di LEONARDO SANTI.


Il concetto di biologia si è notevolmente ampliato in questi ultimi anni per la convergenza di più discipline, in primo luogo per competenze di tipo informatico (System Biology) e successivamente per altre competenze che hanno dato luogo alla cosiddetta Big Biology, fino all’attuale biologia sintetica come risultante dall’integrazione fra biologia e ingegneria edile. Questo rapido sviluppo della biologia consente e consentirà ancor più in futuro un reale trasferimento delle nuove conoscenze scientifiche con applicazioni utili per una migliore qualità di vita, consentendo di affrontare in modo più incisivo le più diverse competenze.
Numerosi progetti di sviluppo competitivo sono stati pertanto messi a punto per ottenere nuovi prodotti, specie per alcuni settori come ad esempio il settore farmaceutico nel cui ambito i farmaci biologici rappresentano allo stato attuale più del 20% dei medicinali disponibili sul mercato e il 50% di quelli in sperimentazione. A questo proposito è da rilevare che almeno 250 milioni di malati sono curati con farmaci biotech, mentre oltre 300 medicinali e vaccini sono in fase di sviluppo per circa 200 diverse malattie. Ed in prospettiva potrà essere consentita una maggiore personalizzazione dei farmaci aprendo concrete possibilità alla “Target Therapies” per il trattamento di gravi forme patologiche, con l’obiettivo di poter modificare il comportamento anomalo di cellule alterate.
Il concetto d’innovazione deve essere infatti alla base di ogni progetto di sviluppo economico, specialmente in periodi di difficoltà come quello attuale. Chiave essenziale per dare concretezza a questo concetto è compiere una seria riflessione per quanto riguarda il trasferimento tecnologico e, in questo contesto, realizzare un efficace rapporto ricerca industria, argomento molto spesso trattato in numerose tavole rotonde ma assai poco affrontato in termini reali.
Uno degli aspetti cruciali per favorire questo rapporto è peraltro rappresentato da una più razionale utilizzazione dei brevetti e in genere della proprietà intellettuale.
Questo obiettivo è stato ora affrontato in modo strategico e con ampia visuale dall’Ufficio Brevetti del Ministero per lo Sviluppo Economico (MSE) che può contribuire in modo significativo anche alla messa a punto del Centro Brevetti in fase di costituzione da parte della Commissione Europea.
In questo momento nel nostro Paese una specifica Commissione ha altresì in corso la revisione con opportune modifiche del Codice di proprietà intellettuale che dovrà prevedere tra l’altro nel suo contesto il trasferimento delle norme approvate dal Parlamento in occasione del recepimento della Direttiva Europea sui brevetti biotecnologici. Questo argomento è infatti di notevole spessore perché affronta un settore che ha attualmente un forte impatto per uno sviluppo produttivo. È per questo che le Nazioni più industrializzate ma anche quelle emergenti hanno ritenuto di porre biotecnologie e Scienze della Vita al primo posto nei loro programmi di sviluppo. In questo mio necessariamente breve articolo non mi soffermerò però ad approfondire i vari aspetti contenuti nell’articolato della legge con cui è stata recepita la Direttiva europea sui brevetti biotecnologici. Devo però far cenno alla complessità delle norme adottate che talora prevedono concetti di difficile univoca interpretazione, come ad esempio allorché si afferma che è consentita la registrazione dei brevetti che non contrastino con la dignità umana, l’ordine pubblico e il buon costume (art. 4, comma 1, lettera C).
Proprio per questo il Parlamento ha ritenuto indispensabile prevedere nel provvedimento legislativo uno specifico riferimento al Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio dei Ministri per situazioni scientifiche emergenti e di difficile interpretazione.
Ho fatto cenno all’inizio alla nuova strategia in essere da parte dell’Ufficio brevetti del MSE. In questa strategia particolare rilievo è stato riservato all’attività relativa alla proprietà intellettuale per ricerche biotecnologiche e quindi ai relativi brevetti, in cui è più immediato il rapporto tra ricerca e industria con una costante, fattiva e reciproca interazione.
Sensibilizzare industrie e ricercatori accademici per sviluppare brevetti per l’area biotecnologica è quindi un obbiettivo in grado di stimolare e realizzare concreti interventi di trasferimento all’industria, svolgendo un positivo ruolo di apri pista per soluzioni più avanzate. È con questi interventi che si potrà realizzare una svolta verso l’innovazione. Ed è per questo che un programma che riguarda la promozione del brevetto, l’identificazione delle difficoltà esistenti e quindi degli aspetti critici che ostacolano il loro sviluppo trovando soluzioni più idonee insieme a interventi formativi, rappresenta indubbiamente uno tra gli aspetti più incisivi per lo sviluppo economico del nostro Paese.
Il Centro Nazionale per le Risorse Biologiche (CNRB) ha elaborato un vasto programma di interventi, concordato con il MSE, che prevede un accurato rilevamento dei brevetti biotecnologici applicati alle più diverse attività produttive, dalla salute all’agroalimentare, all’ambiente, all’energia ecc., con una valutazione delle modalità del percorso che è stato seguito per cercare di superare eventuali difficoltà o ritardi, e quindi con un approfondimento delle metodologie da utilizzare per la valutazione finanziaria del brevetto e dei mezzi per sostenere il suo utilizzo da parte delle aziende. Vari uffici in Istituzioni pubbliche e private, in Centri di ricerca e Università sono funzionanti e dedicati al problema dei brevetti, ma il settore delle biotecnologie richiede interventi mirati e particolarmente approfonditi, giustificati dall’aver dovuto provvedere a norme legislative e a trattati specifici tra cui la necessità di istituire Autorità Internazionali di deposito per materiale biologico.
Dovranno pertanto essere elaborate linee guida per una corretta informazione sulla gestione dei brevetti biotecnologici, realizzando una rete a livello regionale e nazionale.
Di notevole rilievo è a questo proposito una attenta valutazione del rapporto tra i finanziamenti ottenuti per progetti di ricerca e risultati in termini brevettali, considerando non la sola registrazione numerica dei brevetti ma anche la loro ricaduta produttiva. Mentre infatti sinora è stato considerato il numero dei brevetti al fine di una valutazione della produttività scientifica per le Istituzioni di ricerca e per le Università, è ora indispensabile porre l’accento sulla qualità e quindi validità dei brevetti messi a punto.

Leonardo Santi

presidente del Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze della vita

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