“America First!, Europa da sola”: sintetizzato in un titolo da Politico, suggerito dalle smargiassate del discorso di Donald Trump al Congresso riunito in sessione plenaria nella notte tra martedì e mercoledì, l’accostamento rende bene la situazione di un Occidente sballottato tra l’offensiva Usa delle paci predatorie in Ucraina e anche in Medio Oriente e la difesa dei valori affidata a un’Europa scossa e divisa, ma che cerca di elaborare una risposta tra un vertice e l’altro – a Londra, domenica; a Bruxelles oggi, giovedì 6 marzo -.

Via ai dazi e, quindi a una guerra commerciale di dimensioni planetarie. Stop agli aiuti all’Ucraina. Queste le due decisioni prese da Trump nell’imminenza del discorso al Congresso, che agitano mercati e diplomazie di tutto il Mondo. I leader europei sono chiamati a un vertice da vertigine, quando l’orologio atlantico segna “cinque minuti alla mezzanotte” dell’Apocalisse occidentale, cioè una frattura tra Usa e Ue.

Ma se la boria nazionalistico-imperialista dell’America ‘trumpiana’ dovesse – finalmente – indurre l’Europa a una maggiore coesione ed a una maggiore consapevolezza di se stessa, la spallata data dal magnate presidente all’Unione nel tentativo di smantellarla otterrebbe l’effetto opposto. E sarebbe una buona cosa.

Prendere atto dell’allineamento di fatto di Trump con il presidente russo Vladimir Putin?, magari – c’è chi dice – in funzione anti-Cina. O salire sulle barricate della difesa di un Paese invaso e mutilato? Fra i 27, i leader pro-Putin lavorano per fare deragliare le iniziative per sottrarre l’Ucraina a una ‘pace capitolazione’ e strappare l’iniziativa a Trump – ammesso che sia possibile riuscirci -.

E, intanto, in Medio Oriente, la tregua tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza è appesa al filo religioso-umanitario del susseguirsi tra Ramadan musulmano e Pasqua ebraica. E, anche qui, la voce di Trump suona più minacciosa che pacificatrice: se nel discorso al Congresso aveva parlato poco o nulla di Medio Oriente, ieri, dopo avere visto alcuni ostaggi liberati, il magnate presidente ha dato “l’ultimo avvertimento” ad Hamas, chiedendo che liberi subito tutti gli ostaggi ancora trattenuti, vivi o morti che siano; altrimenti – ha minacciato – “ci sarà l’inferno da pagare più tardi!”.

Sul suo social Truth, Trump ha scritto: “Per la leadership di Hamas, è il momento di lasciare Gaza, finché ne ha la possibilità. Inoltre, dico al popolo di Gaza: un futuro meraviglioso ti attende, ma non se tieni degli ostaggi. Se lo fai, sei morto! Prendi una decisione intelligente. Rilascia gli ostaggi ora, o ci sarà l’inferno da pagare più tardi!”.

Nel primo discorso del suo secondo mandato davanti al Congresso in plenaria, un Trump “combattivo” e “non disposto a riconoscere alcun errore” si impegna a portare avanti “la sua agenda in modo implacabile”: i virgolettati vengono dai maggiori media Usa.

Formalmente, non era un discorso sullo stato dell’Unione, ma l’equivalente. Ed è stato il più lungo discorso mai pronunciato da un presidente degli Stati Uniti a Camere riunite: è durato un’ora e 40’. I parlamentari democratici hanno riempito le tribune degli invitati di dipendenti federali licenziati da Trump e dal suo sodale Elon Musk.

 

Articolo precedenteMartusciello (Audiradio): “Apparato plurale di JIC che opera in una logica di sistema”
Articolo successivoSfogliando il giornale. Lettura di un quotidiano inesistente
Giampiero Gramaglia
Giornalista, collabora con vari media (periodici, quotidiani, siti, radio, tv), dopo avere lavorato per trent'anni all'ANSA, di cui è stato direttore dal 2006 al 2009. Dirige i corsi e le testate della scuola di giornalismo di Urbino e tiene corsi di giornalismo alla Sapienza.