Fino a circa 10 anni fa, scegliere un televisore era un’operazione tutto sommato semplice: si misurava la grandezza del vano in cui bisognava posizionarlo, ci si recava in un centro commerciale, si visionavano 5 o 6 modelli, e si sceglieva quello che più si adattava al proprio budget. Ma poi sono arrivati gli schermi piatti e il digitale terrestre, e un marketing che ha trovato terreno fertilissimo per scatenare la propria fantasia: ed ecco che sui bordi dei nuovi Lcd e Led è stato tutto un fiorire di etichette e bollini che certificavano qualsiasi proprietà e funzione, riempiendo di dubbi amletici il povero consumatore medio, spaesato davanti ad un esercito di schermi luminosi all’apparenza tutti uguali.
Ma finalmente il Signor Mario ce l’aveva fatta: adesso poteva ammirare un 50 pollici appeso al muro come un quadro, mille funzioni e certificazioni garantite, un telecomando che sembrava un arcobaleno. E invece, neanche il tempo di sedersi sul divano che quel televisore è già pronto per la discarica: l’Europa ha infatti stabilito una nuova assegnazione delle frequenze che obbliga tutti i Paesi dell’Unione ad adottare un nuovo standard di trasmissione digitale, il cosiddetto DVB-T2.
La questione è stata inserita nella nuova legge di Bilancio, attualmente all’esame del Senato, ma è già stata fissata la data per lo switch definitivo al digitale terrestre di seconda generazione: 1° luglio 2022 (il passaggio sarà graduale e comincerà nel 2018). Entro questa data le frequenze comprese tra 694 e 790 MHz, in grado di superare gli ostacoli più facilmente e penetrare con maggiore efficacia negli immobili, saranno assegnate alle telecomunicazioni mobili 4g e 5g, mentre al digitale terrestre saranno riservate le frequenze 470-694 MHz.
Previsto anche l’utilizzo di un nuovo codec, denominato H265/HEVC (High efficiency video coding) che andrà a sostituire gli attuali Mpeg2/Mpeg, garantendo la trasmissione di canali HD e UHD 4K con un ottimo livello di compressione e una qualità audio/video decisamente superiori.
L’algoritmo sviluppato per il nuovo codec H265 consentirà soprattutto un significativo risparmio di banda, dal momento che, a parità di bitrate, un file realizzato con il codec H265 avrà dimensione dimezzate rispetto allo stesso file realizzato con il precedente codec H264, a tutto vantaggio delle emittenti, che potranno trasmettere gli stessi canali in qualità superiore oppure trasmetterne una quantità doppia sulla stessa frequenza.
Il vantaggio principale per l’utente finale sarà soprattutto quello di poter fruire di sempre più contenuti in qualità, dato che il nuovo codec supporta una definizione dell’immagine fino a 8192×4320 pixel.
Il progresso non si ferma, quindi non resta che adeguarsi. Per chi ha acquistato un televisore a partire dal 1° gennaio 2017 il problema non si pone, dal momento che questi modelli integrano un decoder DVB-T2 con codec HEVC. Per tutti gli altri (salvo per una minima percentuale di Tv prodotti nel 2016 stimata attorno al 5%) sarà necessario cambiare televisore o dotarsi di un decoder esterno DVB-T2 HEVC da collegare al Tv.
Questo, però, vorrà dire nuovo ingombro di spazio, ulteriori cavi da sistemare e utilizzo di un doppio telecomando: e adesso, chi lo dice al Signor Mario?

Leggi gli appofondimenti su digitale terrestre

digitale terrestre DVB-T2

 

Articolo precedentePrivacy in rotta verso il 25 maggio 2018
Articolo successivoL’occasione digitale per la cultura in Europa
Giacomo Birocchi
Laureato in Scienze della Comunicazione presso la Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano. Lavora come Executive Producer presso Duo Art Film, casa di produzione milanese. Attualmente collabora con Media Duemila.