di FORTUNATO PINTO
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    La Pubblica Amministrazione digitale ha fondamentalmente un problema: il divario tra immigrati digitali e nativi digitali. La struttura odierna di quella che è chiamata PA digitale si rifà alle modalità del cartaceo, il digitale è soltanto parte delle funzioni da assolvere nella soluzione del proprio impiego. Un trasferimento completo delle mansioni in soluzioni informatiche non è avvenuto e ciò provoca un insabbiamento dei tempi di produzione che invece dovrebbero velocizzarsi.
Questa problematica riconduce al divario tra le generazioni nate nell’era del digitale e quelle precedenti che hanno un approccio alla Rete in netto svantaggio rispetto alle prime e il loro deficit comporta una composizione dei contenuti della PA caratterizzato dalla mancanza di user-friendliness, semplicità nella navigazione e totale assenza di cura dell’estetica. Tutto ciò è dovuto alle presupposizioni, incorrette, di creare ambienti simili a quella che è la realtà , non curanti della differenza tra il virtuale e l’attuale.
La PA digitale dovrebbe abbandonare il modello del Web degli anni Novanta e iniziare a trasformasi in interattiva e dinamica, e soprattutto sostituire completamente il cartaceo.
Contrariamente alla PA digitale, non è possibile digitalizzare completamente l’Università . I rapporti psico-fisici che si instaurano nell’Università fanno parte della formazione nella carriera accademica e per questo insostituibili a corsi di formazione a domicilio tramite Internet. In queste condizioni manca l’apprendimento attraverso il confronto con l’altro e con quelle che sono le proprie conoscenze e i propri principi.
Parlando invece dei contenuti dei corsi di laurea, quindi libri di testo e materiali di apprendimento, questo processo è già in via di sviluppo: gli e-book sono in forte espansione e proprio nelle Università inizieranno a diffondersi maggiormente.
L’integrazione con il cartaceo è imminente. Ciò non vuol dire la sparizione di pagine e pagine che raccontano della cultura dell’uomo, ma una trasformazione del supporto che non andrà a modificare quello che è il medium, il messaggio.
Fortunato Pinto
studente Federico II di Napoli