Chissà come mai, l’ambiente delle Istituzioni europee, dalla Commissione al Parlamento, ha una consolidata fama di luogo in cui la burocrazia, l’elaborazione di norme astruse da parte di personaggi metodici e meticolosi prevale.
Tonino Bettanini ha ripescato il suo personaggio di Brando Costa, importante personaggio inserito negli ingranaggi istituzionali e lo ha messo al centro di un complesso romanzo che ha per palcoscenico inaspettata proprio Bruxelles, dove quest’uomo dalla personalità sfaccettata si muove e scansa nemici e tagliagole.
E’ un libro giallo? Una spy story? Un romanzo con tocchi di autobiografia? “Bruxelles – La Pelouse des Anglais” di Tonino Bettanini (Il Canneto editore) è questo e molto d’altro ancora.
Per comprenderne l’anima e l’ispirazione, occorre partire dal multiforme ingegno dell’Autore che, esordendo nel mondo del lavoro in un’attività strettamente accademica, dal 1990 cambiò rotta, diventando uno dei più rinomati esperti di comunicazione e relazioni istituzionali, traendone esperienze che ha trasferito anche in pubblicazioni in materia. Della serie, teoria e pratica.
Tonino Bettanini ha avuto una presenza costante nella comunicazione di istituzioni della prima, seconda e terza Repubblica, da Palazzo Chigi a Palazzo Madama e a Via Arenula ((per i non addetti ai lavori, quest’ultimo è la sede del Guardasigilli) e ha lavorato presso la Commissione europea, col Commissario Franco Frattini.
E’ da quest’ultima esperienza che ha tratto ispirazione per il romanzo su Bruxelles: anche nella sua precedente opera, “”Contro tutte le paure” ha attinto, romanzandoli, da fatti di vita vissuta, affiancando realmente il ministro Martelli e il giudice Falcone in una straordinaria stagione, soffocata dall’esplosivo di Capaci. Insomma, è uno specialista di cocktail fra vero, verosimile e immaginato di sana pianta.
Stavolta, quella che, fino a qualche anno fa, era considerata una sede “noiosa”, da chi masticasse di politica, ossia i palazzi della Commissione e del Parlamento europeo, fra la capitale belga e Strasburgo, sono il palcoscenico di un intrigo internazionale che ruota intorno a Brando Costa, l’alter ego di Bettanini – che ritengo gli abbia trasmesso, divertendosi, molti suoi tic, vizi e qualche virtù – e i decisori europei, in primis il “protetto” di Brando, il vicepresidente della Commissione, nonché Commissario alla Giustizia, l’immigrazione e altre deleghe, Massimiliano Ruberti, che ha accettato questo salto nel buio, pur ricoprendo precedentemente il ruolo di Ministro degli Esteri in carica in quello che ritengo fosse un Governo Berlusconi.
Dopo le recenti intemperanze del figlio di un ex vicepresidente e Commissario quasi omonimo, (che c’è stato), protagonista di una vicenda finita sui giornali per il suo ruolo di capo di gabinetto del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, la convergenza di cognome dà un tocco intrigante.
Torniamo ora alla vicenda raccontata da Bettanini. Sarebbero, secondo le indicazioni temporali dell’Autore, gli anni degli attentati terroristici di Londra e di Madrid e all’epoca, ed anche un decennio prima, questo crocevia belga rappresentava una polveriera.
Ciò per il numero di odiatori dei crociati occidentali, trasformabili in un fiat in foreign fighters, che pare si concentrassero in un luogo ove è possibile mimetizzarsi, ossia il Comune ad alto tasso di abitanti di origine islamica, Molenbeek – Saint – Jean, definito da qualche politico di destra, “la Striscia di Gaza dell’Europa Occidentale”.
Qui, l’immaginifico Brando contribuisce, concertando con un giornalista arabo un’idea che, a livello politico di pacificazione e di incontro di civiltà, poteva essere efficace, a innescare un ‘caso’ potenzialmente ‘esplosivo’: l’alleanza fra la TV europea Euromedia (in realtà Euronews?) e la tv quatarina Sullam al Samà – che pare forgiata ad immagine e somiglianza di Al Jazeera -.
Il progetto, su cui il “nostro” trova il sostegno di Ruberti e l’interesse del Presidente della Commissione, provoca la nascita di uno cangiante schieramento di “buoni e cattivi”, di veri e falsi sostenitori, di donne fatali in differenti sensi, che in Brando suscitano vari gradi di attrazione.
C’è il morto, e poteva mancare? Viene trovato proprio alla Pelouse des Anglais (il prato in cui gli ufficiali inglesi si sfidarono in una storica partita di cricket alla vigilia della vittoria nella battaglia di Waterloo): è un intransigente antioccidentale che lavora per la Tv del Qatar, e il suo assassinio viene fatto passare per il regolamento di conti fra omosessuali, ovvero in un ambiente piuttosto torbido rispetto alla realtà islamica.
La lettrice, ormai iscritta al fan club di Brando, non può che esultare per questo provvido omicidio, visto che costui aveva cercato di impaurire il nostro eroe tamponandone l’auto in maniera spettacolare.
Naturalmente, tutto si scioglie, e non spoilero nulla, perché succede sempre così: i tasselli si ricompongono e principesse, agenti segrete, giornalisti, funzionali fidati e malfidati, seduttrici e congiurati rientrano nei loro ranghi.
Nel frattempo, però, chi si gode questo libro ha avuto anche l’occasione di fare una visita virtuale a Bruxelles e Strasburgo, seguendo Brando nei luoghi iconici delle città e accompagnandolo a bere e a mangiare le delizie irrinunciabili offerte da ristoranti, brasserie, vinerie, e persino a farsi massaggiare, in un ambiente di lusso, manco in Metaverso, egli stesso avesse vinto un concorso per un ruolo di altissimo rango presso la Commissione.
Hanno presentato il libro presso il Satyrus Bar, in Viale delle Belle Arti 131, sulla Scalea Bruno Zevi, oltre all’Autore, Pia Luisa Bianco, fondatrice e direttrice della rivista Longitude; Manuela Conte, portavoce della Commissione europea in Italia; Giampiero Gramaglia, giornalista.