E’ Paolo Benanti che parla di IA alla riunione dei rappresentanti del Sovrano Ordine di Malta, la sede è splendida. Famosa perché dal buco della serratura del grande cancello si vede la cupola di San Pietro. Noi scrutiamo nella mente di uno dei massimi esperti di Intelligenza artificiale italiano per capire cosa succede con l’esplosione delle macchine, che sempre più esperti invitano a non definire intelligenti.
E a questo proposti Benanti racconta di aver fatto un esperimento semplice chiedendo alla macchina un metodo per eliminare il cancro. La risposta è semplice: “eliminare gli uomini”. Certo senza umani la malattia non avrebbe il luogo dove crescere: il corpo.
“Ovviamente è impossibile da praticare questo metodo – sottolinea Benanti – quindi è l’uomo che sceglie cosa mettere in pratica dei suggerimenti della macchina. Il problema, in questo caso, come in altri, è la parte umana che deve validare lo strumento e decidere quali sono i confini di sicurezza”.
Poi passa a parlare di pace, di trattati internazionali, che fino ad oggi hanno funzionato ma che siccome il mondo cambia devono adeguarsi alla gestione della complessità dell’oggi: “per arrivare ad una win win situation, dove l’equilibrio di interessi tra le parti sia garanzia, c’è bisogno di preparare il terreno affinché emerga una necessità culturale“.
Poi per evidenziare qual è la differenza radicale tra il mondo digitale e il mondo tradizionale porta il pubblico a riflettere sulle cosiddette armi cyber: “E’ impensabile un trattato internazionale sulle armi cyber come quello fatto, per esempio, sulle armi nucleari biologiche e chimiche per un problema fondamentale: lo stoccaggio perché se i missili nucleari occupano uno spazio in un luogo, un’arma cyber no” .
E allora nessuno dichiarerebbe di esserne in possesso. Il dialogo è determinante per trovare soluzioni ad attacchi che possono ledere la salute dei cittadini, l’esempio è dedicato al contesto perché il Sovrano Ordine di Malta è conosciuto per il suo servizio ospedaliero: “Facciamo fatica a capire la natura specifica dello strumento – spiega il padre, anche, consigliere del Papa per l’AI – perché lo pensiamo come software e non lo riconosciamo hardware cioè capace di indurre effetti reali e potenti all’interno dello spazio fisico come potrebbe succedere nel caso si servizi sanitari”.
Si sa ormai che l’artefatto tecnologico, in quanto tale, non è mai neutrale, in questo caso l’esempio riportato è l’autostrada che connette Manhattan a Long Island, che è stata costruita in modo che i bus non potessero passare, escludendo così l’accesso ad una buona parte della popolazione che prende il bus. “Ma ora il punto è che i grandi imprenditori della Silicon Valley pensano anche di aver un senso di missione – dice Benanti – nel dover fare il maggior bene possibile, concetto legato all’utilitarismo. Se su una barca in mezzo a un lago che affonda bisogna salvare qualcuno, è chiaro che da un punto di vista utilitaristico l’azione deve essere fatta perché l’effetto è positivo. Ma se la persona fosse insalvabile, pensiamo a Hitler, per esempio, la riflessione condivisa riporta al calcolo di utilità: quando si deve fermare per rendere l’azione giustificata e giustificabile. Le scelte che facciamo nell’oggi non devono trasformarsi in una sorta di nuovo paternalismo in cui pochi soggetti molto potenti decidono per tutti”.
La schiavitù moderna potrebbe essere legata all’estrazione di capacità cognitiva “in uno stile che di fatto potrebbe essere quello di un nuovo colonialismo digitale che sottrarrà a queste persone lavoro”.
Dobbiamo agire e probabilmente l’IA Act Europeo è un punto di partenza, il rischio è la scomparsa della middle class intellettuale e che la velocità del cambiamento impedisca di rinnovare proprio il contesto del lavoro. Il paradosso del nostro mondo indicato da Moravec (informatico padre di questo settore) dice che è molto più facile far fare a una macchina un compito cognitivo difficilissimo che uno facile. “Su Internet è possibile fare calcoli acquistando a meno di 1 € la capacità della macchina – spiega Benanti – ma se vogliamo una protesi di una mano che apre una maniglia il costo sale. L’essere umano bambino di quattro anni apre la porta e scappa in strada, per fare una radice quadrata dovrà avere almeno 12 o 13 anni, ecco questa differenza è un pò il paradosso di fronte al quale ci troviamo”.
Allora è evidente che se una macchina riesce meglio a lavorare i numeri e i dati ma non riesce ad eseguire compiti fisici, significa che alcune professioni saranno molto più danneggiate. “Il settore bancario è molto più facilmente sostituibile di un idraulico – conclude Benanti – è un esempio per evidenziare che stiamo sostanzialmente andando a sostituire lavori che caratterizzano quello strato di popolazione che riceveva i salari più alti. Ciò può condurre a disuguaglianza che per qualcuno si risolve nella creazione di nuovi lavori, per altri nel non automatizzare tutti i processi o addirittura nel reddito universale. C’è anche chi propone una forma di vita, il sogno dell’umanità, dove non lavorerà più nessuno. Il punto chiaro è che non possiamo pensare che tutto questo accada senza una governance politica, perché gli effetti potrebbero essere in qualche misura detonanti”.