard giustificabile a livello globale?”. 

Nel Regolamento non si parla di responsabilità…

Infatti,  il Regolamento lascia impregiudicata la questione giuridicamente più rilevante per quanto concerne l’AI, che è quella della responsabilità. Essa è infatti demandata (ma in termini di mera liability e non di più significative responsibility o accountability) ad una successiva Direttiva. Come tale, a differenza di un Regolamento, la Direttiva non sarà direttamente ed identicamente applicabile in tutti gli Stati Membri, ma avrà 27 diverse attuazioni normative nazionali (da quelle iper-rigoristiche, a quelle totalmente lassiste). Se questo è pur coerente col rispetto della sovranità statale nella legislazione in materia di responsabilità civile e penale, impone però un’opera di coordinamento a posteriori diabolica, soprattutto in considerazione di come, invece, tutta la parte definitoria e fondamentale sia condivisa nel Regolamento AI Act.

Nella prossima puntata continueremo l’analisi con focus #Copyright, #Authority di regolamento, #Consumatori e naturalmente  #Governance. 

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Maria Pia Rossignaud
Giornalista curiosa, la divulgazione scientifica è nel suo DNA. Le tecnologie applicate al mondo dei media, e non solo, sono la sua passione. L'innovazione sociale, di pensiero, di metodo e di business il suo campo di ricerca. II presidente Sergio Mattarella la ha insignita dell'onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana. Vice Presidente dell’Osservatorio TuttiMedia, associazione culturale creata nel 1996, unica in Europa perché aziende anche in concorrenza siedono allo stesso tavolo per costruire il futuro con equilibrio e senza prevaricazioni. Direttrice della prima rivista di cultura digitale Media Duemila (fondata nel 1983 da Giovanni Giovannini storico presidente FIEG) anticipa i cambiamenti per aiutare ad evitare i fallimenti, sempre in agguato laddove regna l'ignoranza. Insignita dal presidente Mattarella dell'onorificenza di "Cavaliere al Merito della repubblica Italiana. Fa parte del gruppo di esperti CNU Agcom. E' fra i 25 esperti di digitale scelti dalla Rappresentanza Italiana della Commissione Europea. La sua ultima pubblicazione: Oltre Orwell il gemello digitale anima la discussione culturale sul doppio digitale che dalla macchina passa all'uomo. Già responsabile corsi di formazione del Digital Lab @fieg, partecipa al GTWN (Global Telecom Women's Network) con articoli sulla rivista Mobile Century e sui libri dell'associazione. Per Ars Electronica (uno dei premi più prestigiosi nel campo dell'arte digitale) ha scritto nel catalogo "POSTCITY". Già docente universitaria alla Sapienza e alla LUISS.