di MARIA PIA ROSSIGNAUD –
Legge ogni mattina un’ora e mezza. Sceglie gli articoli che lo aiutano a comprendere l’oggi. In un mondo collegato dai link, Arrigo Levi cerca le ragioni di uno scontro o i motivi di un successo nei giornali, così costruisce la sua opinione. Il suo archivio è la mente, il cervello.
“Leggo la rassegna – spiega dal suo ufficio al Quirinale – e dunque Corriere della Sera, La Stampa, La Repubblica, Il Sole 24 ore ed alcuni giornali stranieri, ma il mio archivio consiste anche in otto pile di ritagli divisi per macro argomenti. Conservo e rileggo, quando scrivo a mia volta”.
I suoi articoli sono sempre analisi dettagliate sugli scenari prossimi venturi, o fotografie impareggiabili del presente. Regala a tutti i fortunati lettori prospettive sull’evoluzione geopolitica di un mondo che è cambiato.
“Nel prossimo libro, Il futuro non è più quello che era prima, approfondirò alcuni concetti per me fondamentali che, intanto, già propongo in conferenze ed incontri. La mia è una generazione di privilegiati e purtroppo siamo in pochi ad averlo capito. Nella storia del homo sapiens sono nato in quella generazione che ha vissuto la prima Era della storia dell’umanità, caratterizzata da un particolare: per quante cose sciocche l’uomo commettesse, non aveva la capacità di distruggere la vita sulla Terra.
La seconda parte della mia vita la vivo all’inizio di una nuova Era. Per l’esattezza la seconda della storia dell’umanità, che durerà in eterno, caratterizzata dall’eventualità di una possibile fine. Non dico che accadrà, ma che potrà accadere, è possibile che accada, prima non lo era. Il pericolo è il ritorno ad un pianeta di insetti e verde. Tutti mi guardano stupefatti, come te in questo momento. Purtroppo è così. Obama potrà fare tutti gli sforzi che vuole per eliminare le armi nucleari, ma non potrà impedire che qualcuno decida di ricostruirle”.
Nell’Era elettrica l’informazione che diventa chiacchiericcio diffuso aiuta a generare confusione?
“Malintesi, incomprensioni fra Stati, quali ad esempio Iran ed Israele, paradossalmente possono essere determinanti per una nuova guerra. In passato proprio le armi nucleari hanno garantito stabilità grazie al MAD (Mutual Assured Destruction). Ricordo ancora quella domenica di attesa a New York, il grande silenzio di quel giorno d’autunno del 1962 in cui non si sapeva se la flotta russa sarebbe tornata indietro. Oggi Pakistan, India, sono stati molto vicini ad un potenziale conflitto nucleare. Qualcuno disposto a provocare uno scontro nucleare lo abbiamo già avuto: Mao ha cercato di convincere Kruscev. Una soluzione esiste, come aveva già indicato Kant nel suo libro “La pace eterna”, ed è un governo mondiale.
Oggi abbiamo abbozzi di questo genere di strutture come l’ONU o il G20, ma non è la stessa cosa”.
Europa e giovani…
“La crisi dell’Europa è un fenomeno transitorio. È un segnale che indica che l’Europa non è più il centro del mondo. Per costruire l’Europa ci sono volute due guerre. Conto che l’evoluzione verso Istituzioni mondiali ed il contagio delle idee legate ad ideali di libertà e democrazia per tutti possano essere realizzate in tempo, prima di una guerra atomica. Conto che questa paura di una tragedia incombente faccia comprendere ai giovani la necessità di una coscienza e di una cultura universalistica. Bisogna lavorare per costruire un mondo unico”.
Coscienza universalista. La Persona Digitale vive con coscienza di globalità, ne abbiamo parlato ai Lincei in luglio.
“La mia visione di conoscenza globale permette la costruzione di rapporti di collaborazione, amicizia, solidarietà e condivisione tra i popoli”.
I giornali del futuro?
“Il giornale deve essere aperto agli ideali di collaborazione tra le persone e deve denunciare le grandi crisi, parlare di Al Qaeda, delle minacce di situazioni critiche locali (Israele e Iran ad es.). Viviamo in un mondo pericoloso in cui le iniziative politiche che creano rapporti di vicinanza e fratellanza sono importanti. L’emozione nasce da un sentimento comune, di affinità, di pericolo, di speranza. I mezzi di informazione sono determinanti per la creazione di emozioni collettive”.

Maria Pia Rossignaud

media2000@tin.it

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