Mai dare per spacciato il Brasile nello sport: martedì, le verde-oro hanno battuto in rimonta l’Italia per 3 a 2 nei Mondiali di pallavolo, dopo essere andate sotto per 2 a 1. E mai dare per spacciato un brasiliano in politica: il presidente uscente Jair Messias Bolsonaro sembrava destinato alla sconfitta al primo turno ad opera del suo rivale Luiz Inacio da Silva, per tutti Lula; invece è sopravvissuto ed è approdato al ballottaggio. Lo stesso Lula è un redivivo: due mandati presidenziali alle spalle, ma pure una condanna per corruzione poi revocata dal Tribunale supremo federale, però dopo 18 mesi in prigione – giusto il tempo di impedirgli di affrontare Bolsonaro nel 2018 -.
Lula era favoritissimo al primo turno: è arrivato primo, ma non ha ancora vinto, perché è rimasto sotto il 50%, e deve ora affrontare un match a due. Bolsonaro partiva battuto: è arrivato sì dietro Lula, ma ha fatto meglio del previsto e, adesso, nella bella del 30 ottobre, ha chances di successo. Infatti, il distacco fra i due – cinque punti circa – non è tale da rendere una rimonta impossibile.
In parte perché il presidente di estrema destra ritrova il sostegno di sodali, con cui aveva litigato. E in parte perché, come spesso capita ovunque nel Mondo, a sinistra ci sono divisioni personali, che rendono problematica la confluenza dei voti sull’ex leader sindacale.
Lula ha ottenuto al primo turno il 48% dei voti validi e fa appello alle “forze democratiche” perché lo sostengano per battere Bolsonaro, che è al 43%. Bisogna pure fare i conti con gli oltre 32 milioni di brasiliani che al primo turno si sono astenuti (nonostante in Brasile il voto sia obbligatorio), oltre il 20% del totale, il dato più alto dal 1988. Un serbatoio di voti che può ribaltare ogni pronostico.
Bolsonaro, 67 anni, autoritario e omofobo, ex capitano dell’esercito, e Lula, 77 anni, inclusivo e attento ai diritti di genere, ex sindacalista, hanno due visioni della vita, della politica e della società fra di loro agli antipodi. Il presidente uscente, in carica dall’1 gennaio 2019, è soprannominato Tropical Trump, il Trump dell’altro emisfero.
Lula è un autodidatta del sindacato e della politica, presidente per due mandati dall’1 gennaio 2003 al 31 dicembre 2011, poi accusato, condannato e imprigionato per corruzione, ma liberato e quindi prosciolto: dalla parte dei poveri, in un Paese dove contrasti e contraddizioni sono esplosivi.