È una delle personalità più importanti al mondo nel campo delle scienze e tecnologie aerospaziali; consulente scientifica della NASA, dell’ASI e dell’ESA, è stata Principal Investigator responsabile dello strumento SD2 sulla sonda spaziale Rosetta. È stata la prima donna in Italia a laurearsi in ingegneria aeronautica, con votazione 100/100 e lode, presso il Politecnico di Milano, dove è stata poi docente di meccanica orbitale.
Ironica, precisa nel racconto di una vita che si contrappone all’essere stata prima in tanti contesti, ed essere mamma di 5 figli ed ora nonna ma soprattutto testimonial del fatto che il mondo STEM è per tutte e tutti. La ritrovo alla LUISS, l’occasione è la presentazione del libro “L’ innovatore rampante – L’ultima lezione di Italo Calvino” di Andrea Prencipe e Massimo Sideri.
Dice che l’essere umano vive in eterna contrapposizione. “Vorremmo essere buoni e molte volte siamo cattivi, vorremmo essere belli e più delle volte siamo brutti. Il metodo aiuta ad affrontare questa dualità”. E poi precisa che è vero “il metodo scientifico è tipico dei maschi perché le donne lavorano più per intuizione, giustificate a posteriori con la logica che ho sempre cercato di trasferire in tutti contesti della vita, anche in famiglia con 5 figli e 7 nipoti. Una piccola comunità che si può benissimo gestire dal punto di vista umano con il metodo: poche leggi ma indiscutibili”.
L’innovazione è nel presente
Poi arriva allo Spazio, il suo Spazio e all’innovazione che Calvino collocava nel presente. “La dimostrazione che l’innovazione è nel presente sta nei progetti che ci hanno portato sulla luna, è insita nel programma Artemis, siamo arrivati sulla Luna ed ora pensiamo a Marte, missione che richiede per ragioni astronomiche due anni perché il pianeta è in opposizione e l’allineamento sole, terra e Marte avviene ogni biennio”.
E qui arriva la parte emozionate: “L’Italia doveva andare su Marte con il il rover denominato Rosalind Franklin, nome della scienziata inglese che ha contribuito alla scoperta della struttura del DNA, senza riceverne a suo tempo adeguato riconoscimento – dice -. Lo scopo della missione è la ricerca di biomolecole o tracce di vita sul Pianeta rosso, dopo un ritardo dovuto alla pandemia e a problemi tecnici però sembra difficile che il lancio riesca nel 2024. Per la mancanza dei partner russi, sarebbe necessario costruire ex novo tutte le componenti da loro fornite, come la piattaforma di atterraggio. Ma io su Marte ci sarò, perché il secondo rover che cercherà tracce di vita su Marte è stato dedicato dall’Agenzia Spaziale Europea a me, si chiamerà Amalia, un bel segnale per le donne ed anche per me che ho 86 anni ed andrò sul Pianeta Rosso”.