di CESARE PROTETTI’

Articoli della Costituzione a parte, la “frustata sull’economia”, promessa dal governo, potrebbe essere data proprio dalla ritrovata attenzione del governo per la banda larga. I cento milioni “ripescati” tra i fondi Fas (quelli per le aree sottosviluppate) sono però pochini. Un ottavo rispetto gli 800 milioni  previsti dal governo Prodi e mai formalmente cancellati dal governo Berlusconi. Eppure, secondo l’Ocse, ogni euro investito in progetti di banda larga, genera 4 euro di Pil.  Peccato, quindi, che anche il famoso “Piano Romani”  per l’Italia Digitale sia scomparso per due anni: avrebbe portato lavoro a 4mila ingegneri, 11mila tecnici, 13mila operai specializzati, 15mila operai comuni e 6mila impiegati.

Certo, in questi due anni, il governo ha dovuto affrontare altre priorità, non ultima il terremoto dell’Aquila. È istruttivo, però, andarsi a leggere la ricostruzione fatta da Manuel De Santis sul Journal dell’11 febbraio (“Banda larga: il mistero dei fondi scomparsi“)  in cui si ricorda che solo il 9 giugno 2009 Romani,  da numero due del Ministero delle Comunicazioni, affermava che “cancellare il digital divide italiano costa 1,471 miliardi di euro”. Un balletto di cifre di cui si stenta a trovare il bandolo, tanto più che il governo nella famosa conferenza stampa del 9 febbraio ha anche parlato di un piano da9 miliardi di euro che serviranno a raggiungere il 50% degli italiani con la banda larga  ad alta velocità. Ma, appunto, di quale banda larga parla oggi il governo?  Di quale digital divide? Serve fare un po’ di chiarezza, partendo proprio dalle parole del Ministro per lo sviluppo economico.

I 100 milioni  – secondo quanto ha detto Romani –  servono per portare la banda larga a tutti gli italiani entro la prima metà del 2012 per cancellare il digital divide. Quindi si parla di portare a tutti almeno l’Adsl fino a 2 megabit.  Per la rete ultraveloce e ultralarga in fibra ottica di nuova generazione servono invece cifre e tempi ben superiori, intorno appunto ai 9 miliardi di cui parla il governo.

Ma anche per il solo obiettivo di eliminare il digital divide i 100 milioni (ammesso che ci siano tutti) sono comunque pochini se si pensa che a tanto ammonta l’investimento che si sta facendo in Lombardia per portare a tutti la banda fino a 2 mega. Un investimento di cui si fa carico per 41 milioni la Regione, per altrettanti Telecom Italia e per il resto Infratel, una società pubblica che aveva una dotazione di 260 milioni ormai quasi esaurita.

Formule analoghe vengono seguite da altre Regioni virtuose, come l’Emilia Romagna, le Marche o il Trentino Alto Adige, dove si stanno già mettendo le basi per reti di nuova generazione.

Quindi è molto probabile che alla data fissata dal governo (metà 2012) possa essere raggiunto l’obiettivo fissato dal governo della banda larga per tutti, ma questo sarà stato merito delle Regioni e di Telecom Italia che, non aspettandosi ormai nulla dal Governo, sono andate avanti – attraverso gare pubbliche – con i loro piani contro il digital divide e per la digital prosperity.

Telecom Italia, in questo modo,  attraverso il suo piano anti digital divide partito all’inizio del 2006, conta di portare la copertura lorda Adsl al 99% entro il 2012, come ha detto l’amministratore  delegato Franco Bernabè. Un piano,  che ha consentito di aumentare in pochi anni la  disponibilità della banda larga dall’86% al 97% della popolazione telefonica, abilitando circa il 75% degli oltre 3.150 comuni italiani che alla fine del 2005 erano privi di questo servizio.

Perché  il problema è anche questo. A settembre 2010 la copertura lorda dei servizi Adsl di Telecom Italia era intorno al 97%, ma quella netta era al 91%. In altre parole anche nei comuni serviti dalle centrali con prestazioni fino a 7 Mbps  alcuni utenti non li possono utilizzare per ragioni tecniche diverse. Questi 100 milioni  serviranno a mettere in campo incentivi a sostegno sia della domanda che dell’offerta creando sinergie con Comuni e Regioni?

Di certo quello di abolire il Digital Divide deve essere il primo passo  per poi puntare all’obiettivo fissato  dalla Digital Agenda dell’Unione europea che sono i 30 Mbps per tutti. All’orizzonte per l’Italia il grande progetto della banda ultralarga (quella cosiddetta di terza generazione) che “vale 8,3 miliardi” e che si innesta sull’accordo siglato a novembre 2010 fra tutti i gestori.  Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha dato il via libera alla partecipazione della Cassa depositi e prestiti “sia in equity, sia in conto finanziamento”. Il piano per la fibra ad alta velocità genererà 3.000 cantieri e darà lavoro a 30.000 persone, secondo quanto annunciato dal ministro Romani . Speriamo che questa volta i fondi non si perdano per strada.

Cesare Protettì

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