#disinformazione #democrazia #elezioni, il seminario organizzato da TuttiMedia, in collaborazione con la Rappresentanza della Commissione Europea in Italia ha raccolto  molte opinioni che vale la pena ascoltare. In questa pagina Giampiero Gramaglia – giornalista e docente di giornalismo alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Sapienza di Roma

Due i concetti che desidero condividere, un po’ in dissonanza con quanto finora inascoltato oggi. Da cittadino convinto europeista e da giornalista sono molto contento che siano state tante le azioni, tanti i tentativi di disinformare e/o d’influenzare il processo elettorale europeo.

Infatti, questi tentativi dimostrano la rilevanza dell’esercizio del voto e dell’Unione europea. Queste pratiche di intervento malevolo massiccio, e anche incisivo, durante le campagne elettorali sono un fenomeno relativamente recente.

Il momento in cui si percepisce la novità è il 2016: l’anno dell’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti e l’anno della Brexit.  Entrambi i risultati elettorali sono stati condizionati da operazioni di propaganda che utilizzavano strumenti che gli elettori all’epoca non riuscivano a intercettare come disinformazione. Oggi c’è più consapevolezza: non intercettiamo tutti i tentativi di disinformazione, però ne siamo avvertiti e consapevoli.

Soprattutto i giovani elettori sanno che questo rischio esiste e mi auguro che tengano occhi e orecchie aperti.

Il secondo punto riguarda l’IA, che non mi preoccupa. Le innovazioni tecnologiche sono sempre avvenute e avverranno sempre, sono portatrici di novità anche nella vita di tutti i giorni, all’inizio bisogna apprenderne l’uso, poi la storia dell’umanità insegna che, se prendono piede, portano più vantaggi che svantaggi e si radicano nelle nostre abitudini.

Per cui, non sono affatto allarmato. Anzi, sono un sostenitore del buon uso delle nuove tecnologie nelle nostre abitudini informative.

In più, da giornalista, penso che l’IA non ci crea problemi. Semmai è, forse, un problema dei professori, perché gli studenti la utilizzano per fare i lavori loro assegnati e perché i loro libri basati su libri altrui possono essere scritti dall’IA.

Per noi giornalisti è diverso: scriviamo e raccontiamo cose che non sono state ancora scritte e raccontate. L’IA non le conosce. Sono stato molto incoraggiato dalle parole di Isabella Splendore (Fieg), perché vedevo nell’IA un problema solo se gli editori dovessero concentrare l’attenzione sulle opportunità offerte dall’’IA per ridurre i costi di produzione.

Bisogna, invece, usare il nuovo strumento per migliorare la qualità dell’informazione, risparmiando l’energia dei giornalisti, laddove l’IA può essere utile, per investirla in lavori d’inchiesta, di approfondimento, di fact-checking.

Nessuna bandiera bianca di fronte a IA e disinformazione: il mio invito è a non lasciare che la paura ci domini e a vivere questa nuova conquista come una speranza e un’opportunità per migliorare la qualità dell’informazione.

Mi spaventa e mi preoccupa davvero non la disinformazione, ché, se stai in guardia, te ne puoi difendere, ma l’informazione mal fatta, che è approssimativa, imprecisa, a volte opportunistica, senza verifica e indicazione delle fonti.

L’amico e collega Luca Rigoni (Newsmediaset-TgCom24 – conduttore Tg4/TgCom24) ha detto che la piazza ha vinto sulla torre. E’ vero e non è una brutta cosa: dall’agora alla presa della Bastiglia, dalla rivoluzione d’Ottobre al ’68 di Berkeley, nella storia la piazza vince sulla torre molte volte.

Ma noi giornalisti non siamo la torre. Noi siamo il fiume dell’informazione, che prevale sempre sulla palude.

Cercare e dare le notizie è il nostro lavoro: lo dobbiamo svolgere con impegno ed etica, al fine di conquistare l’autorevolezza che ci permetta di affrontare il giudizio dei fruitori della nostra informazione e di vincere la sfida sulla cattiva informazione, quale ne sia la sua origine, umana o virtuale.

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Giampiero Gramaglia
Giornalista, collabora con vari media (periodici, quotidiani, siti, radio, tv), dopo avere lavorato per trent'anni all'ANSA, di cui è stato direttore dal 2006 al 2009. Dirige i corsi e le testate della scuola di giornalismo di Urbino e tiene corsi di giornalismo alla Sapienza.