di CHIARA GUIDA –
L’allarme arriva dai dati raccolti da Akamai Intelligent Platform (la piattaforma leader che gestisce il traffico on-line), relativi al secondo semestre del 2012. Classificata al penultimo posto, l’Italia sfiora ancora una volta un primato di arretratezza. Il campo in questione questa volta è internet, il suo utilizzo, le modalità di connessione, lo sfruttamento o meno della banda larga e dei metodi di connessione di ultima generazione.
Media Duemila vuole affrontare i singoli punti chiave che l’Agenda Digitale, varata a settembre dal Governo, mira ad attuare, e la Banda Larga è effettivamente il primo punto su cui l’Agenda si sofferma. Proprio perché per l’edizione di quest’anno la Persona Digitale, che nasce con l’accesso alla rete e la fruizione di internet, è il tema centrale del Premio Giovannini promosso dall’Associazione Amici di Media Duemila, i dati Akamai ci aiutano a fare il punto della situazione in Italia e a vedere a che punto è la “digitalizzazione della persona” nel nostro paese.
Com’era prevedibile, l’Italia si è classificata nona in Europa, peggior piazzamento in assoluto fatta eccezione per la Turchia che ci salva da un vergognoso ultimo posto. La banda larga in Italia su tutto il territorio è ancora un miraggio, dal momento che anche in questo secondo semestre 2012 la percentuale di utilizzo è calata del 14%, stabilizzandosi al 28%. Di contro però è aumentata, anche se di poco, la connessione a banda ultra larga dell’1,6%, attestando la percentuale nazionale di utenti che navigano a più di 10 Mbps intorno al 2,6%. Un risultato irrisorio se si considera che la Svizzera, prima classificata per l’utilizzo di banda ultra larga, conta una percentuale del 22. La velocità di connessione sta guadagnando tantissimo a livello globale, se si pensa che anno su anno l’utilizzo di connessioni superiori ai 10 Mbps è cresciuto del 44%, e tutta l’Europa sta aumentando in maniera esponenziale la sua portata di Mbps, dalla Polonia al Regno Unito, fino alla Romania che ha raggiunto il picco di 38,6 Mbps, contro i 17,4 Mbps italiani, picco massimo di questo semestre, comunque maggiore del 5% rispetto ai dati dello scorso anno.
Resta chiaro dunque che l’Italia vive una condizione di disagio soprattutto considerando che non solo la banda larga non ricopre tutto il territorio, ma addirittura ci sono posti in Italia, per lo più nel Sud del paese, dove l’unico modo per accedere ad internet è ancora (solo) la connessione analogica.
Qualche anno fa si era parlato di fondi governativi, circa 800 milioni di euro, destinati al cablaggio dello stivale, tuttavia, l’emergenza post sisma in Abruzzo, ha riassegnato quei fondi alla ricostruzione, con il risultato che nel passaggio verso palazzo Chigi, i soldi sono spariti, senza servire né alla ricostruzione, né alla barda larga. Una tale cifra però è irrisoria se si calcola, stime alla mano, che un cablaggio completo del territorio costerebbe circa 15-20 miliardi di euro. Nello stesso momento in cui in Italia si proponevano 800 milioni di euro per la banda larga, gli Usa stanziavano 7,2 miliardi di dollari per portare la banda larga nelle aree rurali, mentre il Giappone era addirittura orientato a spenderne 50 (miliardi) per cablare ogni centimetro del paese.
Nel 2012 il Governo ha annunciato un piano di 4,5 miliardi per coprire almeno le 30 maggiori città italiane, in cooperazioni con i gestori telefonici che però secondo le loro logiche di mercato, operano solo implementando il servizio che già c’è, con la certezza di un ritorno di investimento.
Oltre alla carenza di fondi, per l’Italia gioca un ruolo fondamentale anche la struttura del territorio morfologicamente poco adatto ad essere attraversato dai cavi che permetterebbero l’utilizzo della banda larga sulla totalità del paese.
Il gap con l’Europa diventa quindi sempre più ampio e l’Italia rischia di diventare la Cenerentola del mondo. La questione fondamentale, alla base del problema e della necessità della banda larga, per non parlare della banda ultra larga, resta in nuce legata allo sviluppo territoriale ed economico delle aziende. Neelie Kroes, Vice Presidente della Commissione europea per l’Agenda Digitale, ha più volte ricordato e sottolineato l’importanza di realizzare infrastrutture adeguate per supportare uno sviluppo che aumenta di velocità giorno dopo giorno e che senza di esse rischia di fermarsi definitivamente. La struttura in questione, la strada su cui l’informazione viaggia, è appunto la banda larga. Senza la banda larga le aziende non riusciranno a sfruttare il momento determinante, né potranno diventare competitive a livello internazionale.
Come detto la banda larga è uno dei quattro punti cardine dell’Agenda Digitale, insieme all’Open Data, al servizio di condivisione e allo spazio di confronto. Affinché però siano attuabili i tre punti successivi, è necessario e indispensabile che l’Italia venga completamente cablata, in modo tale da portare la banda larga in tutto il Paese. A tale scopo l’Agenda Digitale varata dal Governo prevede la nomina di un Direttore Generale che possa avere il compito di coordinare e accertarsi che le misure previste dal Pacchetto Sviluppo vengano adottate. Lo scopo è quello di spingere il Paese verso la crescita attraverso gli investimenti nell’Ict cominciando dall’azzeramento del digital divide.
Chiara Guida
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