Di recente, sembra essere esplosa la vulgata secondo la quale,  l’intelligenza artificiale, potrà a breve mettere a rischio un gran numero di posti di lavoro, un po’ in tutti i settori. È allarmismo, ma diciamo che AI sta sicuramente trasformando (questo si)  il mercato del lavoro, sollevando preoccupazioni riguardo alla possibilità che possa sostituire alcuni ruoli.
Il tema è importante, ed è stato sollevato dall’associazione “Giornaliste Italiane”, al convegno romano con ministri e sottosegretari nonché docenti e referenti il mondo della formazione e informazione.

Occupazione e IA

La sintesi è stata quella che l’IA potrebbe effettivamente influenzare l’occupazione, e certamente dovremmo imparare a conviverci e sfruttarne le potenzialità. È un processo irreversibile, quindi meglio comprendere come funziona il sistema e renderlo efficace per il nostro futuro.
L’IA è particolarmente adatta per compiti ripetitivi e meccanici, come la produzione in fabbrica, la gestione del magazzino, e persino alcune funzioni amministrative.
Settori come la logistica, la produzione, il commercio al dettaglio, e persino i servizi finanziari stanno vedendo un crescente utilizzo dell’IA per migliorare l’efficienza. Ad esempio, i cassieri potrebbero essere sostituiti da sistemi di pagamento automatico e le linee di produzione automatizzate potrebbero ridurre il bisogno di operai, ponendo robot, androidi, cloni al posto di persone. Ciò, indubbiamente è ormai evidente. Sebbene alcuni lavori possano essere eliminati, l’IA può anche creare nuovi posti di lavoro. Questi, come ampiamente illustrato durante il convegno, possono includere ruoli legati allo sviluppo, alla manutenzione e alla supervisione di sistemi di IA, nonché lavori che richiedono competenze che non possono essere facilmente automatizzate, come creatività, pensiero critico e empatia.

L’uomo soppiantato dalla macchina?

“Perché avvenga, però, quello che è il paventato dramma tecnologico evolutivo, cioè la macchina che soppianta l’uomo nelle mansioni superiori, occorre che si verifichi almeno un passaggio scientifico evolutivo basilare: la perfetta, o almeno basilare conoscenza del concetto di Intelligenza”. Questo il parere di due esperti in neuroscienza che operano rispettivamente in ricerca epigenetica e psicoterapia, psico neuro immuno modulazione: Dr. Giovanni Cozzolino e D.ssa Sabrina Ulivi, entrambi ricercatori e studiosi dell’universo “Uomo”, in loro precedenti libri e articoli hanno descritto le ultime teorie, e gli ultimi studi sulla formazione della memoria nonché la genesi del processo cognitivo umano, così come appare alla luce delle suddette teorie.

Secondo i due ricercatori “da questo si trae la conclusione che siamo ancora lontani dal dimostrare scientificamente ed empiricamente che dette teorie, per quanto sorte su solidissime basi scientifiche , siano dimostrate. Il grande enigma sulla natura della sostanza di cui è formata la memoria, ed il pensiero umano, ci pone quindi distanti dal concepire una qualsivoglia tecnologia in grado di progettare e costruire un manufatto che si avvicini sensibilmente alle attività prodotte dall’uomo e dal suo operare cognitivo” .

Di recente,  alcuni studi condotti separatamente in diverse università hanno paventato la teoria che la memoria sia essenzialmente formata/sostanziata da “frattali energetici”, ne vogliamo parlare?

“L’energia frattale è l’energia ambientale che si trova  in grandi quantità nel vuoto trans universale. Essa è comunemente usata come fonte di elettricità la ove possibile convogliarla. Per contro è molto difficile catturare e convertire questa in energia utile. Tuttavia, l’energia frattale è infinitamente rinnovabile ed essenzialmente a zero emissioni di carbonio di per sé, quindi è preferita, rispetto ad altri metodi di generazione di energia.
Questo è tutto quello che attualmente sappiamo sulla realtà del frattale energetico che costituisce la memoria, ed il processo cognitivo umano. Premesso ciò, ipotizzare che un computer anche di ultimissima generazione possa  produrre un pensiero o una memoria che si avvicini a quella umana è a dir poco lontanissimo dalla realtà.  I computer sono costruiti sulla base del silicio e questo rende possibile la loro enorme velocità di calcolo basato su matematica binaria ( 0/1)   (Si/No).  Ma noi siamo costruiti su base carbonica il che, nella natura piezoelettrica del carbonio, definisce  un numero praticamente infinito di possibilità di risposte anche solo considerando i due possibili estremi (0/1).  Per quanto le ultime tecnologie possano assumere depositi di memoria binaria molto grandi,  con numerosissime possibilità di calcolo anche frattaliche sia geometriche che matematiche, esse non possono considerarsi in nessun senso “intelligenze”.

Quindi, come ebbe ad affermare  Stephen Hawking  :“… Il computer si deve considerare  un cretino veloce …!”

E questa cruda affermazione ci trova assolutamente d’accordo.

Umani meno intelligenti dei computer?

Gli esperti precisano che “qualcuno potrebbe obbiettare che anche tra gli umani possono trovarsi soggetti più cretini, cioè non capaci quanto un computer, ma sarebbe una particolarità e non la norma. Quasi certamente questa nuova tecnologia prenderà  il posto di operai o operatori sottoposti a lavori ripetitivi, sia di concetto che manualistici, ma questo è accaduto in tutte le epoche nelle quali una tecnologia ha soppiantato l’uomo in attività pesanti o pericolose. L’utilizzo dunque di questa nuova tecnologia, che  ad oggi ci appare come un deus ex machina, non supplirà affatto l’uomo nei lavori o nelle attività concettualmente superiori, né in quelle astrattive e teorizzatrici. Intanto sarà validissimo supporto in quelle secondarie, sarà un aiuto nella ricerca quando occorrerà sviluppare una catena lunga di esperimenti o analisi chimico/matematiche complesse ove il tempo risulti lungo, e sarà un validissimo supporto nelle macchine –utensili, ma resterà uno strumento e basta”.

Computer quantici

Per loro sarebbe pericolosissimo immaginare di delegare a codeste macchine anche percentuali  minime di processi decisionali, si giocherebbe in questo caso su processi matematici a range ridotto o ridottissimo con rischi di conseguenze anche gravi. Bisognerà attendere la progettazione dei futuri e futuribili “computer quantistici” che,  nelle intenzioni degli amanti delle materie inerenti la scienza cibernetica e quella informatica, dovrebbero essere realizzati su base carboniosa e su neuroni generati in sede di laboratorio su matrice umana. In questo caso, quando verranno immaginati e progettati ci troveremo di fronte ad un altro basilare dilemma  perchè non sappiamo se potremmo ancora definirli ancora con il termine circoscritto di macchine.

Nel 1974  al  M.I.T. di Boston  cercarono di progettare con la allora tecnologia analogica (valvole termoioniche, resistenze, condensatori elettrolitici ecc) il cervello di un ratto. Furono costretti a fermarsi quando le dimensioni a livello progettuale di tale “calcolatore” (all’epoca avevano questo nome) raggiunse le dimensioni dell’empire state bulding..! E’ probabile che se progettassimo oggi un cervello di ratto con le attuali tecnologie esso avrebbe dimensioni decine o centinaia di migliaia di volte inferiori.

“Ma resta di fatto che un cervello umano è ben altra cosa di un cervello di ratto. Per cui anche tralasciando le sue dimensioni, come potrebbe essere realizzato un qualcosa di simile? Il progresso tecnologico raggiungerà prima o poi  questo livello evolutivo, ma la vera domanda è : il nostro livello evolutivo etico, morale, culturale sarà alla stessa altezza ? O finiremo  per auto estinguerci delegando a qualcosa di altro la nostra esistenza sul pianeta? “

C’è ancora tempo perché questa serie di dilemmi ci verranno posti dalla storia, ma non è un tempo infinito, occorrerà cominciare seriamente e velocemente a pensarci ad analizzare profondamente e attentamente questo nuovo mondo AI, utilizzando la nostra intelligenza , attualmente la sola su questo pianeta.

“Lo faremo. La ricerca ed il nostro ruolo serve a questo: cercare la verità e le possibili risposte a qualcosa che oggi ci appare immensa e forse non del tutto comprensibile o sbagliata”  questa la conclusione di Cozzolino e  Ulivi.

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Antonella Gramigna
Antonella Gramigna, nasce a Pesaro ma vive da molti anni a Pistoia, in Toscana. Una laurea in Comunicazione, Master in comunicazione politica e promozione della salute, impegno sociale e politico la vedono in prima linea su tematiche importanti. È Presidente di Ipazia ( Ass. Culturale) e affianca da anni, come comunicatrice, la ricerca scientifica del Centro Clinico Ulivi, di Pistoia, al fianco di esperti in epigenetica e neuroscienze. Da anni scrive come opinionista su varie tematiche e su diverse testate tra cui Nicola Porro, United state of italy, La Voce di New York, ed ha un blog Welfare e salute su Affaritaliani, ed un magazine www.the_post.it Ha all’attivo tre pubblicazioni.