Alessandra Paradisi (Vicedirettrice Ufficio Studi Rai) intervenuta a Nostalgia di Futuro 2024 sulle misurazioni ha detto: “Propongo di analizzare, prima di tutto, il senso delle misurazioni, perché per esaminare i dati bisogna capire qual è il motivo della misurazione, a cosa serve e a chi serve.
Queste domande , in particolare, sono determinanti per affrontare la misurazione nel servizio pubblico.
La tv nasce in Italia in un regime monopolistico e il servizio pubblico aveva interesse a misurare, soprattutto, la soddisfazione del pubblico. Era l’epoca degli indici di gradimento. Il cittadino, ieri come oggi, è il target del servizio pubblico. Con l’evoluzione del mercato e l’avvento delle tv commerciali, le rilevazioni sono passate a misurare gli ascolti in un’ottica di prodotto. Le tv commerciali nascevano, infatti, per sviluppare il mercato e il target diventava il consumatore. Oggi con l’avvento degli OTT si passa dalla misurazione degli ascolti alla Total Audience e cioè alla raccolta di dati che va ben al di là della rilevazione quantitativa dell’ascolto, arrivando alla profilazione dell’utente.
È molto importante sottolineare che quando si parla di misurazione nel servizio pubblico radiotelevisivo e multimediale, deve essere ricordato il contratto di servizio che impone un’offerta rilevante, ossia di valore e di qualità. Il servizio pubblico adempie a quanto richiesto, creando valore in termini di: Economia (impatto sul sistema paese e sull’industria creativa); Fiducia (qualità dell’informazione, pluralismo); Diversità (Coesione Sociale, inclusione); Cultura (educazione, intrattenimento); Tecnologia, (innovazione e sostenibilità).
L’obiettivo principale per il servizio pubblico è servire il cittadino, non il consumatore. Questo obiettivo offre gli elementi per capire che quando si va a misurare il servizio pubblico entrano in gioco diversi elementi di valutazione, oltre alla mera rilevazione degli ascolti.
L’European Broadcasting Union e anche la CRTV nel documento chiamato: “70 anni di tv, 100 anni di radio” parlano di un mercato radiotelevisivo in grado di creare valore e il servizio pubblico lo fa ponendosi con elementi distintivi nel sistema paese e nell’industria creativa, sostenendo diversità, inclusione sociale, coesione culturale e innovazione tecnologica.
Quali sono le sfide del servizio pubblico alla luce della trasformazione digitale? Certamente quella della gestione dei big data, garantendo al contempo al cittadino la tutela dei dati personali. Esiste un atteggiamento virtuoso che deve conciliare tutte le potenzialità dell’IA con temi etici e sociali, mantenendo al centro del processo il cittadino, la persona. È la tecnologia al servizio del cittadino e non il cittadino al servizio della tecnologia.
Segnalo, in questo contesto, gli ultimi due studi dell’Ufficio Studi RAI: “I lavori del futuro”, manuale utile ai giovani che vogliono lavorare nel settore radiotelevisivo, e “Trasformazione digitale e intelligenza artificiale” che mette a fuoco il ruolo del servizio pubblico come mediatore e accompagnatore del cittadino in un’epoca molto complessa che offre tante opportunità ma presenta anche molte criticità”.