di GIAMPIERO GRAMAGLIA

 

Da quando Media Duemila nacque, ben oltre un quarto di secolo fa, il suo cammino dentro l’innovazione è sempre stato attento a quello che la Comunità europea, prima, e l’Unione europea, poi, hanno fatto in questo campo. All’inizio degli Anni Ottanta, l’allora Cee stava appena cominciando a dotarsi dei primi strumenti per facilitare ai Paesi Membri – allora, erano solo 10 -, alle loro imprese, ai loro cittadini, l’ingresso nella Società dell’Informazione, di cui si parlava senza bene sapere che cosa fosse, mentre Internet era una rete da addetti ai lavori, tra il segreto militare e una sorta di carboneria del XX secolo, una consorteria esclusiva di ricercatori universitari.

 

Al Berlaymont, il palazzo a stella di cristallo di Bruxelles che era ed è la sede della Commissione, l’Esecutivo comunitario, Giovanni Giovannini venne un giorno del 1983 a presentare la sua neonata rivista a Etienne Davignon, il visconte belga che era responsabile dell’industria e dell’innovazione e che aveva appena varato il primo programma Esprit, un acronimo che esprimeva bene il mix d’intelligenza, d’intuizione, di coraggio e di determinazione che ci voleva per raccogliere la sfida dell’innovazione. E Media Duemila uscì con un numero speciale che ospitava interventi di tutti i commissari dell’epoca – gli italiani erano Lorenzo Natali e Antonio Giolitti -.

 

Proprio con Esprit, cominciò la mia collaborazione a Media Duemila, che è poi andata avanti ininterrottamente in tutte le declinazioni della mia attività professionale, a Bruxelles per tutti quegli anni Ottanta, e poi a Roma, a Parigi, a Washington e di nuovo a Roma. Adesso, quel percorso prosegue proprio con un ritorno a Bruxelles, come direttore dell’Agence Europe, media che è legato in modo indissolubile alla storia dell’integrazione europea.

 

D’ora in poi, dunque, e per la durata della missione a Bruxelles, i miei appunti nella pagina on line di questa rivista diventeranno “appunti europei”: cercherò di cogliere, in un panorama di iniziative e d’attività enormemente più vasto e più frastagliato di quello degli anni Ottanta, i contenuti salienti e le azioni più importanti e più significative delle politiche dell’innovazione dell’Unione europea. L’Ue conta oggi 27 Paesi e ha molti più poteri della Comunità degli anni Ottanta, ma, oggi come allora, ha bisogno dell’innovazione per evitare di perdere competitività e, in questo momento particolare, per uscire dalla crisi dell’autunno 2008 e per tornare a produrre crescita, posti di lavoro e, soprattutto, fiducia, specie nei giovani, che sarebbero altrimenti condannati a un futuro da precari.

 

Ne ha bisogno l’Europa, ne ha più di altri bisogno l’Italia, che è tradizionalmente produttrice d’innovazione, ma più grazie alle intuizioni di singoli che a un’azione collettiva coordinata e responsabile. Gli Appunti europei di Media Duemila cercheranno di dare una briciola di contributo a tenere l’Italia in Europa.

 

Giampiero Gramaglia

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