Cara nipote Emma,
so che, quando non vai per le montagne scalando pareti di roccia, stai diventando veramente esperta del mondo della comunicazione. E’ un mondo complesso, sfaccettato, polimorfo, dove si rincorrono idee, mercati, potere, denaro. La creatività, sia editoriale che pubblicitaria, è un’arte; abbinata alla tecnologia oggi diventa leader di opinioni e anche di politiche sociali.
Il business del tuo settore è colossale. In Italia il giro d’affari complessivo 2021 del Sistema Integrato delle Comunicazioni (SIC), secondo l’Autorità di Garanzia per la Comunicazione (AGCOM), è di 16,5 miliardi di euro, pari a circa 1% del Prodotto nazionale lordo (PIL). Tanto per riepilogare, arrotondando le cifre: da noi ci sono 600 aziende editrici su carta con 90 milioni di libri venduti all’anno, 100 quotidiani e 400 periodici, 100 editori televisivi con 400 canali tv; in Italia formalmente ci sono 100.000 giornalisti iscritti all’Ordine, più 20.000 tra press officer e comunicatori vari; i pubblicitari (creativi, agenti, marketers) e i dilettanti sono una marea. La pubblicità finanzia il mondo editoriale per il 53% circa.
In internet c’è presenza e frequentazione massiccia: gli italiani che navigano sono 36 milioni nel giorno medio, online per più di 2 ore al giorno, soprattutto da dispositivi mobili. Nel mondo i numeri non hanno confini: i navigatori sono 5 miliardi e ci sono circa 2 miliardi di siti web sul nostro pianeta. Gli editori si mescolano ai software provider, ai motori di ricerca, agli advertisers, ai siti degli influencers e dei key opinion leaders. E fanno soldi. Per esempio: Alphabet (Google), Microsoft e Amazon muovono da soli circa 800 miliardi di euro di ricavi. Si dice che Cristiano Ronaldo abbia più di 500 milioni di followers, Kim Kardashian più di 300 milioni, Chiara Ferragni quasi 30 milioni! Dilaga una ricca genialità di proposte per accaparrarsi traffico. La creatività pubblicitaria si confonde con l’informazione, sia per i contenuti che per il posizionamento strategico nelle visualizzazioni. Non di rado le iperboli e il falso prevalgono sul reale e sul vero, in caccia di attenzione e appeal. I generi delle narrazioni galoppano dall’eroismo alla bellezza, dall’emozione alla ragione, dal glamour al sesso spinto, dallo sport all’horror. Tutto fa brodo, direbbe qualcuno, purché pizzichi. E la redditività industriale di questo settore aumenta considerevolmente. I leader, per popolazione e forza tecnologica, sono negli Stati Uniti d’America e in Cina, ma l’inventiva e la fantasia stanno dappertutto.
E’ la società dei messaggi, la civiltà delle immagini, l’economia dei consumi, la sarabanda del capitalismo borghese. Chi ci vive in mezzo, deve cercare di non contaminarsi troppo. E’ quasi impossibile sottrarsi alle lusinghe delle sirene, come racconta l’Odissea. E anche il fascino dei confini delle regole è piuttosto seducente. Il trend corrente della comunicazione, sia propaganda politica che commerciale, non è quello del guardare a un panorama esterno, ma alla ‘immersività’. Per intenderci, quel che nello sport era banalmente chiamato ‘sponsorhip’, adesso è diventato ‘endorsement’. Il pubblico partecipa, diventa attore della narrazione industriale, sodale delle imprese economiche. I mass media e i social, anche inconsapevolmente, sono la locomotiva di questa civilizzazione, comune in tutti i continenti.
Ovviamente il sistema non tiene conto delle disuguaglianze sociali che si attivano come conseguenza di tali comportamenti. Nell’ottica del consumismo è più facile marginalizzare i disagi sociali e assisterli con un po’ di ‘beneficenza’. Come dire: “lavoro per te non ce n’è, però ti dò un reddito di cittadinanza”. Ciò stride e volevo ricordartelo.
Non riesco a non lasciarti qualche suggerimento per il tuo lavoro: non dimenticare la complessità del sociale, non tutto può essere market-oriented. C’è qualche regola da rispettare: l’autorevole Codice di autodisciplina pubblicitaria dice che la comunicazione commerciale deve essere onesta, veritiera, corretta e non ingannevole. E tu, nella tua produzione artistica, che finora ho molto apprezzato, conserva la misura e il buon gusto, raccogli e condividi idee e sensazioni, coltiva relazioni e amicizie, considera il tuo impegno come un elemento antropologico di pubblica utilità. E’ il compito dell’arte, nella quale ti auguro di diventare sempre più protagonista.
Vola col tuo talento, un abbraccio
Paolo
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Paolo Lutteri
Paolo Lutteri, di Milano, si occupa di comunicazione e marketing dal 1976. Laureato in Scienze Politiche all’Università di Milano e Diplomato all’Istituto Universitario di Lingue di Pechino. Giornalista pubblicista, iscritto all’Ordine dei Giornalisti e all’Unione Giornalisti Italiani Scientifici. Ha lavorato con il quotidiano Il Giorno, con le società Spe, Sport Comunicazione e Alfa Romeo; con il Gruppo Rai dal 1989 si è occupato di marketing, sport, nuovi media e relazioni internazionali. Ha tenuto corsi presso le Università degli Studi di Milano e Bicocca, le Università di Roma Sapienza e Tor Vergata. Attualmente studia e scrive articoli sull’innovazione culturale e tecnologica, fa parte del Comitato di Direzione della rivista Media Duemila, è socio onorario dell’Osservatorio TuttiMedia, membro d’onore dell’EGTA-Associazione Europea Concessionarie tv e radio, membro del Consiglio direttivo dell’Associazione Eurovisioni, socio e direttore del Centro Documentazione e Formazione della Fondazione Salvetti. e-mail: paolo.lutteri@libero.it