Anna Maria Genzano (Vicepresidente vicario di Audiradio), intervenuta a Nostalgia di Futuro 2024 ha affermato: “La Radio è il medium più antico ed anche quello che si è trasformato di più in funzione dei cambiamenti tecnologici, sociali e culturali. Oggi, la Radio è, di fatto, l’unico mezzo fruibile attraverso tutte le piattaforme e tutti i dispositivi presenti sul mercato.

I cambiamenti, però, hanno imposto anche delle modifiche ai sistemi di rilevazione dell’ascolto radiofonico. Audiradio nasce, dunque, con un obiettivo molto preciso che è quello di promuovere l’evoluzione dell’indagine radiofonica, al fine di valorizzare al massimo l’ascolto multipiattaforma della radio, che ha raccolto con professionalità e lungimiranza la sfida della multimedialità nella comunicazione, senza però tradire la sua natura e i suoi valori. Con Audiradio il rilascio dei dati per le radio nazionali avverrà ogni tre mesi e non più ogni sei mesi. Le radio locali manterranno, invece, il rilancio dei dati semestrali. Cercheremo di condividere gli asset con gli altri JIC anche in un’ottica di risparmio di risorse, perché uno dei nostri obiettivi è la sostenibilità economica.

L’indagine Audiradio, che partirà nel 2025, assicurerà una nuova metodologia di ricerca nella rilevazione degli ascolti, capace di garantire quel delicato equilibrio tra la necessità di dare continuità alla currency e l’esigenza di adottare una metodologia che prenda atto del processo di digitalizzazione dei media.

In tale contesto l’SDK rappresenta la grande novità dell’indagine sugli ascolti radiofonici, un significativo passo in avanti, rispetto a un modello meramente dichiarativo. Tuttavia, è molto importante che la Radio sia presente su tutti i device e che venga garantita la “prominence”, vale a dire la rilevanza e l’accessibilità della Radio nel contesto digitale, preservando l’identità di ciascun brand, pur rispondendo collettivamente alle sfide imposte dai giganti tecnologici.

La nuova Audiradio al momento ha limitato  il perimetro di rilevazione alle radio FM; quindi, per il 2025 non rivelerà le radio native digitali DAB e questo per una ragione ben precisa: il mercato radiofonico digitale, allo stato attuale, non è ancora allineato, ci sono delle fortissime asimmetrie tra il settore nazionale e quello locale. Il settore nazionale, e in particolare i due operatori privati, raggiunge oggi una copertura di quasi il 90% della popolazione. Il settore locale soffre ancora di un grave problema che è il rilascio dei diritti d’uso, quindi l’autorizzazione ad attivare gli impianti.

Avviare oggi un’indagine che comprenda anche le radio DAB significherebbe andare a penalizzare il settore locale; quindi, valutiamo di volta in volta come evolverà il mercato del DAB e poi lo includeremo.

Un altro aspetto fondamentale è l’inclusione della radio digitale su tutti i device. Il 70% dell’ascolto si concentra  in auto, eppure nonostante l’obbligo di introdurre il DAB nelle autoradio, obbligo che in Italia esiste dal gennaio 2020 vale a dire ben prima del recepimento della direttiva che ha istituito il codice delle comunicazioni europeo avvenuto a novembre 2021, ancora assistiamo a situazioni in cui vengono immesse sul mercato  vetture senza la radio DAB. In questo contesto va considerato anche un altro aspetto e cioè  il ciclo di vita di una macchina. Ebbene, se prima della pandemia era di dieci anni, oggi arriva a circa 18 anni. Dunque, se non viene inserita la radio DAB nelle autovetture vi è il ragionevole  rischio di registrare una perdita di ascoltatori significativa. Inoltre, la stessa direttiva europea esclude in maniera espressa gli apparati di valore modesto, quelli dove il DAB è puramente accessorio e gli smartphone. Allora noi ci chiediamo come può il regolatore escludere gli smartphone e gli apparati di valore modesto dalla direttiva se si vuole sviluppare il mercato radiofonico?

Pertanto,  una radio che costa 15 o 20 euro (possiamo considerarlo volare modesto?) è destinata a fare a meno del DAB. Ciò significa che  una persona con 500 euro di pensione non può permettersi la radio digitale  e per poter accedere ai contenuti DAB si vedrà costretta a farlo solo attraverso le applicazioni e quindi la rete internet, vale a dire che dovrà pagare per fruire di un mezzo che da sempre è gratuito. e

La Radio, infatti, si distingue in quanto  gratuita e può essere tale poiché diffonde i suoi contenuti su reti broadcast di proprietà che garantiscono stabilità del segnale e servizio universale, non bidirezionale.  Essere proprietari di reti broadcast vuol dire assicurare la presenza del segnale radiofonico in qualsiasi momento, anche in situazione di eventi naturali che compromettono i sistemi d’informazione la Radio  continua a trasmettere senza interruzioni e riesce a dare un servizio di pubblica utilità, cosa che le reti IP non fanno.

Se ci appoggiamo solo alla rete internet, pensando di diffondere i nostri contenuti unicamente attraverso questa piattaforma,  vuol dire che dipenderemo per sempre da qualcun altro.

Attraverso la prominence del mezzo Radio, che sarà oggetto di un Tavolo tecnico permanente che verrà istituito presso l’Agcom il prossimo 5 dicembre, ci auguriamo di poter avviare finalmente tutte quelle attività atte a garantire ai servizi di interesse generale radiofonici  lo spazio che  meritano sulle autoradio e su tutti i dispositivi atti alla ricezione di contenuti sonori.  Se si vuole tutelare anche il pluralismo in questo paese bisogna dare rilevanza a tutti quei soggetti che hanno investito nel tempo, continuano ad investire e si adattano alle innovazioni tecnologiche, come di fatto la Radio ha dimostrato di saper fare  senza mai snaturare la propria identità e mantenendo sempre intatto quello che io definisco il proprio “capitale reputazionale” cioè quell’insieme di valori quali credibilità, affidabilità, gratuità, trasparenza, responsabilità, verifica delle notizie e dell’informazione, capacità di interagire con il pubblico e attitudine ad essere live”.

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