Business model, consumo, informazione online, infrastrutture, diritti da tutelare, trasparenza dei modelli nel momento storico delle tre V: Volume – Velocità – Varietà. L’Agcom presenta la ricerca sui Big Data e invita i protagonisti delle TELCO, della televisione e dei giornali a discutere di regolamentazione e ruoli.
Il commissario Posteraro invita a riflettere sulla centralità dell’uomo ed a investire sul cittadino. Ed è Antonio Martusciello, commissario AGCOM a moderare il momento dedicato a tutti i media e cioè ai media tradizionali e agli OTT.
La TV è ancora percepita dagli utenti come affidabile. Il caso politico del M5S ne è un esempio, secondo Martusciello che ricorda quante pratiche inedite, rilevanti dal punto di vista dell’impatto sociale e complesse da normare caratterizzano la nostra epoca. La polarizzazione può portare alla frammentazione degli utenti da un lato e dall’altro è utile ad individuare potenziali elettori che possono ricevere messaggi che screditano gli avversari senza possibilità di difesa perché non sono messaggi pubblici, per citare solo una delle tante possibilità legate ai Big Data.
Il 2008 è l’anno del cambiamento, secondo Pratellesi (AGI): “La svolta storica arriva quando la rete compie 25 anni Obama diventa il primo presidente che vince con Internet”. Succede, infatti che la politica si impossessa del linguaggio dei social e la società della comunicazione diventa della conversazione e si passa più tempo a verificare i fatti che ad inviare e diffondere un tweet. In un mercato falsato da regole che non sono uguali per tutti gli editori cercano di difendere il loro business. Per Fabrizio Carotti (FIEG) bisogna sviluppare azioni utili a tutela dei contenuti editoriali e diritti ad essi collegati.
Sanfilippo (Sky) è convinto che la battaglia si vince puntando sull’utente ed offrendo nuovi contenuti anche se “Agcom si trova a mani nude”.
La Rai si distingue perché da servizio pubblico deve contribuire alla crescita culturale del cittadino secondo Tagliavia “La Rai stimola sensibilità diverse e va oltre i canali generalisti”.
Stazi (Google) parla di dati e pluralismo: “Ogni singolo cittadino ha potuto affacciarsi su una palco senza confini – dice – può piacere o no ma è in ogni caso un esempio di apertura e noi manteniamo la barra dritta su valori, e principi condivisibili. Le imprese grandi e piccole sono entrate nel digitale, grazie a noi. Sviluppare la cultura digitale dell’essere umano è un nostro scopo e del resto Papa Francesco ha detto che Internet è uno strumento di pace e solidarietà”.
Bononcini (Facebook) affronta il tema dell’algoritmo e promette trasparenza utile per rendere i cittadini più consapevoli e in grado di tutelarsi: “Noi vogliamo che le persone accedano a informazioni rilevanti e di qualità. L’algoritmo evita la diffusione di notizie false. Abbiamo cancellato 500 milioni di profili falsi, ancor prima che venissero pubblicati. Stiamo lavorando alla trasparenza per gli annunci politici e per le elezioni di Midterm americane saremo pronti”.
Le conclusioni di Nieri (Mediaset) portano sulla resilienza. “Continuiamo a resistere – dice – e ce la faremo a competere, ma deve essere chiaro che a noi non è dato andare in Europa e contrattare cosa è giusto o sbagliato nei nostri algoritmi. Abbiamo esigenze di trasparenza non di subdola profilazione. Invita a ripensare le modalità di regolamentazione perché oggi i fenomeni si sviluppano a livello globale e “non abbiamo la possibilità di fare una legge globale. E allora è necessario una condivisione dei principi e dei diritti di una convivenza basata sulla democrazia che non prevede la sopraffazione. L’ autoregolamentazione, da sola, non è sufficiente”.