Commenti di Antonio Preto, Antonio Martusciello (Commissari AGCOM) e del direttore scientifico di “Media Duemila” Derrick de Kerckhove sull’indagine conoscitiva “Informazione e Internet in Italia: modelli di business, consumi, professioni” che verrà presentata oggi alle ore 15:30 presso il Senato della Repubblica, sala Capitolare del Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva, in piazza della Minerva 38 – Roma.
E’giornalismo ritrovato, secondo Derrick de Kerckhove l’indagine che l’AGCOM presenta al pubblico e che propone il giornalismo di qualità come via di successo per l’impresa editoriale. I dati dell’Osservatorio sul giornalismo con interviste a 2.300 giornalisti, pari al 6,5% del settore di riferimento, prova a ricostruire l’universo della forza lavoro giornalistica in modo globale ed estensivo. L’Autorità ha anche avviato una collaborazione con il Reuters Institute for the Study of Journalism presso la University of Oxford per cercare risposte, adeguate al processo di digitalizzazione che significa anche sovrapproduzione e polverizzazione dell’offerta informativa.

“Le rivelazioni dell’Indagine conoscitiva su informazione e Internet in Italia sono state una novità per il nostro Paese e penso sarà molto utile per riconfigurare il futuro mondo dei mass media perché i dati elaborati dall’Indagine conoscitiva disegnano un quadro unitario, mettendo a sistema informazioni prima frammentate che per la prima volta ci aiutano a capire la magnitudine dirompente della rivoluzione” secondo Antonio Preto, Commissione per le infrastrutture e le reti.
“Assistiamo ad un cambiamento radicale – afferma Preto – generato dall’evoluzione digitale con un impatto diretto sull’intero panorama dei mezzi di comunicazione di massa. Uno scenario in rapida evoluzione che impone, sì, un urgente cambio di rotta dell’intera filiera dell’informazione, con scelte coraggiose e lungimiranti, ma anche interventi mirati e urgenti delle Istituzioni nazionali ed europee. Penso alla creazione di un level playing field, a regole coordinate per i diversi media, alla tutela del diritto d’autore e a una fiscalità per tutti i player. AGCOM contribuisce con questo progetto all’alfabetizzazione mediatica europea mediante una stretta cooperazione tra tutti soggetti istituzionali nazionali ed europei ed è pronta a portare il suo contributo di Autorità convergente”.

“La disponibilità di maggior informazione, che cresce a ritmi velocissimi, non sempre è sinonimo di un buon livello di qualità. La vera sfida del mondo dell’informazione al tempo di Internet è creare garanzie condivise da tutte le piattaforme” è il pensiero di Antonio Martusciello, Commissione per i servizi e i prodotti.
“I giornali – spiega a Media Duemila – per tradizione propongono informazioni accurate, autorevoli. La disciplina rigorosa che vige nel mondo della carta stampata è sinonimo di qualità, è necessario condividerla fra tutti i soggetti che diffondono notizie. Oggi, Facebook diventa la piattaforma di diffusione per molte testate giornalistiche, evitiamo situazioni di disequilibrio anche economico. Diritti e doveri sono uguali per tutti. Il mondo della Tv come quello degli Audiovisivi è regolato, non esistono posizioni dominanti. Concorrenza e pluralismo vanno tutelati attraverso un insieme di regole per non lasciare spazio a posizioni dominanti”.

Le regole sono utili anche nella società dedicata alla trasparenza che la tecnologia impone, sottolinea de Kerckhove che leggendo l’indagine conoscitiva su “Informazione e Internet in Italia. Modelli di business, consumi, professioni” suggerisce di approfondire la differenza fra la lettura attraverso uno schermo e quella su carta. “La concentrazione, la sequenzialità imposta all’uomo abituato da secoli alla lettura su carta cambia e dunque cambia anche il nostro modo di apprendere. Porre l’accento sulle conseguenze, i mutamenti che le nostre protesi tecnologiche inducono nei comportamenti e nelle pratiche di apprendimento è prioritario in un contesto complesso dedicato all’interazione continua”.

Contesto, Contenuto, Contenitore sono le C che sintetizzano, secondo la coreana Agnes Yun il mondo mediatico attuale e che ben si adattano all’indagine che mette insieme gli attori e gli scenari del mondo editoriale alle prese con la rivoluzione digitale e che nonostante tanti cambiamenti vede ancora più del 70% dei giornalisti impegnato nella stesura di articoli.

In ogni caso i social mediahanno aumentato il grado di interazione tra giornalisti e pubblico ed incrementato il numero di ore di lavoro (54%). Lo studio pone l’accento sulla velocità che contraddistingue l’attuale sistema informativo, una velocità che impone all’utente di avere tutto quanto cerca in poco tempo, come anticipato da Giovanni Giovannini storico presidente FIEG e fondatore dell’associazione Osservatorio TuttiMedia.  Il fattore tempo oggi diviene fondamentale perchè il giornalista ne ha sempre meno a propria disposizione, “sia per ricercare e verificare le fonti, sia per approfondire gli argomenti e le informazioni analizzate nel proprio lavoro, il rischio è la qualità dell’informazione. La copiosità dell’offerta (gratuita) di informazione sul web ha innescato una spirale tesa a una drammatica riduzione delle risorse per gli editori tradizionali alla ricerca di modelli di business.

Nell’ultimo quinquennio si è assistito ad una progressiva riduzione dei ricavi conseguiti nel settore dell’informazione: i media “classici” (quotidiani, tv, radio) hanno complessivamente perso quasi 2 miliardi di euro, presentando una riduzione media pari al 16% nel periodo 2010/2014, con punte superiori al 30% nel caso della contrazione subita dai quotidiani (cartacei). Sussistono, comunque, profonde differenze da mezzo a mezzo. Mentre la televisione, anche grazie alla sua funzione di intrattenimento, sembra destinata a mantenere un’importante posizione, anche nel nuovo contesto di mercato, i quotidiani e, in misura minore, la radio, soffrono di un declino strutturale. Internet, d’altronde, è l’unico mezzo che mostra un andamento distonico rispetto agli altri, mostrando ricavi in crescita, anche se la sua incidenza sui ricavi complessivi rimane ancora oggi relativa (circa 15%). In Italia l’interesse per l’informazione è alto: solo il 3% degli italiani si dice non interessato, e il 73% è molto o estremamente interessato, ben più elevato che nelle altre democrazie avanzate e, peraltro, trasversale, per età e genere.
Giornalismo di qualità dunque unica strada per uscire dal tunnel?

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Sara Aquilani
Ha conseguito la laurea in Scienze della Comunicazione presso l'Università degli Studi della Tuscia e si è specializzata in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Attualmente lavora per TuttiMedia/Media Duemila.