L’Agenda Digitale propone un domicilio digitale per ogni cittadino con la Pec. Il parere di Francesco Beltrame, presidente DigitPa sul provvedimento che vuole essere il primo passo verso la rivoluzione dei rapporti fra Pa e cittadini-utenti. “Bisogna partire dalla Carta di Identità elettronica (Cie) – spiega Beltrame – senza questo strumento non si dà il via alla rivoluzione digitale. Tutto è pronto, il governo dovrebbe distribuirla al più presto. Oggi si discute sul costo da addebitare al cittadino, si immagina di proporzionarlo al reddito. Dettagli, l’importante è fare presto. In Corea, ad esempio, la Carta d’Identità Elettronica è a disposizione sul telefonino, dunque ogni cittadino si può identificare con questo strumento. La Pec è solo un dettaglio, una via intermedia per autenticare l’identità. La Pec, non è il corrispettivo di una raccomandata con ricevuta di ritorno ma dà, fra l’altro, la certezza del mittente essendo un sistema di identificazione della persona”.
Nella Pa si muovono due entità: persone e documenti. Le persone, secondo il Cad, vanno identificate, i documenti vanno autenticati. Circa l’identificazione (delle persone) esistono tre forme: identificazione debole (username e password), identificazione forte (biometria) e identificazione intermedia, non meno importante: per esempio, attraverso la Sim del telefonino. Per averla occorre essere identificati in modo forte almeno una volta. Lo stesso vale per la Pec.
Qual è la differenza fra autenticazione, identificazione?
“Molti equivoci nel nostro Paese derivano dalla parola inglese autentication, che si usa al posto di identificazione. È certo che una persona non può essere autenticata, ma solo identificata. La carta si può autenticare come si faceva nei Ministeri con un timbro, che evoca proprio il potere del suo detentore”.
Il Ministro Patroni Griffi durante l’ultimo ForumPa ha dichiarato che questo è l’anno della Cie, speriamo dunque che entro dicembre questa promessa si avveri.