Sempre più forti gli allarmi globali per il nostro pianeta. Non siamo apocalittici ma certamente siamo preoccupati. Già da tempo il progresso della civiltà, della tecnologia e del consumismo ci aveva messo in stato di attiva vigilanza. Il fumo delle locomotive a vapore e delle ciminiere è stato per qualcuno un diavolo. Anche la corrente elettrica ha subito avances di esorcizzazione e ancora oggi le frequenze di connessione del 5G suscitano dubbi. I movimenti ‘verdi’ hanno messo in discussione l’ecologia planetaria, i movimenti studenteschi e le lotte operaie hanno contestato le disuguaglianze, i pacifisti hanno criticato gli esperimenti atomici. In generale, benché estese, tutte queste contestazioni sono state marginali. Dico ‘marginali’ perché fino a ieri il sistema (capitalista, liberale o sovranista) è comunque riuscito ad imporre un suo modello industriale. Poche rivoluzioni epocali, finora. La borghesia (piccola, media, alta) è spinta verso l’opulenza, indifferente ai bisogni delle popolazioni realmente povere. La finanza e la tecnologia restano al servizio della società opulenta.
E’ da un tempo relativamente breve che, su pressione di alcune istituzioni culturali e di politici preveggenti, la coscienza dei pericoli globali ha conquistato un’attenzione più larga. Un riferimento molto importante è l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, sottoscritta nel 2015 dai Governi di 193 Paesi, che contiene 17 obiettivi da raggiungere come società globale per evitare un collasso generale (https://unric.org/it/agenda-2030/).
Difficile da attuare, soprattutto per mancanza di coerenza dei Governi. In modo conciso si può dire che le variabili endogene del pericolo stanno nelle disuguaglianze sociali, nella gestione delle risorse energetiche e nutritive, nell’inquinamento ambientale, nella deficiente gestione politica e amministrativa, nella carenza di manutenzione di strutture e impianti. Altri rischi per il pianeta Terra derivano da variabili esogene poco prevedibili: da non trascurare l’attività vulcanica, terremoti e maremoti, piogge meteoriche, radiazioni solari, tempeste magnetiche; vorrei aggiungere le tempeste climatiche, ma credo sia più opportuno classificarle tra le variabili endogene, così come i disastri tecnologici (tipo Chernobyl), le mutazioni genetiche e le epidemie virali.
Su questi argomenti l’Osservatorio Tuttimedia ha in progetto di svolgere un seminario di approfondimento dedicato al ruolo dei media sulle catastrofi locali e globali. Infatti abbiamo purtroppo assistito ad un uso non sempre corretto né veritiero dei media classici e dei social network in caso di emergenze, con una fioritura delle cosiddette bufale ad opera di incompetenti e truffatori che hanno divulgato notizie strumentali false o inesatte. Sarà un’occasione per confrontare esperienze, fare valutazioni etiche, impostare procedure adeguate di supporto.
Nonostante l’imperversare di guai planetari, siamo comunque produttori di tecnologie formidabili, da quelle digitali a quelle dei nuovi materiali, alla fisica quantistica, all’esplorazione spaziale: ottime iniziative, spesso sottovalutate. Prevalgono i comportamenti correnti mal educati: così la mancata igiene e prevenzione sanitaria sono, ad esempio, le cause reali di diffusione della pandemia in corso e dei suoi effetti letali. Onore agli ospedalieri in campo ma disonore per chi ha amministrato le sorti di una popolazione.
Adesso pensiamo positivo. Ecco ‘piccole’ ma importanti iniziative tecnologiche che, sotto lo stress di un’epidemia, offrono soluzioni intelligenti: la robotica e l’intelligenza artificiale in campo come strumenti della guerra odierna.
In Cina, e non solo, i robot stanno aiutando a eliminare germi e disinfettare gli ospedali con luce ultravioletta o con vapore di iperossido di idrogeno. I robot puliscono realmente gli spazi negli ospedali ma anche negli uffici, nei supermercati, nei negozi, negli alberghi, negli aeroporti e stazioni ferroviarie. Questa decontaminazione robotica su larga scala sostituisce e protegge il personale operativo, oltre che i degenti, i commercianti, i clienti, i passeggeri. Abbiamo visto i robot che all’ingresso di un ospedale, magari da campo, monitoravano sintomi di febbre, frequenza cardiaca, livelli di saturazione di ossigeno. I robot sono stati utilizzati anche per eseguire esami con ultrasuoni, auscultare i pazienti, prelevare tamponi orali. Il robot con una telecamera consente l’intervento di un medico da remoto protetto. L’esperienza lockdown di una città ha potuto sviluppare iniziative di consegne alimentari e medicinali con veicoli senza pilota o con carrelli che distribuivano prodotti così come avviene già nelle catene di montaggio delle fabbriche avanzate. L’automazione in fabbrica ha accelerato anche il lavoro di raccolta dati ricerca, analisi e sperimentazione delle aziende farmaceutiche. Robot e intelligenza artificiale al lavoro con gli uomini.
In tema di comunicazione digitale, forse più banali ma non meno creative, le videoconferenze multiple per seminari scientifici con specialisti dislocati a migliaia di chilometri di distanza. Più semplicemente videochiamate mirate o conversazioni temporizzate audio-video tra un degente o un ‘segregato’ e i parenti. Dall’uso abituale di una video chiamata sul nostro telefonino siamo passati allo smart learning per aiutare lo svolgimento di programmi scolastici. Insomma la collaborazione digitale tra uomo e macchina è diventata uno strumento indispensabile per combattere oggi un’epidemia e speriamo per supportare guai eventuali maggiori futuri. Molti processi di automazione possono ancora essere positivamente studiati, implementati, applicati e condivisi. Da segnalare, tra le altre, l’iniziativa dell’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale (AIxIA) che, con il supporto di Claire (Confederazione dei Laboratori per la Ricerca sull’Intelligenza Artificiale in Europa), sta raccogliendo le principali applicazioni e progetti sviluppati in Italia proprio per condividerli e renderli accessibili a potenziali sviluppatori e utilizzatori: i progetti già operativi potrebbero essere divulgati e dare supporto concreto a ospedali, medici, istituzioni e cittadini. La speciale task force dedicata al Covid-19 è guidata da Emanuela Girardi, un’esperta di intelligenza artificiale del Ministero dello Sviluppo Economico.
Anche l’Osservatorio Tuttimedia, sensibile a tutti gli argomenti di comunicazione sociale e tecnologica, non mancherà di approfondire gli argomenti utili per tutta la comunità.