Pandemia sanitaria: microeconomia all’estinzione, macrotech superpotenza. Senza citare nomi, questa è un iperbole provocatoria che mi serve per introdurre le pillole di oggi come ipotesi di fantascienza, non troppo lontane da un possibile futuro. La grande mutazione è in atto, magari non per tutti e non con velocità omogenea, ma certamente con una formidabile accelerazione tecnologica. Da qualche parte manca l’acqua ma altrove le connessioni 5G bruciano le tappe. C’è chi è reticente sulle mascherine e chi è pronto a partire per la Luna con lo scafandro spaziale. Nel frattempo sembra che il cervello umano e i geni del DNA subiscano le influenze di un ambiente diverso dal passato. Si adatteranno o impazziranno?
121 – CALCIO FANTASTICO
Se una delle Big Tech comprasse in esclusiva i diritti di trasmissione del grande calcio (Fifa World Cup o Uefa Euro) tutto il mondo potrebbe avere sul telefonino (o sul computer o sul televisore smart) lo spettacolo più social del momento; con possibilità di vedere e rivedere, più velocemente o più lentamente, discutere, condividere, rovistare negli archivi, approfondire notizie e commenti, dove e quando vuoi. Costo stellare, ma una Big Tech potrebbe investire proficuamente. Addio editori televisivi e audience generaliste. Pronte audience profilate, alle quali abbinare pubblicità mirata e raccolta di ricavi probabilmente gigante, con un indotto sul traffico web al quale probabilmente farebbero fatica a reggere le bande di telecomunicazione. Se il calcio tiene l’appeal corrente, l’ipotesi è in arrivo. Si preparano test sui Campionati nazionali.
122 – BIG TECH NAZIONI SOVRANE
I ricavi di ognuna delle grandi società tecnologiche superano largamente il PIL di una Nazione di medie dimensioni. Gli utili e il contenzioso fiscale cresce col fatturato. E se si comprassero una Nazione, magari collocata su un’isoletta dell’oceano? Non come sede fiscale o come complice di un governo di facciata, ma come base sovrana per fare economia in proprio. Indipendenza politica, un seggio all’ONU, ambasciatori commerciali e servizi in vari Paesi, satelliti di proprietà, un contingente equipaggiato per interventi e missioni (di cultura e di pace). Molta tecnologia, creatività e poca burocrazia, immigrazione controllata, sostenibilità autonoma, telematica planetaria. I governi delle Superpotenze e gli Antitrust del mondo si opporrebbero, ma se la liberalizzazione globale vincesse sugli Stati corporativi? Certo è che il mondo industriale oggi è più efficiente delle organizzazioni statali, la cui autorevolezza è in crisi (con o senza democrazia) e il cui potere si regge spesso su polizia e esercito.
123 – INFLUENCERS E POI?
Con tutto il rispetto che meritano alcuni, ci sono più followers di quacquaracquà sul web che consensi di voto ai politici. Al punto che un capo di governo chiede aiuto per le campagne sanitarie. E il servizio pubblico della Rai? E’ impegnato nel pluralismo e il risultato è che le critiche al Governo sono più evidenti dei supporti. E se gli opinionisti populisti prendessero campo per sostituire i politici? E’ già successo nel 1987 (con una pornostar), più recentemente con il movimento attivato da un comico. Si diceva che per formare l’opinione pubblica ci volessero conclamate doti di larga e profonda cultura, comprensione dei fenomeni, integrità, equilibrio, capacità di mediazione, senso di responsabilità, senso della comunità e dello stato, impegno contro le ingiustizie. Stando alle classifiche degli youtubers, la realtà è un po’ diversa. Sembra che i cittadini consumatori siano in preda a una specie di compulsiva sindrome di Stoccolma con i messaggi ‘social’ e che il mondo che sta dietro a internet, avviata l’alluvione, non sia più in grado di (né voglia) fermarla. Così il futuro sarà di ‘like’ e di fantascienza.