La giustizia protegge i diritti dei cittadini. Ma è un concetto astratto. Nella pratica sociale ci sono professionisti della giurisprudenza che si occupano della gestione dei diritti e delle sanzioni. Non solo analisi sui crimini, ma semplicemente amministrazione etica dei fatti privati e dei fatti pubblici. Chi fa l’avvocato, chi l’indagatore, chi il giudice. Se l’organizzazione interna di queste professioni ha obiettivi prevalenti rispetto alla funzione sociale verso i cittadini, il ‘sistema’ può diventare irregolare e l’arbitro arbitrario. Se poi, con una forma di sodalità ammiccante, si pianificano carriere soggettive, comportamenti autoreferenziali, privilegi e impunità, collusioni col potere economico e politico, allora quelli che dirigono il ‘sistema’ sono cospiratori. Ma siccome siamo innocentisti fino a prova di reato, abbiamo fiducia che ci siano professionisti leali e che, con un Parlamento attento, la giustizia sia sempre trasparente, come richiedono la civiltà e lo sviluppo sostenibile.
199 – ALGORITMI MORFOGENETICI
Alla Tufts University, poco a nord di Boston, sul Mystic River, il laboratorio di Michel Levin studia come vengono elaborate le informazioni nei sistemi biologici. In uso tecniche di genetica molecolare, biofisica e modellazione computazionale per affrontare il controllo su larga scala della crescita e della forma. Se un verme può riprodurre parti tagliate, a una salamandra può rispuntare la coda e il fegato umano può rigenerarsi, quali sono i meccanismi molecolari e neuronali del ‘sistema cervello’ per riprogrammare tessuti, arti ed organi? Ci sono segnali bioelettrici che fanno parte del linguaggio delle cellule per modellare l’organismo. Per scoprire quali informazioni hanno i tessuti biologici e come vengono archiviate, elaborate e comunicate, ci vogliono tecniche di intelligenza artificiale e neuroscienze, modelli computerizzati algoritmici. In futuro forse sarà possibile far spuntare dita amputate e rigenerare organi usurati. https://ase.tufts.edu/biology/labs/levin/
200 – ROBOTICA COLLABORATIVA
I cobot (collaborative robot) sono ormai in fabbrica; non solo in ambienti pericolosi o poco strutturati, ma nei settori più disparati, dall’industria alimentare a quella medicale, dalla logistica all’assemblaggio, dalla chimica all’aerospaziale. Hanno sistemi di visione e sensori plurimi. Sono mobili, non hanno bisogno di barriere protettive come i vecchi robot industriali. Alcuni si guidano con un joystick, altri col telefonino, se non vocalmente. Rendono possibile maggiore sicurezza, efficienza, precisione. Si integrano con altre tecnologie. Sostituiscono l’uomo nel lavoro ripetitivo e usurante. Occorre naturalmente, una riqualificazione professionale per chi li adopera, che è un bene per la formazione di personale meccatronico evoluto. A seguito degli ‘Stati generali della Robotica collaborativa’, organizzati da Universal Robots, è stata anche lanciata una ‘Carta delle Idee della robotica collaborativa’, un manifesto redatto da alcuni dei maggiori esperti di automazione e robotica.
201 – INDY SENZA PILOTI
Auto dotate di sensori che viaggiano nel traffico, più prudenti di un guidatore umano. Restano le incognite dei guasti all’intelligenza robotica e i dilemmi occasionali (frenare o accelerare? investire un animale o farsi tamponare?). Intanto gli sportivi hanno organizzato per il prossimo 23 ottobre, sul Motor Speedway di Indianapolis, una gara per sole auto da corsa autonome guidate da algoritmi di intelligenza artificiale. Dieci giri, senza limiti di velocità e senza incidenti (si spera!). L’iniziativa è di Dallara Automobili di Parma con Clemson University (South Carolina), che ha già equipaggiato una vettura con sensori radar di telerilevamento, telecamere, freni, acceleratore, ovviamente cervello algoritmico. Alla sfida “Simulation Race” hanno risposto 37 Università da tutto il mondo, tra cui Pisa, Modena e Milano, che stanno lavorando alla preparazione del digital twin della vettura fisica e del robot-pilota.
Articolo precedenteCarotti (FIEG) su Copyright: “Riflettiamo sull’essenza del cambiamento”
Articolo successivoE-leadership: come guidare la trasformazione (digitale) nella PA
Paolo Lutteri
Paolo Lutteri, di Milano, si occupa di comunicazione e marketing dal 1976. Laureato in Scienze Politiche all’Università di Milano e Diplomato all’Istituto Universitario di Lingue di Pechino. Giornalista pubblicista, iscritto all’Ordine dei Giornalisti e all’Unione Giornalisti Italiani Scientifici. Ha lavorato con il quotidiano Il Giorno, con le società Spe, Sport Comunicazione e Alfa Romeo; con il Gruppo Rai dal 1989 si è occupato di marketing, sport, nuovi media e relazioni internazionali. Ha tenuto corsi presso le Università degli Studi di Milano e Bicocca, le Università di Roma Sapienza e Tor Vergata. Attualmente studia e scrive articoli sull’innovazione culturale e tecnologica, fa parte del Comitato di Direzione della rivista Media Duemila, è socio onorario dell’Osservatorio TuttiMedia, membro d’onore dell’EGTA-Associazione Europea Concessionarie tv e radio, membro del Consiglio direttivo dell’Associazione Eurovisioni, socio e direttore del Centro Documentazione e Formazione della Fondazione Salvetti. e-mail: paolo.lutteri@libero.it