Lanciati gli Atelier di intelligenza connettiva  per stimolare la partecipazione attiva di studenti, esperti, ricercatori, gente comune sui problemi della comunicazione globale. Un laboratorio di idee per collegare menti fuori dalla rete nell’era di Internet.

 

Gli Atelier di intelligenza connettiva rappresentano un importante momento di confronto per l’elaborazione di nuove proposte su temi focali di attualità. Essi avranno lo scopo di avviare ricerche, sostenute da borse di studio, in collaborazione con la Sapienza, l’Osservatorio TuttiMedia e Media Duemila, e di creare, inoltre, seminari itineranti su McLuhan in altre Università Italiane.

Nel convegno McLuhan: “Tracce del Futuro” sono stati organizzati sei gruppi di lavoro, suddivisi in altrettante aree tematiche.

 

Nell’atelier sull’Editoria, coordinato da Giulio Anselmi (Presidente Ansa), è stato evidenziato come il termine “editoria” sia associato al concetto di crisi, ma in realtà questa sembra riguardare più la carta che non la Rete. “Il problema centrale – ha sottolineato il presidente dell’Ansa – è, però, oggi innanzitutto la qualità”. Per Anselmi la conoscenza delle nuove tecnologie è ormai dote indispensabile di un giornalista. “Ma – ha specificato – la macchina è la macchina. A fare la differenza è l’intelligenza della persona. Il cervello per cominciare. Non è vero – ha poi concluso – che la carta stampata è stata uccisa da Internet, è stata vittima di un suicidio” con atteggiamenti “cerchiobottisti” in cui “si è utilizzato strumentalmente persino l’infotainment per non dare l’informazione. C’è un problema alla base che è di gran lunga più importante del dibattito ‘ carta o internet ‘”.

 

Nell’atelier sulla Sostenibilità, coordinato da Gianni Di Giovanni (Responsabile comunicazione esterna Eni), è stato analizzato il grado di consapevolezza del concetto di “sostenibilità”. Un concetto considerato “sexy, un po’ di moda”, di cui tutti parlano senza però una reale conoscenza del significato. Un concetto che abbraccia molti campi: dall’ambiente all’economia, fino ai rapporti personali. La proposta emersa è divisa in due segmenti: la necessità di fare formazione su cosa sia realmente la sostenibilità, partendo proprio dalle scuole e dai docenti; e un progetto di comunicazione/informazione allargata a quante più persone possibili, magari con l’ausilio di nuove tecnologie o con informazioni legate direttamente ai prodotti o servizi che facciano capire il percorso di sostenibilità di questi. 

 

L’atelier coordinato da Paolo Lutteri (dirigente responsabile marketing internazionale Sipra) su Televisione e Audiovisivo ha presentato i risultati di un’analisi fatta combinando i contenuti televisivi con le neuroscienze. Si è parlato di “un passaggio epocale dei contenuti, da una logica orientata al consumo ad una orientata alle relazioni. Una vera mutazione antropologica”. Il secondo elemento analizzato ha riguardato i cambiamenti nel modo di fruire i contenuti, che oggi predilige un “modello fiction”: si registra quindi una preferenza verso i programmi narrativi. Si tratta di un indicatore importante su come la società influisca nella determinazione di nuovi modelli di fruizione.  

 

Il gruppo coordinato da Luigi Colombo (Direttore generale marketing Publitalia ’80) ha analizzato come tema centrale “le parole chiave della pubblicità”. La pubblicità è diventata relazione, partecipazione, come i contenuti che oggi viaggiano sulle varie piattaforme che sono appunto partecipativi. Ma vive al tempo stesso un rapporto di ambivalenza tra la mission dei risultati e la sperimentazione di tecnologie e format nuovi. Per i prossimi anni quindi, in attesa di superare l’attuale momento economico che frena le nuove modalità di fruizione del messaggio pubblicitario, è necessario lavorare sullo sviluppo di concetti in ambito aziendale come la cultura, la coerenza e dimensione sociale delle stesse aziende.  

 

L’atelier Promesse mancate della comunicazione, coordinato da Mario Morcellini (Direttore dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale “Sapienza” Università di Roma) ha messo in discussione il modello che indica la comunicazione come moltiplicatore delle occasioni culturali ed esistenziali del soggetto. Promesse mancate come la scolarizzazione, la capacità di inventare il futuro e l’emancipazione che si uniscono ad una crisi dei valori di lungo periodo. L’obiettivo è quindi recuperare l’analisi dei modelli di rappresentazione veicolate dai media e lavorare non soltanto sulle forme di cambiamento percettivo ma anche sul cambiamento valoriale. Eliminare alcuni cliché che nei media possono aver contribuito alla crisi valoriale.

 

Nell’atelier Divulgazione scientifica coordinato da Federico Di Trocchio (docente di divulgazione scientifica presso la “Sapienza” Università di Roma) si è cercato di capire quanto il mezzo incida nella comunicazione scientifica. La conclusione è stata che lo spettro dei mezzi e strumenti oggi a disposizione produce un aumento del coinvolgimento del grande pubblico e aggrega intorno alla comunicazione scientifica molte più persone rispetto al passato. La falla nel sistema di divulgazione è però rappresentata dal fatto che, nonostante tutti gli strumenti a disposizione, resta una difficoltà intrinseca di rendere accessibile a tutti la comunicazione scientifica.

 

Livia Serlupi Crescenzi

Luca Protettì

media2000@tin.it

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