Con le prerogative di trasparenza, immutabilità e sicurezza che la Blockchain garantisce con la notarizzazione dei dati nella sua rete, il ruolo di tale tecnologia non si esaurisce solamente nell’essere un buon facilitatore di quotidianità, perché la sua marcata matrice democratica restituisce al singolo individuo la forza e il valore di anello essenziale della catena sociale.
Con la tracciabilità (autentica e non solo di facciata) dei prodotti della filiera alimentare, si è visto come al consumatore finale venga resa la facoltà di scegliere consapevolmente un alimento piuttosto che un altro mentre, nel breve focus di oggi, dato per assodato il presupposto della centralità dell’uomo nella filosofia della Blockchain, comprenderemo perché, in virtù della disintermediazione, il cittadino potrà gestire in modo autonomo il consumo di energia, diventandone egli stesso micro produttore.
Con il Peer to Peer, realizzato grazie all’affidabilità del registro pubblico distribuito, e ad una buona infrastruttura di rete, l’annosa criticità energetica trova nuove soluzioni, sia in termini di risparmio in bolletta per i consumatori, che in termini di sostenibilità ambientale.
Scavallando l’intermediazione di una terza parte, posta a garanzia di un qualsiasi scambio di valore, i costi della transazione tra due attori, naturalmente si riducono e lo stesso avviene per lo scambio di energia. Il cittadino diviene in tal modo prosumer, vale a dire contemporaneamente consumatore e micro produttore di energia, in modo semplice ed efficace.
Infatti, anche con la sola rete domestica, si può divenire produttori di energia, vendendo o scambiando il surplus del proprio fabbisogno con altri privati, evitando sprechi e razionalizzando i consumi.
Tale interscambio, in condomini o in piccoli rioni, coadiuva così quei principi di economia circolare e un modello virtuoso da replicare non solo tra cittadini, ma anche tra cittadini e aziende e aziende e aziende.
L’abbattimento dei costi che il P2P genera, è conseguenza di diversi fattori che si intersecano tra loro, quali l’ottimizzazione dell’utilizzo energetico attraverso il monitoraggio e il controllo della quantità di erogazione e dei prezzi; la riduzione dei tempi di interscambio, grazie all’esecuzione automatica delle transazioni e, come detto, in virtù della disintermediazione.
Lo scambio e la vendita diretta di energia tra utenti, con tutte le garanzie offerte dalla Blockchain, non è solo un’ipotesi futuristica di una buona prassi di sostenibilità, ma una realtà già ampiamente studiata, sviluppata e realizzata in Italia fin dal 2013. Una task force del Ministero della Difesa, dietro proposta di uno dei massimi studiosi e pionieri di Blockchain in Italia, William Nonnis, ha svolto un lungo processo di studi e analisi del P2P energetico, applicato a diverse caserme del territorio italiano.
Gli esiti della lunga ricerca, hanno mostrato, appunto, una cospicua riduzione sia di spesa per i consumi, che di sprechi energetici.
Pertanto, un uso sistemico del P2P, qualora fosse regolamentato, così come proposto dal Parlamento Europeo, segnerebbe un momento evolutivo importante per la responsabilità e libertà del singolo, nonché per la comunità, in direzione di un risparmio energetico etico e sostenibile.